Reddito di cittadinanza, tra i 18 furbetti anche la moglie del boss detenuto al 41 bis

Oltre che sui furbetti del cartellino, sui falsi invalidi e sui falsi braccianti, negli ultimi mesi l’attenzione dei carabinieri reggini si è concentrata anche sui “furbetti” del reddito di cittadinanza.

In particolare, i carabinieri della Compagnia di Taurianova, grazie alle Stazioni dislocate in vari comuni della Piana di Gioia Tauro, in particolare Varapodio, Giffone, Molochio, San Martino di Taurianova, Cittanova e Cinquefrondi, hanno svolto un'azione di controllo e verifica a carico dei percettori del reddito di cittadinanza, al fine di verificare la regolarità delle procedure e quindi dell’effettivo possesso dei requisiti previsti.

Dall'operazione, denominata “Dike”, sono emerse una serie d'irregolarità a carico di 18 persone, con un danno erariale stimato in circa 50 mila euro, che i carabinieri hanno segnalato all’autorità giudiziaria di Palmi e ai competenti uffici dell’Inps, che hanno immediatamente interrotto l’elargizione del sussidio.

Tra le irregolarità emerse dagli accertamenti figurano, non solo percettori del sussidio che lavoravano in nero, ma anche beneficiari che avevano presentato false attestazioni circa la residenza o il reddito familiare.

 Ancora più clamorosa la vicenda di una donna che, nella documentazione prodotta, aveva “dimenticato” di segnalare che nel nucleo famigliare non era più presente il marito, considerato un importante boss della ‘ndrangheta, ristretto in carcere da 6 anni per una condanna definitiva per associazione mafiosa e sottoposto al 41bis.

 

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