Scoperti 24 lavoratori irregolari

Ventiquattro lavoratori irregolari, in quanto impiegati in parte in “nero” ed in parte attraverso l’utilizzo improprio di contratti di appalto di servizi, sono stati scoperti dai finanzieri di Scalea.

Coinvolte due società che si sarebbero accordate per impiegare manodopera attraverso la stipula di un apparente contratto di appalto di servizi, che avrebbe nascosto un'effettiva somministrazione di lavoro.

I lavoratori, seppur formalmente assunti da una società di Lamezia Terme, avrebbero prestato di fatto irregolare attività lavorativa presso un’altra società dell’Alto Tirreno cosentino, in forza della sottoscrizione di un “appalto di servizi”: forma contrattuale molto diffusa tra le aziende in quanto consente di snellire le incombenze burocratiche legate all’assunzione e di fruire, al contempo, della prestazione lavorativa del dipendente.

Se da un lato, questa procedura presenta evidenti vantaggi per l’azienda che usufruisce della manodopera, dall’altro può prestare il fianco ad abusi ai danni dei lavoratori, quali: il mancato rispetto del minimo salariale, della normativa in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavori, la mercificazione della prestazione lavorativa, etc., a causa della separazione tra la titolarità formale del rapporto di lavoro e l’effettiva fruizione della prestazione.

Ed è proprio finalizzata a garantire la massima tutela dei lavoratori ed evitare eventuali usi distorti della particolare forma contrattuale la previsione del legislatore di richiedere espressamente che gli appalti di servizi non si riducano alla mera somministrazione di manodopera, ma prevedano un’opera compiuta, un servizio complesso, mediante l’impiego di organizzazione, mezzi e strumenti di proprietà dell’appaltatore; per cui, qualora il cedente la manodopera si limiti a conferire la mera prestazione lavorativa dei suoi dipendenti si è in presenza di una semplice somministrazione di lavoro che deve essere autorizzata attraverso l’iscrizione della società ad apposito albo detenuto presso il ministero del Lavoro.

 L’azione ispettiva sviluppata dalla famme gialle avrebbe fatto emergere la non corrispondenza della forma contrattuale sottoscritta, alle caratteristiche previste dalla legge, rivelandosi un caso di somministrazione di lavoro compiuta in maniera abusiva, in quanto la società, non essendo iscritta presso l’albo ministeriale, non avrebbe offerto le dovute garanzie di tutela ai lavoratori.

I finanzieri hanno, quindi, proceduto alla contestazione nei confronti di entrambe le società di sanzioni amministrative per 145 mila euro.



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