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L’era dei sindaci-sceriffi: a Cenadi “silenzio” notturno e pomeridiano

C’è un paese nel Catanzarese che non va d’accordo con il frastuono. In particolare, il sindaco di Cenadi, centro di 600 anime, Alessandro Teti, ha ritenuto opportuno emettere un’ordinanza per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio. “È vietata – si legge nell’atto – qualsiasi azione suscettibile di disturbare la quiete pubblica dalle ore 23 alle ore 8, e dalle ore 14 alle ore 17, ove per azione suscettibile di disturbare la quiete pubblica si intende qualsiasi attività professionale, artigianale, hobbistica o volontaria occasionale e/o periodica che produce rumori oltre il limite consentito per la civile convivenza. Analogamente anche le attrezzature per lavori edili (trapani, perforatori, compressori, betoniere, ecc.) sono soggette alle stesse restrizioni”. Nella premessa, il primo cittadino fa per la verità cenno a “segnalazioni relative a inconvenienti derivanti dalla continua presenza nel territorio di attività che comportano l’uso di macchinari e/o attrezzature rumorose o apparecchiature di diffusione sonora” spiegando che “in un comune ad alta vocazione agricola, si fa uso di macchine agricole per la lavorazione e la pulizia degli orti, delle stradine e dei sentieri”. Annunciate sanzioni: da 100 a 1.000 euro, se il fatto non costituisce reato, che passano da 300 a 2.000 euro in caso di condotta recidiva. Una ventina di giorni fa aveva fatto discutere l’ordinanza del sindaco di Centrache, paese in provincia di Catanzaro con 400 abitanti, Fernando Sinopoli che intimava alla Curia e al parroco don Gregorio Grattà la ristrutturazione della chiesa. Evidentemente nei piccoli borghi della parte centrale della Calabria i sindaci si fanno sentire.

 

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