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Le radici delle Serre: rivive il villaggio siderurgico in località Chiesa Vecchia di Stilo

È la passione di riscoprire le proprie origini a muovere le azioni di chi continua a studiare, con rinnovato entusiasmo, il territorio calabrese, visionandolo, se necessario, centimetro per centimetro, per svelare i segreti di una storia lontana. Un territorio che racchiude intere epoche di tradizioni e conoscenze, che nelle sue viscere nasconde un’anima e preziosi granelli di sapere. Ad un quarto di secolo dal ritrovamento effettuato dagli esperti Danilo Franco, Salvatore Riggio e Giorgio Metastasio, il villaggio siderurgico sito nelle montagne di Stilo, per merito di un finanziamento regionale concesso dall’ex assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, si ritaglia così la dovuta attenzione mostrando la sua spettacolarità. “Grazie a questi finanziamenti – afferma il professor Franco - la Soprintendenza regionale ai Beni culturali ha da poco completato i lavori di scavo e consolidamento dei resti del ‘Regio Palazzo  delle Ferriere di Stilo’, della chiesa annessa e del forno fusore per il ferro, ivi presente. Questa azione di recupero – precisa - consegna al mondo un reperto del trascorso industriale della Calabria unico nel suo genere e offre agli studiosi di Archeologia industriale un reperto da studiare e far conoscere negli ambienti culturali che si interessano della prima industrializzazione dell'Europa. Il palazzo conserva le caratteristiche tipiche degli edifici abitativo-industriali del tempo, che prevedeva ampie e confortevoli stanze per gli amministratori e per i militari che dovevano proteggere il sito, stalle e depositi. Delle case degli operai non rimane traccia in quanto esse erano realizzate in legno. Rimane invece ben presente la chiesa annessa al palazzo, e poco distante il grandioso forno fusore, che potrebbe essere annoverato come tipologia ai ‘cannecchi’ di tipo bresciano o ai ‘forni a Manica’. È ancora presto – spiega ancora Franco - per fare affermazioni sulla data di realizzazione del complesso, tenendo conto che tutta l'area della Ferdinandea  è stata interessata da un vasto movimento di ‘ferriere itineranti’ che per motivi tecnici venivano spostate alla ricerca di acqua e legna per far ‘marciare’ i forni che producevano armi per il regio esercito dei Borbone. Si può tentare di dire che il sito che insiste nei ‘Piani di Chiesa Vecchia’ possa farsi risalire alla fine del 1790 o all'inizio del secolo successivo, quando era già in costruzione e attivo il polo siderurgico di Mongiana e già si pensava di ripristinare le ‘Vecchie Ferriere di Stilo’. Altre ricerche e studi – conclude - occorrono per dare un quadro più veritiero possibile a quell'area che può definirsi come la ‘culla’ della prima rivoluzione industriale italiana”. Particolare soddisfazione la esprime la Pro loco di Mongiana, i cui componenti hanno preso parte alle spedizione “nei pressi della Reggia di Ferdinandea, dove è stato riportato alla luce un villaggio minerario. L'attività fusiva – è la considerazione di chi ha visitato il luogo - si respira in ogni angolo della località Chiesa Vecchia, dove gli scavi della Soprintendenza archeologica della Calabria hanno permesso di riportare alla luce un villaggio ben radicato e organizzato, nonché i resti maestosi di una chiesa con annessa cripta di sepoltura. Tutto il villaggio ruota attorno ad un altoforno a manica”. Ad entrare nei dettagli è il presidente della Pro loco Francesco Aloi per il quale “camminare in un villaggio così legato a Mongiana fa provare sentimenti contrastanti, fa rivivere e ammirare la bravura e la laboriosità di centinaia di persone che tra quei luoghi sono nate, cresciute e hanno lavorato, anche in funzione dello Stabilimento di Mongiana. È importante – riflette Aloi - creare percorsi condivisi ed in rete, al fine di dare vita ad un vero e proprio sistema delle vie del ferro che da Mongiana si estenda a Stilo, Pazzano, Ferdinandea e Bivongi”.




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