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Malasanità, Cassazione detta la linea: “Fine anarchia in sala operatoria”

La Cassazione mette ordine e stabilisce i confini di ruoli e responsabilità. Lo fa in riferimento al caso relativo alla morte di Eva Ruscio, l’adolescente deceduta il 5 dicembre 2007, in seguito al fatale intervento avvenuto presso l’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. L’operazione era volta ad operare l’ascesso che la ragazza aveva in gola (fu eseguita un’anestesia generale e non locale). La sentenza della Corte Suprema scrive il principio: non ci può essere “anarchia” in sala operatoria, ma chi guida l’équipe chirurgica deve essere determinante nelle scelte degli altri specialisti, innanzitutto anestesisti, opponendosi ad orientamenti non condivisi in base alle proprie conoscenze ed esperienze. In pratica, la Cassazione ha ribaltato la tesi di un primario – condannandolo per omicidio colposo -  che sosteneva che la diversità di conoscenze specialistiche limita “l’ambito delle responsabilità delle competenze scientifiche dei singoli”. Nello specifico, per la Cassazione “il lavoro di equipe vede la istituzionale cooperazione di diversi soggetti, spesso portatori di distinte competenze: tale attività deve essere integrata e coordinata, va sottratta all'anarchismo. Per questo assume rilievo il ruolo di guida del capo del gruppo di lavoro. Costui non può disinteressarsi del tutto dell'attività degli altri terapeuti, ma deve al contrario dirigerla, coordinarla”.

 

 

 

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