Bersaglio Calabria: anche Renzi la mortifica

  • Written by Biagio La Rizza - Mirko Tassone
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Da “terra prediletta” a luogo che “non è visibilmente in Italia”. A seconda delle occasioni la Calabria viene posta su piani diversi, ovviamente in base alle circostanze in cui si pronunciano le affermazioni e alle convenienze di chi la nomina. Dopo la caduta di stile di Vittorio Sgarbi, tocca a Matteo Renzi pronunciarsi con toni non certo lusinghieri nei confronti della nostra regione additandola come esempio negativo. Il premier, trovandosi a Mestre a sostenere la campagna elettorale per le regionali di Alessandra Moretti, ha asserito che “se la Calabria funzionasse come il Veneto tutto sarebbe risolto”. Frase sibillina, lanciata di fronte ad un pubblico che queste “trovate” ha spesso dimostrato di apprezzarle. E Renzi, da buon rastrellatore di consensi, ha offerto agli ascoltatori quello che questi vogliono sentire. Peccato che l’ex sindaco di Firenze non abbia trovato il coraggio di pronunciarsi allo stesso modo la scorsa vigilia di Ferragosto a Reggio Calabria, quando al cospetto di furibondi disoccupati, precari e percettori di ammortizzatori sociali elargiva promesse su fondi che sarebbero arrivati e su un futuro meno carico di sofferenze. E i calabresi, per usare un termine a lui caro, sono “stati sereni” riponendo nella sua “coerenza” le speranze della crescita economica. E peccato che il suo “Jobs Act” non sia esattamente la stessa cosa del miracolo economico del secondo dopoguerra e che i dati sull’occupazione giovanile, soprattutto al Sud, facciano preoccupare e anche tanto. Certo, non bisogna nascondersi la verità, la Calabria non è una regione normale, non lo è per tante ragioni. Se lo fosse, non avrebbe la classe dirigente che si ritrova, non sarebbe incollata ai vertici di tutte le classifiche negative, non avrebbe le mafie, la disoccupazione, l’angoscia del presente e la paura del futuro. Ma la Calabria, purtroppo, non è l’eccezione. La Calabria è lo specchio di un Paese malato, marcio, in dissoluzione. La Calabria non è normale tanto quanto il resto della Nazione. Del resto, se l’Italia fosse normale, non solo la Calabria sarebbe come il Veneto, ma Renzi non farebbe il Presidente del consiglio perché non è stato eletto da nessuno; i parlamentari non sarebbero nominati, ma votati; la legge elettorale non sarebbe approvata a colpi di fiducia, ma frutto di un percorso condiviso tra le forze politiche; il parlamento non sarebbe un siparietto popolato da cortigiani più interessati alla poltrona che a cambiare le sorti del Paese. Da buon fiorentino, amante delle corti rinascimentali a tal punto da farne una tutta sua in versione 2.0, il Presidente del consiglio dovrebbe tenere ben a mente le parole di un frate, Girolamo Savonarola, che nella Firenze dei Medici ripeteva che il “bene e il male di una città provengono dai suoi capi”. Pertanto, preso atto che la Calabria non è una regione normale, Renzi, abbandoni i proclami, smetta di cinguettare e ci faccia vedere di cosa è capace. Se è bravo come pensa, tra cinque anni, alle prossime regionali potrà lanciare un bel twett per dire: “tutto è risolto, la Calabria funziona come il Veneto”.

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