Oggi il nuovo presidente del consiglio regionale: Irto in “pole”

È vero che il Pd ha (ed è) abituato a sorprese, se non a psico-drammi politici, ma tutti gli indizi stavolta portano a pensare all’indicazione di Nicola Irto come nuovo presidente del consiglio regionale. È l’esponente reggino, infatti, in pole position per la successione a Tonino Scalzo: i tentativi di sintesi conducono al suo nome anche se i mal di pancia crescono d’intensità e si manifestano con sempre maggiore frequenza. Da Giovanni Nucera a Flora Sculco, ormai non si fa più mistero dell’insoddisfazione rispetto all’azione amministrativa del presidente Mario Oliverio e alle sue scelte politiche. Ma la decisione va presa e la poltrona da assegnare è una: la figura di Irto pare essere quella meno sconsigliata e comporta la liberazione di una casella, quella della presidenza della Commissione “Assetto e utilizzazione del territorio e Protezione dell’ambiente”. In teoria la soluzione c’è, ma la votazione a Palazzo Campanella non è mai scontata. Peraltro, lo scrutinio si tradurrà nel termometro che misura lo stato di salute del traballante asse Pd-Ncd. La quadratura del cerchio ottenuta su input decisivo del livello nazionale del Pd, con il carico da novanta rappresentato dall'intervento di Matteo Renzi in persona, avrebbe dunque messo fuori gioco, se non subentreranno ribaltoni dell'ultimo minuto, Mimmetto Battaglia. L'ex assessore alla Provincia di Reggio Calabria, spesse volte, nel corso della sua carriera politica, si è trovato al posto giusto nel momento sbagliato o al posto sbagliato nel momento giusto. Una condizione che gli ha fatto perdere parecchi treni, nonostante le sue qualità unanimemente riconosciute, nel corso della sua carriera politica. Probabilmente il prezzo da pagare per la sua ostinata ricerca di autonomia nel variegato pianeta delle dinamiche correntizie e di apparato del Pd. In ogni caso, dopo la “pausa” agostana, sarà tempo di bilanci e presentazione dei primi risultati. Perchè, dopo quasi un anno di gestione, non si potrà  più affermare che ogni responsabilità è in capo a chi c’era prima.

 

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