Il soggiorno in Calabria di Francesco Saverio de Sanctis

Si celebra quest'anno, il 27 marzo, il II centenario della nascita di Francesco Saverio De Sanctis, il grande letterato, patriota  e ministro della pubblica istruzione, al quale - come è noto - è dovuta la più radicale riforma della scuola.

È piacevole , oltre che doveroso , ricordare che egli trascorse  oltre un anno in Calabria dopo che gli fu sottratto l' insegnamento alla Nunzianella di Napoli nel novembre del 1848, perché nel mese di maggio si era schierato insieme con i suoi studenti ai moti promossi dall' Associazione "Unità d' Italia" diretta da Luigi Settembrini. 

Fu allora invitato dal patriota  cosentino Francesco Guzolini, barone di Cervicati, per fare da precettore del figlio Angelo.

Il viaggio via mare non fu facile, ma di certo meno avventuroso di quello via terra tra i lunghi e incerti sentieri dell'Appenino meridionale e la dissestata via Popilia, dove si sprigionava " l'anarchia la selvaggia del brigante". 

Approdato sulla costa tirrenica raggiunse Cosenza dove dimorò sino al dicembre 1849.

Fu subito colpito dallo spettacolo della confluenza del Crati e il Busento, di cui subito avvertì " il mormorio cheto dei due fiumi", " le colline dolci e verdeggianti", e " gli aridi monti su cui si vanno a posare le nubi ".

La famiglia che l' ospitava era gentile e accogliente, ma a lui mancavano i libri e si rattristava per questo col trascorre dei giorni. La città di Telesio perciò cominciò a non soddisfarlo . 

Il  clima gli diviene uggioso e pesante, ma il suo istinto creativo non si ferma: egli scrive e riscrive, in " un angolo della bassezza e della barbarie" , e durante l' estate in campagna e presso il mare nelle dimore del barone ospitante. 

Non immaginava tuttavia che presto sarebbe stato arrestato. 

Era la mattina del 3 dicembre quando il Palazzo Guzzolini, sito nel centro storico presso l'Arco del Vaccaro e la chiesa di S. Francesco d'Assisi, fu circondato da gendarmi e il De Santis venne arrestato per poi essere il 19 dello stesso mese portato a Paola per essere imbarcato verso Napoli, dove venne rinchiuso in Castel dell'Ovo con l'accusa di essere affiliato al movimento mazziniano.

Dentro le sbarre cominciò a ripensare all'esperienza cosentina con più serenità, guardando al futuro e indicando la  Calabria come "una terra di grandi promesse".

C'è da augurarsi che a due secoli di distanza tale futuro giunga a compiersi.

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