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Ricorsi, Mangialavori resta consigliere regionale

“La Corte d’appello di Catanzaro ha riconosciuto la piena legittimità della mia elezione alla carica di consigliere regionale. Respinto, infatti, il ricorso presentato da Claudio Parente primo dei non eletti della Casa delle libertà. Un risultato che conferma la correttezza politica, istituzionale e giuridica della mia posizione”. Giuseppe Mangialavori può gioire per la sua conferma a palazzo Campanella, le ombre sulla sua permanenza sono svanite. E l’esponente azzurro guarda al futuro,  alle attività che lo attendono senza però dimenticare il lavoro degli ultimi 3 mesi. “Oltre alla mia incondizionata fiducia nell’operato della magistratura – sostiene il politico vibonese - sono sempre stato sereno per un esito che premia la coerenza e la lealtà verso la legge e nei confronti del ruolo istituzionale ricoperto. A conferma di ciò i vari interventi politici e le numerose iniziative istituzionali già intraprese nella mia funzione di componente dell’assise regionale. Un plauso alla professionalità dell’avvocato Stefano Luciano del Foro di Vibo Valentia per l’ineccepibile difesa giudiziaria esercitata con rigore e acume. La mia azione tesa a contribuire alla crescita della Calabria – aggiunge - continuerà senza sosta e con la passione di sempre. E ciò nella consapevolezza che il rispetto della volontà popolare, in democrazia, è un dato inderogabile, al pari di quello della sua dignità, da difendere con l’onestà, l’intensità e la costanza dell’impegno”. Come si ricorderà, Parente aveva proposto un ricorso basandolo sul fatto che il concorrente (che aveva abbondantemente superato le 7 mila preferenze), ritenuto ineleggibile poiché direttore sanitario della “Salus Mangialavori”, avrebbe riportato il 94% delle preferenze proprio nel territorio dell’Asp vibonese. Stesso esito per il ricorso di Sergio Costanzo contro Flora Sculco: la crotonese rimane in consiglio regionale poiché il suo ruolo all’interno della struttura di Franco Pugliano è stato ritenuto alla stregua di una collaborazione esterna e, dunque, la Sculco non è stata considerata lavoratrice dipendente della stessa assise regionale.

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