Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Serra. Stagione estiva in chiaroscuro: antichi vizi e virtù da coltivare

Breve, troppo breve, il periodo intercorso dall'insediamento della nuova Amministrazione Comunale di Serra San Bruno per pretendere di più, in qualità e quantità, dal cartellone di eventi estivi. Accolte con buon senso le legittime giustificazioni dettate dalla necessità di fare i conti con le esangui casse municipali, tuttavia, è opportuno tracciare una netta linea di demarcazione tra ciò che merita di essere posto nel giusto risalto e quel che, invece, deve diventare oggetto di seria riflessione per disegnare un solco in discesa per le sorti della cittadina bruniana. L'entusiasmo che porta in dotazione il sindaco Luigi Tassone è la mattonella da cui partire per prendere la rincorsa: il sincero desiderio di spendersi per una crescita stabile e produttiva traspare in modo visibile, al pari della rapida presa di coscienza del ruolo che ha assunto nel giugno scorso. L'abito c'è e, sebbene non risulti ancora essere tagliato su misura, tutto lascia supporre che, progressivamente, il Primo Cittadino, saprà indossarlo con sempre maggiore consapevolezza. Perché questo percorso sia liberato da "bucce di banana" è fondamentale, però, che sia lui, anche in maniera plasticamente visibile, ad ergersi a guida dell'intera comunità. Un capo che, coinvolgendo in modo attivo tutte le categorie e tutti i cittadini, indichi la via imposta da una visione strategica. E' questa la vera prova del fuoco: tratteggiare, fin nel minimo dettaglio, il futuro prossimo di Serra San Bruno che non può prescindere da un approccio radicalmente differente all'inesauribile risorsa del turismo. Affinché l'obiettivo sia perseguito con lucidità, è indispensabile programmare con lungimiranza avendo come orizzonte il lungo periodo: l'improvvisazione non paga e la sinergia tra pubblico e privato è l'unico grimaldello in grado di scardinare antichi retaggi comportamentali che pesano come macigni sul groppone delle ambizioni. Già in una recente occasione, questo giornale aveva auspicato che i risultati (troppo tardivi) raggiunti nei lavori per il completamento della Trasversale delle Serre meritano di essere considerati l'elastico trampolino di lancio verso lo sviluppo e non un traguardo sotto il quale sgomitare stappando bottiglie di champagne. Troppe le occasioni perse per lasciarsi andare ad una prosopopea sterile che farebbe perdere di vista, ancora una volta, gli obiettivi da conquistare a suon di idee concretamente perseguibili. Valga, per tutti, l'esempio rappresentato dalla decisione, intelligente, di fare ingresso nel circuito "Bandiera arancione". Corre l'obbligo, già solo per questa ragione, di riempire di contenuti la strada intrapresa che è puntellata dall'abbraccio di una cultura fondata su due motori: la tutela dell'ambiente e la "cura", professionale ed avvolgente, delle esigenze manifestate dai turisti. Entrambi appartenenti, potenzialmente, al profilo genetico di Serra San Bruno, non sono stati, tuttavia, ancora sfruttati a pieno regime: tutt'altro. Per rendere strutturale in maniera continuativa la vocazione naturale del "gioiello delle Serre" è imprescindibile l'abilità della squadra di governo. Soltanto una proficua sinergia tra pubblico e privato, infatti, può togliere dalle secche della ricerca spasmodica dell'interesse "particulare", rinchiudendosi ottusamente alla prospettiva del tenace inseguimento del benessere collettivo. Basti pensare alla contraddizione, enorme, costituita dalla fiera resistenza opposta da qualche commerciante alla chiusura al traffico per l'intera giornata del Corso Umberto I durante le affollate settimane del mese di agosto. Anche a questo proposito è apprezzabile il desiderio, coltivato da Tassone, di alzare l'asticella trasformando per qualche ora in più rispetto al passato l'arteria stradale nel cuore del centro storico in isola pedonale di cui possano beneficiare tutti: cittadini, turisti e gli stessi commercianti. Nonostante gli sforzi, resta da capire come possano conciliarsi l'esigenza di salvaguardare il delicatissimo patrimonio storico-artistico-architettonico e naturale, con l'invasione di lamiere e gas di scarico inquinanti in tutti i pertugi delle vie storiche di Serra. Ordine e decoro urbano che passano, tra l'altro, dall'urgente soluzione della drammatica emergenza legata al randagismo. Nel caso le difficoltà siano connesse a motivazioni di carattere economico-finanziario, è opportuno che, a strettissimo giro di posta, l'Amministrazione si sieda attorno ad un tavolo con le varie associazioni che sul territorio difendono i diritti degli animali senza alzarsi prima di aver individuato un percorso condiviso che spazzi via gli alibi e prevenga atti di indegna bestialità come l'avvelenamento con polpette disseminate per strada. Un oltraggio alla civiltà ed alla storia della cittadina della Certosa perpetrato là, in mezzo al dedalo brulicante di fascino struggente di quell'incantevole labirinto di vicoli che trasuda cultura popolare e tradizioni senza tempo. Un tributo perpetuo alla Bellezza davanti al quale inchinarsi con sacro rispetto attribuendogli valore, anche economico, con una radicale operazione di recupero che permetta di sfruttarlo, in forma intensiva, sul piano turistico. Il numero di posti letto complessivamente disponibili per i visitatori è talmente esiguo, del resto, da stroncare sul nascere qualsiasi velleità. In quest'ottica, il naufragio del progetto "Paese albergo" si erge come un precedente da non ripetere, una grottesca manifestazione di impreparazione ed incapacità inscenata dagli amministratori precedenti. Avendo come punto di riferimento gli errori del passato, l'Esecutivo comunale, anche in questo caso fungendo da traino dell'iniziativa privata, deve osare con intraprendenza individuando i canali di finanziamento utili ai fini del reperimento delle risorse da utilizzare per riempire di strutture ricettive il centro storico. E' inammissibile continuare a vantarsi della magnificenza delle Certosa, di Santa Maria e delle chiese senza avere un guizzo d'ingegno che, facendo affidamento sulle leve del marketing e della comunicazione, metta a reddito il filone del turismo religioso. Servono competenze adeguate all'impresa ed un orientamento pragmaticamente votato alla sfida ad una concorrenza che, in Italia ed all'estero, è in perenne fermento. La fotografia dell'esistente, opaca, funga da base di partenza perché ancora tanti sono i passi da compiere prima di salire sul treno che può accompagnare Serra San Bruno all'agognata stazione del futuro. Essere coscienti degli enormi limiti attuali è il primo banco di prova: la mentalità dell'accoglienza e dell'ospitalità, se tradotta in sistema, premierà coloro che se ne faranno carico esibendola con stile, costringendo al miglioramento dell'offerta quegli esercizi commerciali in cui ancora, a titolo esemplificativo, non è possibile effettuare un acquisto con carta di credito perché sprovvisti di POS. Lascia di stucco, in particolare, che fra questi figurino anche quelli che si propongono come approdo naturale delle visite turistiche.  Spalancare, con cortesia e disponibilità, le porte agli ospiti predisponendo l'animo ed i comportamenti all'idea che essi siano "La" risorsa è un'esperienza da vivere in modo totalizzante: la precondizione imprescindibile per offrire, ogni giorno dell'anno, un'immagine di cui andare orgogliosi e da "vendere" sul mercato. E sia chiaro fin d'ora: lasciarsi spingere dall'indolenza nella palude della rassegnazione bloccherebbe sul nascere qualsiasi tentativo di dare colore ad un domani che può avere, nonostante tutto, contorni rosei. 

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.