La criminalità in Calabria e i delinquenti di Foggia

Se in un qualsiasi paesino dell’Aspromonte capita che un forestiero dimentichi il portafogli al bar, lo ritrova se torna due settimane dopo, e anche coperto di polvere. Fermi tutti, i soliti scemi del villaggio: io non sto negando che sull’Aspromonte ci sia la ndrangheta, ma proprio affermo il contrario: siccome c’è la ndrangheta, che è una faccenda terribilmente seria e manovra milioni, nessuno si sporca le mani a rubare i quattro soldi di un disgraziato di passaggio.

 Ora attenti qui. Qualche anno fa io vado a San Severo (provincia di Foggia) per un convegno che doveva svolgersi di domenica mattina. Arrivo sabato tardi, e mi sistemo in albergo. La mattina dopo chiedo come fare a raggiungere il luogo del convegno, e ricevo questa sconcertante risposta diciamo così ufficiosa: “Sono tot metri, però ci vada a piedi, che qui rubano le auto”.

 Precisazione: San Severo non è un villaggio sperduto tra i monti, ma un grosso centro di 50.000 abitanti e oltre; sede vescovile; punto di riferimento di una ricca area agricola; e il convegno si svolgeva in pieno giorno, e non in un casolare tra le forre, ma a pochi passi dalla cattedrale. Ebbene, era normale, per il mio albergatore, informarmi che mi avrebbero rubato la macchina.  Chi ruba le macchine non è un “mafioso”, è un delinquentello, ma sicurissimo dell’impunità. Evidente fu, infatti, il sottinteso: “Le ruberanno la macchina, e nessuno farà niente per impedirlo”.

 Sono trascorsi tre lustri, e la situazione è la stessa, in quella provincia. Nessuno ha fatto niente, né prefetti e questori né carabinieri né giudici, e da quelle parti non ci sono nemmeno gli antimafia segue cena.

 Prima di fare qualsiasi cosa concreta, e spero che Minniti la faccia subito, è urgente che tutti smettano questo atteggiamento omertoso: da quelle parti rubano le macchine; figuratevi il resto! E sono mariuoli, facili da sgominare. Così, la prossima volta che mi chiamano da San Severo, posso arrivarci e restarci più tranquillo.

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