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Conto corrente trasferito in un’altra filiale, ma l’interessato non ne sa nulla. L’assurda disavventura di un imprenditore spadolese

Svegliarsi una mattina e ritrovarsi improvvisamente poveri, non riuscire più a pagare i fornitori e rischiare di finire nei guai perché non si ha più accesso al proprio denaro.

Quella che sembra la trama di una pellicola distopica, è la dura realtà con la quale, da qualche giorno, è costretto a fare i conti un imprenditore di Spadola, nel Vibonese.

La storia che stiamo per narrare, ha un preambolo che rimanda agli anni Novanta, quando il protagonista avvia la propria attività e si reca nella filiale Ubi Banca di Serra San Bruno per aprire un conto corrente. Gli affari vanno bene e dopo qualche tempo gli viene concesso un fido.

Il rapporto con l’istituto di credito continua senza alcun problema, fino a quando, qualche tempo fa, non riceve una comunicazione che lo informa dell’imminente transizione da Ubi a Intesa San Paolo. La missiva contiene, inoltre, il nuovo Iban che da maggio avrebbe dovuto essere associato al suo conto corrente.

La variazione, in teoria, non dovrebbe comportare alcun problema poiché, come si legge anche sul portale d’Intesa San Paolo, il nuovo gestore dovrebbe occuparsi “di tutte le attività necessarie per garantire la continuità operativa (ad esempio: accredito bonifici, stipendi, addebito utenze, ordini permanenti di bonifico), attivando specifiche soluzioni per un periodo di almeno 12 mesi”.

Passa qualche giorno e succede qualcosa di anomalo: l’home banking non è più accessibile e il nostro imprenditore non riesce a pagare in modalità online, alcune tasse in scadenza. Decide, quindi, di recarsi in filiale per chiedere lumi. Qui, con grande sorpresa, scopre che il suo conto corrente è stato trasferito, senza che nessuno gliene abbia dato comunicazione, alla filiale Intesa San Paolo di Chiaravalle Centrale.

Intanto, mentre anche gli impiegati cercano di saperne di più, il nostro deve fare i conti con il venir meno della “continuità operativa” del suo conto corrente, con conseguente disattivazione di uno strumento di lavoro collegato ad un pagamento domiciliato. Ovviamente scattano le segnalazioni, ma anche dal servizio clienti sembrano non venirne a capo. Vista la situazione, l’imprenditore sale in macchina per raggiunge la filiale di Chiaravalle Centrale, di cui è divenuto cliente a sua insaputa. Giunto a destinazione, fornisce all’impiegato il nuovo Iban e con somma sorpresa apprende che l’account a suo tempo comunicatogli non corrisponde al suo conto corrente. Inizia, quindi, una lunga attività di verifica, al termine della quale, finalmente, vengono individuati Iban corretto e nuovo conto corrente. In un crescendo rossiniano, si scopre, però, che rispetto a quello d’origine, il nuovo conto, che peraltro continua ad essere inaccessibile, è sprovvisto di fido. Ricomincia, quindi, la giostra di segnalazioni e telefonate, senza però che nessuno riesca a venire a capo di una situazione che, con il passare delle ore, assume contorni kafkiani. Alla fine, l’imprenditore è costretto a ritornare nella sua azienda dove, disperato, attende impotente l’avvicinarsi di una serie di scadenze che rischia di non poter fronteggiare, perché qualcuno ha deciso di chiudere i suoi soldi in una cassaforte di cui nessuno sembra conoscere la combinazione.


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