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Serra, strutture ludico-sportive fra abbandono e inciviltà: le responsabilità di istituzioni e società

Ci sono luoghi che riassumono l’essenza dello stare insieme, soprattutto fra le giovani generazioni, centri di “aggregazione naturale” dove il gioco fa da collante fra le diverse componenti della collettività. In queste strutture dovrebbero incontrarsi ragazzi provenienti dalle più differenti fasce sociali che - scambiandosi informazioni, condividendo abitudini e confrontando gli stili di vita -  dovrebbero accrescere le rispettive conoscenze fortificando il senso di appartenenza alla propria comunità. Lo stato di questi punti d’incontro testimonia, invece, non solo il degrado “materiale” ma anche quello “sociale” imperante nella cittadina della Certosa in questo frangente temporale. Guardando le condizioni del campetto di calcetto posto nei pressi del Calvario (non molto migliori sono quelle del campetto di via Matteotti) e del parco giochi distante qualche decina di metri, si capisce che queste strutture versano nell’abbandono, in preda agli effetti degli agenti atmosferici e ai gesti intrisi di inciviltà di chi baratta qualche quarto d’ora di bivacco con la felicità dei coetanei. Porte di calcio distrutte, altalene private di catene e seggiolini, l’ossatura delle stesse “ferita” da colpi inferti dall’insensibilità. Evidentemente manca l’attenzione di chi ha la responsabilità di salvaguardare queste strutture e di ripristinarne lo stato originario al momento del danneggiamento. Ma almeno altrettanto grave è l’incapacità di capire che Serra è patrimonio di tutti: dei residenti, dei visitatori, di chi la ama ma è costretto a vivere lontano. Lo spirito costruttivo di chi vorrebbe invertire la tendenza spesso s’infrange contro la recidività di chi è vittima della propria mentalità primitiva, del proprio egoismo, dei propri istinti primordiali. Compito di chi ha a cuore questo paese dalla storia millenaria -  indipendentemente dal ruolo ricoperto nella società – è quello di fermare questa regressione. O si agisce o si è complici.

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