La finzione è finita, l’Italia va peggio della Grecia

Si chiama movimento indotto. E’ l’illusione che si ha, ad esempio, quando ci si trova su un treno fermo e a muoversi è quello sul binario accanto. Pur rimanendo immobili, si ha la percezione di essere in movimento. E’ ciò che è capitato all’Italia di Renzi.

Sul Paese è stata proiettata l’idea che ci si stesse muovendo a ritmo forsennato, salvo ritrovarsi, alla fine del viaggio, al punto di partenza. Dopo il fatale 4 dicembre, tutti i nodi sono arrivati al pettine.

Gli italiani hanno scoperto che le riforme, vere o presunte, non hanno cambiato un bel nulla. A ricordare a tutti la condizione dell’Italia, ci ha pensato l’Europa. Proprio l’Ue ha, infatti, ammonito il Governo a trovare 3,5 miliardi di euro. Una manovra correttiva necessaria ad aggiustare i conti pubblici. La presa di posizione di Bruxelles ci dà la misura di come, dopo 6 anni di democrazia commissariata, i problemi siano rimasti tutti sul tavolo.

Sul fronte del miglioramento del rapporto deficit/Pil, la situazione, non solo non è migliorata, ma si è addirittura incancrenita. Prova ne sia l’aumento del debito pubblico nel corso dell’ultimo lustro (ne avevamo parlato qui). La situazione non è migliorata neppure sul versante occupazionale. Se si eccettuano le trasformazioni, drogate dagli incentivi, dei rapporti a termine, in contratti a tempo indeterminato, la percentuale dei disoccupati è rimasta a due cifre.

La narrazione che ci voleva fuori dalla crisi, alla fine, si è schiantata contro il muro della realtà.

La nuda realtà evidenzia un’economia ferma, asfittica, stagnante. I dati diffusi della Commissione europea sono impietosi. Il prodotto interno lordo italiano, nel 2017, crescerà di un misero 0,9 %. Nel 2018, non supererà l’1,1. Se l’economia non cresce, aumenta il rapporto deficit/Pil destinato, nell’anno in corso, ad attestarsi al 133,3 %.

In altri termini, le previsioni relegano l’Italia all’ultimo posto in Europa.

Nel 2017 – 2018 , i Paesi dell’Ue cresceranno in media dell’1,6 e dell’ 1,8%. Numeri, quasi doppi, rispetto a quelli italiani.

Il raffronto diventa ancor più impietoso se si compara la crescita italiana con quella della Grecia e della Bulgaria. Nei due Paesi più squinternati d’Europa, nel 2017, il Pil crescerà rispettivamente del 2,7 e del 2,9%. Percentuali, tre volte superiori a quelle italiane.

Archiviate le favole, i numeri restituiscono, quindi, la fotografia di un Paese che, in questi anni, è rimasto a guardarsi i piedi seduto su una montagna di bugie.

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