Caso Calenda, Ferro e Tallini replicano a Romeo

"La difesa d’ufficio che Sebi Romeo fa del presidente Oliverio rispetto al caso Calenda - quando avrebbe fatto meglio a lasciar cadere un velo pietoso sulla vicenda -  ci costringe a rimarcare ulteriormente la gravità delle esternazioni del ministro dello Sviluppo economico".

È quanto affermano i consiglieri regionali Wanda Ferro e Domenico Tallini (Gruppo misto), che proseguono: "Romeo ci accusa di stigmatizzare notizie infondate, quando le parole del ministro Calenda sono state chiare e inequivocabili, e riprese da tutti gli organi di informazione. Il tweet con cui il ministro Calenda ha dichiarato di essere stato 'impreciso' soltanto in serata, dopo che Oliverio gli ha ricordato la firma dell’accordo del 26 luglio scorso, non allevia la gravità del contenuto delle sue dichiarazioni. Altro che rettifica! Affermando soltanto di essere stato 'impreciso”, è come se il ministro avesse detto: “Ho sbagliato a dire che ci siamo visti una sola volta per sbaglio, perché quella volta non è stato per sbaglio, ma avevamo un regolare appuntamento!”. Ciò quando ci saremmo aspettati una interlocuzione costante, magari quotidiana, tra il presidente della Regione Calabria e il ministro dello Sviluppo economico, così come è avvenuto per la Campania! Era quello il senso del ragionamento di Calenda e non è stata certo l’imprecisione dell’espressione a cambiarne la sostanza. Non accettiamo certo da Romeo accuse di mistificazione -  il quale sa bene che nei confronti della minoranza non ha dato grande prova di credibilità - ed è evidente che le gravi dichiarazioni del ministro, riportate puntualmente dalla stampa, non potevano che procurarci allarme e preoccupazione. Non siamo tanto sprovveduti da non comprendere che la piccola chiosa con cui Calenda ha risposto ad Oliverio aveva l’obiettivo di non aggravare ulteriormente l’imbarazzo politico-istituzionale causato da un vero e proprio atto di denuncia delle gravi inefficienze dei governi meridionali, coinvolgendo senza smentita alcuna quello calabrese”.

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Domani conferenza stampa sulla Sanità in Calabria

I consiglieri regionali Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori, Fausto Orsormarso e Domenico Tallini terranno domani, martedì  14 aprile, una conferenza stampa sulla sanità e sulle azioni di governo regionale. L’incontro con gli organi d’informazione, al quale parteciperà Wanda Ferro, avrà luogo nella sede dei gruppi consiliari di Catanzaro, in via Paolo Orsi, alle ore 11.    

Tallini (Fi): "Verificare i requisiti di Calabrò"

Ho comunicato al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta se non ritengano  opportuno verificare se il dott. Carlo Pietro Calabrò, abbia o meno i requisiti per l’accesso al pensionamento obbligatorio, atteso che da oltre nove mesi continuerebbe ad esercitare funzioni e attività oltre il limite massimo consentito dalle leggi vigenti”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del gruppo misto Domenico Tallini che aggiunge: “Nel caso in cui dott. Carlo Pietro Calabrò abbia maturato i requisiti per l’accesso al pensionamento obbligatorio sin dal 1 luglio 2014, chiedo se non ritengano opportuno procedere alla revoca in autotutela delle deliberazioni e decreti che hanno determinato il mantenimento in servizio oltre il limite massimo previsto dalla legge, nonché di verificare la legittimità degli atti amministrativi emanati durante il periodo di mantenimento in servizio oltre il limite consentito, e più specificatamente gli atti scaturenti dal ruolo che illegittimamente avrebbe in tal caso esercitato il dott. Carlo Pietro Calabrò (convocazione Consigli regionali; costituzione gruppi consiliari). Ancora, di avviare contestualmente, nel più breve tempo possibile, l’espletamento di procedure comparative (adempimento indefettibile) per il conferimento dell’incarico di Segretario – Direttore Generale del Consiglio Regionale, anche al fine di assicurare la neutralità e imparzialità nell’attribuzione delle funzioni dirigenziali e di evitare che vengano a consolidarsi posizioni esposte al rischio corruttivo”. Aggiunge Domenico Tallini: “Con deliberazione dell’Ufficio di Presidenza n. 41 dell’11 giugno 2014 e successivo decreto del Presidente del Consiglio regionale n. 6 dell’11 giugno 2014 è stato nominato l’Avv. Carlo Pietro Calabrò quale Segretario - Direttore Generale del Consiglio Regionale fino al 31 dicembre 2014. Con decreto del Presidente del Consiglio regionale n. 17 del 30 dicembre 2014, l’incarico è stato prorogato fino al 31 Gennaio 2015, al fine di garantire la continuità amministrativa della struttura burocratica del Consiglio Regionale in attesa dell’insediamento dell’Assemblea Legislativa. Inoltre, con deliberazione n. 2 del 26 gennaio 2015 dell’Ufficio di Presidenza e decreto del Presidente del Consiglio regionale n. 1 del 26 gennaio 2015, l’avv. Carlo Pietro Calabrò è stato prorogato, ai sensi della L. R. 13 maggio 1996, n.8 e ss.mm.ii., fino al 28 febbraio e  con successiva deliberazione n. 10 del 24 febbraio 2015, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha ritenuto di prorogare ulteriormente l’incarico di Segretario- Direttore Generale fino al 30 aprile 2015 stabilendo, inoltre, che il precitato dirigente mantenga ad interim la dirigenza delle seguenti Aree Funzionali della struttura burocratica del Consiglio Regionale, nonché dei Settori/Servizi facenti parte delle stesse e non assegnate ad altra dirigenza. Alla data del 31.12.2011, il dott. Carlo Pietro Calabrò, cosi come risulta dal proprio curriculum vitae, avrebbe maturato i requisiti per essere soggetto al regime di pensionamento previgente, in quanto, in tale data, Egli avrebbe maturato quota 96 (età + anzianità di servizio), cosi come previsto dalla c.d. Legge Fornero e dalla circolare esplicativa n. 2/2015 del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Il dott. Carlo Pietro Calabrò, pertanto, al compimento del 65 anno di età (1 luglio 2014), per effetto della norma sopra richiamata, avrebbe dovuto essere collocato in quiescenza obbligatoria, con risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro da parte dell’Amministrazione Regionale”.

