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Majorana e i suoi misteri. Il parere dell’esperto / I PARTE

Erasmo Recami è da considerare il massimo studioso del fisico italiano Ettore Majorana; che è misteriosamente scomparso il 28 marzo del 1938. Docente di Fisica all’Università di Bergamo, si documentò sulla sparizione e sugli studi di Majorana e scrisse un libro pubblicato da Mondadori nel 1987 con il titolo: “Il Caso Majorana: Epistolario, documenti, testimonianze”, attualmente giunto alla IV edizione. L'opera di Recami è l'elemento indispensabile per chi si appresta alla seria conoscenza della vicenda del grande fisico siciliano. Egli non ha lavorato di fantasia, ha elaborato i fatti con l'aiuto diretto della famiglia Majorana e ha raccolto i documenti più importanti e confacenti alla vicenda descritta (fotografie, lettere, quaderni di lavoro, testimonianze). Il suo libro è un viaggio suggestivo e documentato della vita, degli studi e delle intuizioni scientifiche avveniristiche di uno dei maggiori geni della storia italiana. In una recente intervista concessa allo scrittore Edoardo D'Elia, che riportiamo di seguito e che nasce dalla presunta presenza di Majorana in Venezuela tra il 1955 ed il 1959, emergono passaggi illuminanti:

 “Con tutto il rispetto per il lavoro del RIS dei CC di Roma e della Procura della Repubblica, devo ricordare che un cuoco, o un sommelier, per valutare un risultato si basano più sulla propria esperienza e il proprio intuito, che non sui dati forniti da analisi chimiche o tecniche. In base alla mia lunga esperienza (nel 1970 ho iniziato a scoprire o raccogliere del Majorana epistolario, documenti, testimonianze, fotografie: praticamente il 90% dei documenti seri esistenti su vita e opere di Ettore Majorana), non credo affatto che il Nostro coincida col ‘vecchietto’ Mr. Bini di Caracas. Ho visto in questi giorni che la mia conclusione è condivisa dai pochi veri esperti... Se poi l’archiviazione della Procura significasse che il Majorana non è stato a suo tempo ucciso o rapito la situazione diverrebbe ridicola. Ipotesi cervellotiche di quel tipo sono state ventilate solo da chi era totalmente all’oscuro dei dati certi, e dotato invece di fantasie morbose. A quel tempo (1938) i fisici teorici non interessavano a nessuno... Basta poi guardare le ultime lettere lasciate il 25 e 26 marzo del 1938 dal Majorana, per riconoscerle scritte con la maggior calma e personale determinazione possibili: tali lettere sono state riprodotte in forma anastatica nel mio libro ‘Il Caso Majorana: Epistolario, Documenti, Testimonianze’. Io ricevo ancora, continuamente, notizie a volte eclatanti sul fatto di Ettore Majorana: ma non ne posso parlare dato che non ho più tempo o modo di verificarle. I documenti più probanti che ho raccolto negli anni indicavano un rifugio in Argentina: ma pure tale pista argentina non è certa. A priori il Majorana, che con la sua sensibilità e genialità [il grande Enrico Fermi lo considerava il maggior fisico teorico del tempo; e come è noto lo paragonò a Galileo e Newton] poteva forse sentirsi un po’ sprecato a questo mondo, avrebbe potuto scegliere di cercare rifugio tra le braccia della Somma Sapienza. Ma per ora non ci sono conferme sicure neppure della scelta del monastero. Comunque credo che la scomparsa di Majorana non fosse legata ai timori di una futura bomba atomica; lui avrebbe potuto contribuire alla causa più da vivo, che da morto o scomparso. Semmai poteva avere in mente possibili applicazioni ancora più rivoluzionarie...Ma scomparve abbandonando non solo il Gruppo di Fermi (quello dei ragazzi di Via Panisperna), ma anche la propria famiglia. E’ probabile che al Majorana costasse troppo fare vivere i propri ‘pupi pirandelliani’ di bravo membro di un Gruppo di ricerca, e più ancora di bravo figlio in una famiglia del Sud Italia con una madre di carattere dominante. E’ possibile quindi che il Majorana abbia abbandonato ogni cosa per le proprie esigenze interne e intime di equilibrio e pace. In una delle sue ultime lettere Majorana scrisse: ‘Ho preso una decisione che era oramai inevitabile. Non c’è in essa un solo granello di egoismo’...”

Per comprendere la figura, può inoltre essere d’aiuto una umana e rispettosa descrizione che Maria Majorana, sorella di Ettore, concesse alla stampa:

“Era schivo e timido, di spirito arguto; con un vivo senso dell'umorismo, e una enorme sensibilità umana... Io ero la sua sorellina più piccola, e mi voleva molto bene. Era così gentile che mi faceva anche i compiti di matematica... Ho molti ricordi d'infanzia. D'autunno andavamo in villeggiatura sull'Etna. Nelle notti senza luna Ettore mi indicava il cielo, le stelle, i pianeti: ogni volta era una piccola lezione di astronomia. Le sue parole mi tornano alla mente ancora oggi, quando alzo lo sguardo verso il cielo stellato... Mi piace ricordarlo così, mentre mi invita a guardare il cielo e mi insegna a chiamare per nome le stelle”.

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