Droga, operazione "Zona franca": custodia cautelare per otto persone

I carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, supportati dal Nucleo elicotteri di Vibo Valentia, da personale della Compagnia di Intervento operativo del Battaglione Calabria e da unità cinofile, hanno dato esecuzione, nei comuni di Lamezia Terme, Pianopoli e Serrastretta, ad un’ordinanza di custodia cautelare (2 misure in carcere e 6 agli arresti domiciliari) emessa dal gip del Tribunale lametino su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 8 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di  spaccio di stupefacenti, detenzione, porto e utilizzo di ordigni esplosivi   detenzione illegale di armi e furto aggravato.

La misura, che trae origine da un'indagine condotta, tra maggio 2017 e gennaio 2018, dal Nucleo investigativo del Gruppo e della Compagnia di Lamezia Terme, ha permesso di documentare l’esistenza di una piazza di spaccio divenuta riferimento per l'intero comprensorio comunale.

Marijuana e cocaina, questo il core business del gruppo criminale dal quale si rifornivano decine di tossicodipendenti.

Mario Gigliotti, detto “Faina”, si sarebbe  occupato sia delle singole cessioni che di distribuire quantitativi maggiori, smerciati dai suoi complici. Oguz Guzel e Pierfrancesco Nicotera, si sarebbero occupati della marijuana, mentre Giancarlo Mascaro e Luigi Gigliotti della cocaina.

Mesi di intercettazioni, riascolti, servizi di appostamento e di riscontro, hanno permesso di documentare gli appuntamenti in cui si parlava di droga, di prezzi e dosi.

Ci vediamo per una “birretta..”, questa la parola d’ordine al suono della quale, quasi quotidianamente, gli indagati si incontravano per gestire i loro traffici.

Poi iniziava la giornata di “lavoro”, con decine di cessioni concordate telefonicamente con gli acquirenti, poi incontrati per le vie della città.

L’attività investigativa ha, tuttavia, delineato un quadro ancor più allarmante confermato dalla disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco.

A casa di Naiden Fiorenza, inoltre, è stato rinvenuto un vero e proprio “libro mastro” sul quale sono apposti decine di nomi di suoi collaboratori e i conti dei suoi traffici.

Fiorenza, sentendosi alle corde, avrebbe cercato di sottrarsi alla pressione esercitata dai carabinieri della Stazione di Pianopoli, che ne stavano smascherando le attività.

Per tale ragione, avrebbe incaricato quello che viene ritenuto il suo braccio destro, ovvero Ottavio Stranieri, affinché facesse esplodere un ordigno rudimentale nei pressi della caserma di Pianopoli.

Fiorenza è stato, quindi, arrestato per la detenzione di un fucile clandestino con il quale è sceso in strada sparando all’impazzata per intimidire un suo zio con il quale era entrato in contrasto. Successivamente a cadere nella rete imbastita dalle forze dell'ordine è stato Stranieri, perchè immortalato dalle telecamere di videosorveglianza durante l'esplosione dell'ordigno collocato in prossimità della caserma di Pianopoli.

Proprio in carcere si sarebbero ulteriormente delineati gli intenti criminali e la personalità dei vari protagonisti.

Dettagli relativi al posizionamento della bomba, al possesso di altre armi ed alla pianificazione di un omicidio, per il quale era stata rubata una moto, poi rinvenuta dai carabinieri.

Contestualmente, i carabinieri ed i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo relativo ad un’autocarrozzeria riconducibile a pregiudicati, ritenuti contigui alla cosca di ‘ndrangheta “Giampà”, attiva nella piana lametina.

 Nello specifico, i beni sottoposti a vincolo hanno un valore stimato di circa 350 mila Euro.

 

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