Il declino del centrodestra e l'ascesa dei cacicchi

In principio c’erano il Polo (poi divenuto Casa) delle Libertà e il Polo del Buon Governo. Un grande  tetto comune dove, con qualche incidente di percorso, tutti andavano d’accordo. Una convivenza che portò al matrimonio e alla nascita del Pdl. Ma, come in tutte le famiglie, arrivarono i problemi e, alla fine, anche il divorzio. Di case non se ne parlò più, se non per associarle a Scajola o alle cosiddette “Olgettine” o per additare quella di Montecarlo. Da allora solo liti, sconfitte, gente che sbatte la porta, che fa di testa sua perché “se no che fai, mi cacci?”. L’ex alleato Udc è in via d’estinzione, Forza Italia tocca il minimo storico, la destra vera e propria, incarnata da FdI-An, stenta a raggiungere il 4%, come Ncd che di nuovo e di centrodestra ha davvero poco. La Lega, invece, dopo essere caduta negli errori che prima addossava a “Roma ladrona”, adesso ritorna in auge. Di quel 46,8% (37,4% Pdl, 8,3% Lega Nord e 1,1% Movimento Autonomie per il Sud) del 2008 restano le briciole. Di fatto, la coalizione non esiste più, vittima di antiche contraddizioni e nuove aspirazioni. Berlusconi, con o senza “agibilità politica”, non è più il leader di un tempo e dell’erede non ci sono ancora tracce. 

E se Roma piange, Catanzaro non ride. In Consiglio regionale non è presente FdI, l’Ncd gentiliano, dopo aver affossato Scopelliti, strizza l’occhio ad Oliverio. Forza Italia è un capitolo a parte. Flagellata da lotte intestine e dubbiosa circa la guida insicura della Santelli, la compagine dell’ex Cavaliere non riesce a trovare una posizione unitaria a palazzo Campanella, dove l’opposizione del trio Nicolò-Salerno-Morrone ha caratteristiche assai diverse rispetto a quella del duo Tallini-Orsomarso. Divisi su tutte le scelte, da quella del capogruppo a quella sul vicepresidente del consiglio (poi scippato da Ncd). Addirittura fra Morrone e Tallini siamo alle carte bollate. E la Ferro bussa alla porta del Tar per entrare a palazzo Campanella. Forza Italia di partito ha conservato solo il nome, mentre gli azzurri della Cdl ragionano spesso per conto loro. Non c’è nessun collante, nessuna prospettiva, nessun obiettivo comune. Quella che è stata l’originaria Casa della libertà sembra essere diventata una casa d’appuntamento. Gente che va, gente che viene. Tramontato Scopelliti ed in assenza di un leader riconosciuto, anche i gregari si sono elevati al rango di feroci cacicchi più propensi a battersi tra di loro che a fare la guerra agli avversari. Parlamentari, Consiglieri regionali e dirigenti, ogni giorno che passa, assomigliano sempre più ai rinascimentali generali di ventura, pronti a schierare le loro truppe, non già per servire un regno o un sovrano, ma solo per ottenere il “soldo” con il quale campare. Certo al servizio dei generali di ventura c’erano, il più delle volte, soldati generosi e valorosi. Al seguito dei piccoli ed effimeri ras di quel che fu il centrodestra c’é, invece, un esercito di clientes e postulanti, specializzati nel soccorso al vincitore.

A Vibo, poi, ci sono le amministrative e di coalizione di centrodestra non se ne parla proprio. Per evitare di fare la fine dell’Armata Brancaleone ci si avvicina a Costa, ma al momento non si tratta di niente di definitivo. A Serra l’amministrazione comunale è in panne e domani, quando sarà ufficializzato il rimpasto, con ogni probabilità, i berluscones dovranno fare i conti con il mal di pancia di Carmine Franzè, estromesso dalla giunta per aver abiurato la fede salerniana.

Problemi a tutti i livelli. E pensare che quelli divisi e senza leadership prima stavano dall’altra parte. 

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