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L’ultimo saluto a Mitì Pentimalli

La Chiesa Matrice non riesce a contenere il doloroso silenzio di una comunità intera, che non comprende ciò che è successo e che non si dà pace. Che s’interroga sul senso di una vita terrena che comporta sofferenze e turbamenti interiori. Mitì Pentimalli, la ragazza dallo sguardo candido, vola verso un’altra forma di vita, quella eterna, dove va a riabbracciare quegli amori che le sono stati strappati dalla sorte e con cui non ha potuto condividere quel futuro che aveva davanti. Alla celebrazione con cui Serra San Bruno le dà l’addio ci sono un po’ tutti: non solo familiari, amici, conoscenti. C’è chi prima non aveva mai sentito parlare di lei, chi non l’aveva mai vista, eppure ha provato profondo sconforto di fronte alla sua scomparsa. L’omelia di Padre Ciro Spinelli si trasforma in un momento di riflessione in cui ogni parola è intrisa di amarezza. Persino i respiri sono pesanti come macigni, i nodi in gola sono presenti in ogni angolo delle navate. La consapevolezza della straordinarietà di una persona vera esplode con lo scrosciare degli applausi al termine delle righe d’affetto lette da chi ha voluto spendere pubblicamente il suo pensiero. Gli occhi gonfi di lacrime sono inevitabili per chi rimane solo con il ricordo di Mitì. Poi via, ognuno nelle proprie case con l’animo triste e la sensazione di non aver fatto abbastanza per dare un pizzico di colore ad un mondo che ogni giorno ci toglie inesorabilmente una piccola parte di noi.

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