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Rullo: “Le motivazioni dell’incandidabilità erano infondate”

MONGIANA – Si conclude con la candidabilità di tutti, anche se per motivi diversi, la vicenda che ha tenuto col fiato sospeso l’ex civico consesso del comune delle Reali Ferriere, sciolto nel 2012 ai sensi della normativa antimafia. Il Tribunale di Vibo Valentia aveva dichiarato incandidabile l’ex sindaco di Mongiana, Rosamaria Rullo. Insieme all’ex primo cittadino, erano stati dichiarati incandidabili anche l’ex vicesindaco Domenico Pisano e l’ex presidente del consiglio comunale Giuseppe Campese. La decisione del Tribunale, era stata, come detto, la conseguenza dello scioglimento del consiglio comunale guidato dalla Rullo, ai sensi della normativa antimafia. Ma la sentenza del Tribunale di Vibo era stata appellata alla Corte di appello di Catanzaro sia dai tre ex amministratori della maggioranza che ne hanno chiesto la riforma e sia dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero dell’Interno che, invece, avrebbe voluto l’incandidabilità dell’intero consiglio comunale. La Corte di Appello di Catanzaro, con sentenza del 19 gennaio scorso, ha riformato il decreto d’incandidabilità emesso dal Tribunale di Vibo Valentia dichiarando improcedibile la domanda del Ministero dell’Interno, presentata ai sensi dell’art. 143 comma 11 Dlgs. 267/2000, con richiesta dell’8.8.2012. «La sentenza appena emessa dalla Corte d’Appello – ha commentato l’ex primo cittadino Rosamaria Rullo - ha messo subito in risalto l’infondatezza di alcune motivazioni. Prime fra tutte che non ero mai stata arrestata, ma che, ciò diveniva ugualmente motivo di incandidabilità, lo stesso accadeva per il vicesindaco Pisano al quale nulla veniva attribuito, ma era reso altrettanto incandidabile, come anche il presidente Campese, colpevole di avere alcune parentele, ma nulla addebitato a suo carico. La Corte – prosegue la Rullo - si è limitata a sottolineare con grande competenza, soltanto le interpretazioni secondo  cui  eravamo già candidabili, cosa già risaputa, infatti ci siamo ricandidati, pur se con ruoli diversi e siamo stati rieletti grazie ad una legge imperfetta e monca. Ma noi avremmo preferito che entrasse nel merito degli “abbagli” presi dal Tribunale di Vibo. Ci teniamo a sottolineare questi aspetti - conclude - perché nonostante le amarezze del precedente ricorso al Tar-Lazio, vogliamo continuare a stare dalla parte della giustizia quella vera e trasparente, non certo quella delle stanze nascoste e buie di Palazzo, di cui sempre più fermamente siamo convinti di essere stati vittime inascoltate». 


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