Serra perde mastro Rocco "Fiertulara", l'artigiano sarcastico e intelligente

Foto gentilmente concessa da Nazzareno Barillari Foto gentilmente concessa da Nazzareno Barillari

Sega a telaio sulla spalla, lapis dietro l'orecchio e metro nella tasca posteriore dei pantaloni. Sarà partito così, per il suo ultimo viaggio, “mastru Ruoccu Fiertulara”, al secolo Rocco Giancotti.

Con lui se n’è andato uno degli ultimi esponenti della schiatta di falegnami che ha contribuito a fare di Serra San Bruno il paese della “mastranza”.

“Mastru Ruoccu” dell’artigiano serrese di un tempo aveva tutto. Alla fantasia e all’abilità nel dare forma al legno, coniugava la straordinaria conoscenza delle essenze, la battuta salace e il gusto per il paradosso.

Conoscerlo era un privilegio, parlarci un arricchimento. Nel corso della sua vita, interamente dedicata al lavoro, aveva accumulato, passo dopo passo, uno straordinario patrimonio fatto di conoscenze empiriche e cultura popolare. Il suo lungo cammino era iniziato in una di quelle botteghe serresi dove, insieme all’arte, si imparava a vivere, a conoscere le persone a prendersi gioco dei propri e degli altrui difetti. Le lunghe chiacchierate con lui erano sempre piacevoli, scherzose, ma mai banali.

Affabulatorio, icastico, pungente, riusciva sempre a conquistare l’attenzione dell’ascoltatore.

Ogni suo racconto diventava un apologo. Nelle sue narrazioni, vere o inventate che fossero, c’era sempre un risvolto morale, mai moralistico.

Le sue storie, narrate con sarcastica intelligenza, portavano sempre l’ascoltatore a sorridere, ma anche a riflettere.

Noi oggi lo vogliamo salutare come avrebbe fatto lui, con un racconto trasmessoci in un caldo pomeriggio di luglio di otto anni addietro:

“Un magistrato aveva un figlio mediocre, grazie alle sue amicizie lo fece laureare con il massimo dei voti. Un giorno, ritornò a casa e disse alla moglie e al figlio: 'dobbiamo festeggiare!'. Alla domanda su cosa si dovesse festeggiare, rispose: ‘nostro figlio diventerà magistrato’. Il giovane preoccupato per l'inadeguatezza, manifestò le sue perplessità, dicendo: ‘chi mi scriverà le sentenze?’. Il padre rispose: ‘stai tranquillo, incaricherò un buon falegname affinché ti costruisca una cassetta nella quale custodirai venti sentenze scritte da me, che potrai utilizzarle durante i processi. Quando le finirai ne scriverò altre’. Il giovane, diventato magistrato, un giorno si trovò davanti un fattore cui era sfuggita una mucca che aveva danneggiato la piantagione di un vicino. Nonostante le ripetute offerte di risarcire il danno, il danneggiato volle trascinare in tribunale il malcapitato. Al termine del processo, il magistrato pescò dalla cassetta una sentenza è condannò a cinque anni di reclusione lo sventurato fattore. Di fronte alle rimostranze per la sproporzione della pena, il magistrato replicò: ‘accuntentati di chissa chi mi capitau pilli mani, ca ‘ntralla cascetta ajiu puru sintienzi di morti”.

Buon viaggio "Mastru Ruoccu".

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