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Halloween, la zucca di Serra San Bruno e la leggenda di Jack-O-Lantern

Da qualche tempo, impazza sul web la leggenda che vuole la festa di Hallowen, nata in Calabria, a Serra San Bruno.  

Si tratta di una credenza sviluppatasi attorno all'ipotesi avanzata dagli antropologi Luigi Lombardi Satriani e Mariano Meligrana, nel volume "Il ponte di San Giacomo". In un capitolo del libro, in cui vengono presi in esame i luoghi del mondo contadino dove si rifugia e si affronta la morte, viene formulata la suggestiva tesi che la popolare festa degli orrori statunitense non sia altro che la contaminazione di una tradizione popolare nata a Serra San Bruno.

In effetti, in occasione della ricorrenza dei morti, i bambini del paese della Certosa svuotano e "scolpiscono" le zucche per farle assomigliare ad un teschio, o meglio al "coccalu di muortu". Una volta finita l'opera d'intaglio, introducono all'interno della zucca una candela o un lumino.  Infine, iniziano il "pellegrinaggio"  per  le vie del paese per chiedere un'offerta in denaro, attraverso la classica formula: "Mi lu pagati lu coccalu?" (Mi pagate il teschio?). 

Per gli estensori del "Ponte di San Giacomo", l’usanza di svuotare la zucca per ricavarne i tratti di un teschio sarebbe stata portata negli Stati Uniti dagli emigrati serresi. Halloween, sarebbe, quindi, una “festa di ritorno”, una tradizione rielaborata e rientrata in Italia con nuovi stilemi. I bambini serresi che fanno il giro del paese con la zucca chiedendo un’offerta sarebbero, quindi, la versione più antica e popolare di quelli che che recitano la formula: “dolcetto o scherzetto”. 

L'ipotesi, per quanto suggestiva, stride con l'origine celtica di Halloween. Fra il 31 ottobre e l'1 novembre,  i celti festeggiavano, infatti, il loro Capodanno recandosi nei cimiteri e trascorrendovi la notte fra canti e libagioni nella convinzione  che, in quelle ore, i morti ritornassero sulla terra entrando in comunione con loro.

La tradizione della zucca  diffusa nel mondo anglosassone rimanda, invece, alla figura di Jack-O-Lantern, altrimenti detto Stingy (“avaro”). Secondo una leggenda diffusa in Irlanda, Jack era un astuto ed avaro fabbro dedito ai piaceri di Bacco che riuscì ad ingannare il diavolo. 

Una sera, infatti, incontrò il demonio cui promise l'anima in cambio di una bevuta. Dopo avergli chiesto di trasformarsi in una moneta per consentigli di comprare da bere, lo mise in un borsello accando ad una croce d'argento per impedirgli di recuperare le sue sembianze. Costretto ad addivenire ad un compromesso, il diavolo promise a Jack una tregua di dieci anni. 

Allo scadere dei due lustri, quando si ripresentò per riscuotere l'anima del vecchio fabbro, questi gli chiese di salire su un melo per raccogliere un frutto. Il diavolo lo fece ma, prima che riuscisse a ridiscendere dall’albero, Jack incise una croce sul tronco e lo imprigionò fra i rami. Fu così che il diavolo fu costretto a rinunciare all'anima di Jack pur di riottenere la libertà. 

Quando morì, a causa dei peccati compiuti, al fabbro venne precluso l'ingresso in Paradiso. Costretto a chiedere asilo all'Inferno, si vide tirare dietro un tizzone ardente dal diavolo che non poteva accoglierno tra i dannati a causa del loro vecchio accordo. Disperato, Jack raccolse il tizzone e lo mise dentro una zucca per illuminare il buio che aveva intorno. Da allora, la sua anima vaga senza tregua, alla ricerca di un luogo in cui poter riposare. Secondo la tradizione, nel giorno di Halloween, Jack ritorna sulla terra alla ricerca di un riparo. Pertanto, al fine d'indicare a Jack, che quella non è la sua casa, in molti paesi si usa appendere fuori dalla porta una zucca trasformata in lanterna. 

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