Mia Martini e Loredana Bertè, la calabresità senza piagnisteo
- Written by Ulderico Nistico'
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Non c'è dubbio che le due sorelle Loredana Bertè e Mia Martini siano calabresi; ma ebbero il buon senso di non recitare la parte delle emigrate e del piagnisteo e di "finalmente inizia il riscatto della Calabria".
Brave! Credo di essere bene informato, se scrivo che entrambe non hanno mai cantato niente di calabrese, in dialetto calabrese, o detto cantando, o lasciato credere che stavano accennando ai problemi delle donne calabresi, con alcune loro bellissime canzoni sulla psicologia femminile; e nemmeno il più ottuso dei calabromani ha mai potuto sospettare che elle, o i loro parolieri, abbiano narrato alcunché che sia peculiare di Palmi, Bagnara, Villa, Scilla, Reggio, o della Calabria in genere.
Sono entrambe emigrate, perché se no, al massimo, cantavano alla festa del paese; ma anche Cristoforo Colombo emigrò prima in Portogallo, poi in Spagna, e poi all’altro canto del mondo; e anche Giulio Cesare conquistò la Gallia, oppure poteva solo conquistare Frascati, città per altro conquistata dai tempi di Tullo Ostilio; Dante Alighieri non emigrò, perché da Firenze lo cacciarono, anzi se lo avessero beccato gli toccava il rogo.
Insomma, uno può essere calabrese senza che tale condizione sia obbligatoria, con tanto di lacrimatoio e sociologia della domenica.
Così la pensarono tanti calabresi del passato: Cassiodoro, Sirleto, Campanella, Gravina… e tanti del presente, come Corrado Alvaro, Antonio Altomonte e Francesco Grisi.
Anche il modesto sottoscritto, trovandosi, come si trovò, in molti luoghi lontani, non ha mai iniziato le sue conferenze con “Sono calabrese, e con questa mia presenza finisce l’arretratezza secolare” e altre menate del genere. Del resto non andavo a parlare di cose calabresi, tranne che l’occasione non lo richiedesse. Però mi ricordo che quando, a Pisa, insegnai ai miei amici di ogni provenienza la parola “vernìticu”, da “hibernus”, e ha anche senso di difficile, ebbe un immediato successo, come la metafora imponeva. Alla fine, anche io sono calabrese!
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