La mafia e la prima denuncia di Giacomo De Martino

Era il 1 dicembre 1899 quando il deputato Giacomo De Martino, futuro governatore della Somalia, Eritrea e Cirenaica, pronunciò per la prima volta alla Camera un discorso su: " Camorra e mafia alta e basso", pubblicato poi lo stesso anno a Napoli nella Regia stamperia Giannini.

"Il fine che mi sono prefisso - egli affermò - è quello di mettere a nudo una piaga che logora le sorgenti della vita libera della Nazione" , evidenziando che i popoli del Mezzogiorno "vogliono che la piaga sia sanata, la mala erba divelta, che impedisce la messe di crescere alta e rigogliosa".

Lo fece benissimo, ponendo in risalto gerarchie e consuetudini di mafia e camorra.

Erano trascorsi ben nove anni dall'edizione del primo saggio " La Mafia", compilato da A. Vizzini ed edito a Roma, a cui seguirono altri negli anni seguenti, riguardanti in particolare la Sicilia, come " La maffia nei suoi fattori e nelle sue manifestazioni: studio sulle classi pericolose della Sicilia" di Giuseppe Alongi ( Roma, 1886); " L' isola del sole" di Luigi Capuana, uno dei teorici più grandi del verismo ( Catania, 1896) e "L' assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia" di Paolo Valera illustrato dal pittore G. Grotta ( Firenze, 1899).

Il fenomeno destò subito l'attenzione di studiosi e criminologi da Antonino Cutrera: " La Mafia e i mafiosi : origini e manifestazioni ; studio di sociologia criminale" a " Nel Regno della mafia : dai Borboni ai Sabaudi" di Nicola Colajanni.

Nel proemio della sua opera scriveva il Cutrera: 

"Quando un organismo sociale è ammalato, non sempre è a coscienza del male che lo affligge, o ritiene il male inferiore alla realtà, o lo ignora affatto, e  questo stato di inconsapevolezza dura finché non si verifica un aggravavamento tale da rendere il male troppo evidente . Ma esso allora è forse insanabile, e il percolo non si può più scongiurare" e subito aggiungeva : " Questo vizio ha ritardato lo sviluppo sociale , ha compromesso il  suo incivilimento.  Il male non è di formazione recente ....lo si sapeva da molto tempo, si sapeva anche che era molto serio e  che occorrevano urgenti rimedi...".

Di fronte a tanti efferati delitti l'Italia si è commossa, i giornali hanno gridato, le Camere ne hanno discusso. Ne son prova gli articoli roventi apparsi sulle gazzette e sulle riviste, le discussioni appassionate e vivaci, ma a parere del Cutrera i provvedimenti insufficienti e frettolosi non riuscivano a sradicare un male così radicale e pericoloso.

È trascorso da allora più di un secolo. Si è fatta molta strada e tanta ancora c'è da farne. 

Il raduno di tanti giovani ( e non solo ) a Locri  lo hanno fortemente attestato, dando volto e voce a quella Calabria "diversa", spesso dimenticata, e che sempre auspica un futuro migliore, anche della sua classe dirigente nel governo regionale.

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