Immigrazione e ius soli, ovvero gli ultimi errori di Renzi

 Rinviato a non si sa quando, o piuttosto a mai, lo ius soli. Il variegato fronte immigrazionista incassa una sconfitta non da poco. Attenzione, il problema non è il singolo caso di un ragazzo di origine straniera che, in determinate condizioni (già previste dalle leggi) possa ottenere la cittadinanza italiana; è che il suddetto fronte immigrazionista ha fatto ingenuamente e chiaramente trapelare le sue intenzioni: il neocittadino avrà una mamma, una zia, dei fratelli, una tribù…

 Ecco il nocciolo della questione: è un problema di linguaggio. Se uno dice, con un certo realismo, che la questione esiste e va in qualche modo regolata, si può essere d’accordo o no in tutto o in parte, comunque se ne ragiona. Se l’invasato, con faccia fintomistica, grida “Accogliamoli tutti”, si guadagna un applauso e un titolo sui giornali, ma ha perso in partenza, tanto è assurdo il suo dire; e contraddetto dallo stesso governo in carica, che, sia pure stentando, annaspa per non farne arrivare più manco uno. Lo stesso per la tiritera “Disperati che fuggono dalla guerra e dalla fame”, quando si sa che nel Bangladesh la guerra è finita nel 1971, e in Marocco l’ultima guerra seria la fece al Mansur ai tempi del Cid Campeador; e i giovanottini che oziano sul Lungomare, cellulare fisso in mano, non paiono né affamati né “minori” senza la mamma.

 L’ultima, sentita in tv, è che “cercano la felicità”. Capite? Non pane e un tetto, la felicità in persona! Si tranquillizzino: questa cosa non è umana, non l’ha mai provata nessuno se non in Paradiso; e se qualche istante si avverte da vivi, dura pochissimo e diventa noia. A chi può venire a mente che l’Italia debba elargire ai “migranti” niente di meno che la felicità? Eh, parole al vento.

 L’altro errore commesso dal fronte immigrazionista è il silenzio di fronte agli scandali: le Ong che non vogliono polizia sulle navi (coda di paglia?); il Cara di Mineo, il Cara dei benefattori di Isola; l’inchiesta della prefettura a Riace… Il silenzio è sentito come complicità.

 Infine, l’ennesimo errore di Renzi, il quale parla a se stesso e si autoconvince; poi sbatte contro la realtà. Ha parlato come se lo ius soli fosse un concetto digerito da tutti, senatori inclusi; fatti due conti, non ha i numeri al senato e nello stesso governo; e l’opinione pubblica gli si sta rivoltando contro. Non è colpa di Salvini: è un moto spontaneo.

 Come da quando c’è, la sinistra (detto in senso latissimo) confonde il popolo con il convegno di venti, trenta intellettuali a colpa di “ha ben detto Maria”, una delle sei o sette Marie presenti; e giù applausi. Intellettuali che in vita loro non hanno mai accolto nemmeno un gatto randagio, però sono prontissimi ad ammollare l’accoglienza sulle spalle del popolo bue.

 Infine, la Chiesa, che affronta la questione senza la benché minima problematicità, e come se fosse semplice semplice: accogliamoli tutti, e che ci vuole? Sono solo un miliardo.

 Insomma, tutti avrebbero bisogno di una lezione di accorto linguaggio politico.

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