Filogaso e il ritrovamento di un "dolium" di epoca romana

La mattina del giorno 9 gennaio del 1950 fu rinvenuto da due contadini, Azzariti Domenico di Francesco  e di Buttafuoco Felicia, nato a Filogaso il 22/02/1932, e Virdo Gaetano di Filippo e di Lopreiato Rosaria, nato a S.Onofrio il 07/07/1916  un vaso di terracotta in un terreno di proprietà di Lorenzo Murmura, fu Antonio e di Molè Maria, nato a Vibo Valentia il 30/07/1897, ex podestà di Filogaso e padre del senatore Antonino, in località “S. Maria” e precisamente nel fondo denominato San Vito del comune di Filogaso.

Sono gli stessi contadini a dichiararlo al comandante della Stazione dei carabinieri di S.Onofrio, Rosario Gulino, avvisato del ritrovamento.

"Stavamo arando il suddetto terreno - dichiarano - quando uno dei buoi sprofondò con un piede nel terreno. Per accertarci di quanto accaduto, scavammo  intorno al piede del bue e rinvenimmo un  vaso a forma irregolare, un  “ovulo”; di capienza di 200 lt circa".

Il vaso fu trasportato prima a Filogaso e poi a Vibo Valentia dagli stessi contadini.

La scoperta, secondo l’archeologo Fabrizio Felici, incaricato di redigere uno studio archeologico sulla Trasversale delle Serre,  una strada della cui realizzazione si parla da circa cinquant'anni e sulla quale hanno speculato per anni decine di politici per farsi la campagna elettorale, riveste un grande interesse storico- archeologico, sia per l’importanza del vaso, probabilmente un “dolium”, vaso utilizzato dai romani per il trasporto di viveri, sia perché avvalora l’ipotesi di chi sostiene che l’area intorno a Filogaso, ed in particolare Belforte, che fu casale di Filogaso nel 1500-1600, sia un sito archeologico molto importante da studiare e che il suo vasto territorio fosse attraversato dalla famosa Via Popilia, la via consolare che si diramava dalla via Appia poco dopo Capua e la congiungeva a Reggio.

Belforte probabilmente era una delle “stationes” romane ricordate nell’Itinerarium provinciarum Antonini Augusti.

Sia, infine, perché la scoperta del vaso insieme a quella delle monete antiche romane esposte al museo di Reggio Calabria dell’8 marzo del 1940, conferma ed avvalora le origini antiche del paese ed il ruolo economico e culturale che ha avuto nel circondario durante il 1500 ed il 1600, aspetti ampiamente trattati nel libro “La grande storia di un piccolo paese.”

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.