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Caligiuri: “Ciber intelligence, tra libertà e sicurezza”

Professor Caligiuri, Lei è autore del libro Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza pubblicato per i tipi di Donzelli: cos’è la cyber intelligence?


È il tema del presente e lo sarà ancora di più nel futuro. Unisce due logiche diverse: quella umana legata all’intelligence è quella cyber dettata dalle tecnologie. Peraltro, i due ambiti si stanno reciprocamente ibridando sempre di più: le macchine diventano sempre più intelligenti e gli uomini assumono sempre maggiori quantità di tecnologia. In uno scenario in cui emerge la figura del “simbionte”, cioè della simbiosi tra uomo e macchina, l’utilizzo delle informazioni è la chiave di volta per la comprensione della realtà.

Quali rischi comporta la massiccia diffusione delle reti informatiche?


Oggi più della metà della popolazione mondiale è collegata ad internet. Nel 2020 ci saranno sulla terra 30 miliardi di dispositivi, praticamente quattro volte il numero degli abitanti del pianeta. Questo indurrà gli Stati ad elaborare due distinte politiche: una per i cittadini fisici e l’altra per i cittadini virtuali, destinati a superare i primi. L’economia mondiale dipende in misura rilevantissima da internet e lo sarà in modo quasi esclusivo tra poco. Tutto questo “continente invisibile” che produce più effetti del mondo cosiddetto “reale” determina di fatto la sorveglianza continua e la scomparsa della privacy. “Google ci conosce meglio di nostra madre” è stato opportunamente detto. E non comprendiamo che siamo spesso noi stessi a contribuire a violare la nostra stessa riservatezza, soprattutto granite quelle straordinarie “armi di distrazione di massa” rappresentare dai Social.

Il web è ormai divenuto terreno di scontro, dove agiscono criminalità organizzata e terrorismo: quali misure si possono adottare per garantire la sicurezza?


Le guerre contemporanee si stanno combattendo più che sul piano militare anche sul terreno economico e culturale attraverso l’informazione. Il campo di battaglia è appunto la Rete. Eckart Wertherback, capo dello spionaggio tedesco, alla fine degli anni Novanta era stato chiaro: “Il XXI secolo sarà contraddistinto da una lotta senza quartiere tra Stati legali e poteri criminali”. Il peso della criminalità a livello mondiale è crescente ed è in grado di condizionare processi democratici ed economici. È la più terribile forma di terrorismo che abbiamo difronte anche perché, a livello globale per la carenza di regole, diventa spesso indistinguibile la categoria “legale” da quella “illegale”, sopratutto a causa della “zona grigia” in continua espansione. Naturalmente, le mafie occupano e utilizzano la Rete, spesso in anticipo. L’uso che fanno dei Bit coin, delle comunicazioni criptate e del deep web dimostrano questa tendenza. Inoltre assoldano e dispongono di stracker ed esperti al massimo livello.

A Suo avviso, come evolverà Internet?


Secondo me si evolverà in tre direzioni. Ci sarà una sempre maggiore integrazione dei mezzi, che saranno di formato sempre più piccolo. Poi, si verificherà una reciproca ibridazione tra uomo e macchina: gli uomini assumeranno all’interno del loro corpo pezzi di tecnologie e le macchine diventeranno sempre più intelligenti. Infine, l’intelligenza artificiale è diventata ormai natura e determinerà sempre di più la vita sulla terra. Tutto questo porrà problemi giganteschi che le organizzazioni politiche non sono in grado di gestire, ne tanto meno di prevedere. Dobbiamo abituarci a convivere al bordo del caos dove tutto è fuori controllo e tutte le strade sono possibili. Infatti assistiamo al paradosso che da un lato maggiormente si sviluppano le tecnologie e sempre di più c’è bisogno del fattore umano per analizzarle e contestualizzarle, dall’altro siamo alla presenza di strumenti che elaborano quantità sterminate di informazioni che conferiscono anche qualità produttive ma in tutto questo internet rappresenta contemporaneamente un luogo magico, dove tutto può sempre accadere.


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