Il coronavirus e i limiti della nostra società

Il coronavirus, la più pericolosa delle pandemie  conosciuta dall’umanità negli ultimi tempi, ha seminato panico e sconforto, cambiato gli usi ed i costumi dei cittadini ,determinato una crisi economica mondiale ed ha soprattutto, una volta ancora, evidenziato la fragilità dell’uomo e la sua presunta onnipotenza. E’ un nemico invisibile contro il quale poco o nulla si può fare.

Non si conoscono le sue origini e non si sa con esattezza  da cosa origina e dove si dirige. Colpisce indiscriminatamente i potenti  e gli ultimi della terra,  poveri e ricchi, cristiani e non, uomini bianchi e di colore. I provvedimenti, molti restrittivi e limitativi della libertà individuale, adottati  dal Governo  non garantiscono né la guarigione, né la fine della propagazione del virus, ma una vaga speranza, affidandosi all’ottimismo della volontà, di una sua attenuazione. Non ci sono modelli matematici, statistici o probabilistici  che ne determinino la sua  frequenza, la sua diffusione, il picco massimo e la sua attenuazione. Gli stessi esperti tengono a sottolineare  che non ci sono cure specifiche o protocolli comuni e validi da utilizzare. In questo marasma  e nel chiuso della mia casa, oltre a dedicarmi   alla  lettura  di qualche buon libro, alla visione di qualche vecchio film ed alla coltivazione biologica di alcuni ortaggi, faccio, tra le altre, alcune riflessioni  su quanto sta accadendo e sui comportamenti politici dei nostri governanti.

La prima è l’inutilità delle Regioni che sempre più  sono  diventate delle elefantiache macchine burocratiche che "sprecano" ingenti risorse economiche. In questi giorni i  vari governatori hanno fornito uno spettacolo deprimente con le loro esternazioni senza senso e logica alcuna e con il solo obiettivo di fare prevalere egoismi e personalismi. Penso che  bisognerebbe  rivedere  il Titolo V della Costituzione che definisci i  poteri  e le funzioni demandati   ai vai Enti locali.  

Propendo per l’abolizione delle Regioni ed il potenziamento delle Province.

La seconda attiene Unione europea: così concepita non ha senso e ragione di essere. I vari governi europei ed i loro rappresentanti hanno tradito i principi ispiratori. Non c’è solidarietà tra le nazioni che ne fanno parte. I paesi più forti tendono a fagocitare quelli più deboli. Le rivalità antiche tra i vari Paesi Europei sono solo sopite ma non dimenticate.

Penso, infine, al ruolo  del capitalismo e della finanza mondiale. Essi hanno definito, propagato e determinato  un modello di sviluppo delle società  basato sulla corsa al consumismo, all’edonismo, all’egoismo ed all’individualismo più sfrenato comprimendo fino quasi ad annullarli  i valori della solidarietà e del bene comune. Questo modello di società oggi mostra tutti i suoi gravi limiti.

 Il coronavirus, questo mostro dalle mille teste, deve farci riflettere ed indurci a rivedere i nostri comportamenti ed il nostro agire. Lo dobbiamo ai nostri figli ed alle generazioni future.

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