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Le meraviglie delle montagne delle Serre sul Corriere della Sera

Un inveterato e duro a morire luogo comune vuole che la Calabria sia solo mare. Certo ci sono chilometri di coste, ma in realtà l’estrema propaggine meridionale dello Stivale assomiglia ad una montagna seduta sul mare. La storia della Calabria è sostanzialmente scritta nella sua parte più interna. La discesa al mare, se si eccettuano alcuni centri, per i calabresi è un fatto recente. La malaria e la paura delle scorrerie turche, per secoli, hanno fatto associare al mare l’idea del pericolo. Quando la paura è stata esorcizzata, i calabresi hanno iniziato la loro discesa verso la costa, ma lo hanno fatto non con lo spirito D’Annunziato di chi “arma la prora e salpa verso il mondo”, ma piuttosto con la rilassatezza di chi continua a tenere lo sguardo ben ancorato verso la collina e la montagna dove ha lasciato le radici, le tradizioni e la storia. Lontano da uno sguardo  stereotipato e superficiale c’è, quindi, chi sa che la montagna calabrese custodisce uno scrigno di tesori che seppur non sufficientemente valorizzati meritano di essere conosciuti. A sopperire alla mancanza di un’adeguata divulgazione da parte degli attori che dovrebbero farlo, di tanto in tanto ci pensa qualche penna “illuminata”. L’ultima della serie è quella di Antonella Spinelli che, sulle colonne della rubrica Dove del Corriere della Sera, qualche settimana addietro ha tratteggiato un itinerario tutto da scoprire dell’entroterra calabrese. Un itinerario nel quale è entrato a pieno titolo anche il territorio del Parco delle Serre e la cascata del Marmarico, che con i “suoi 114 metri” è “la più alta di tutto l’Appennino meridionale”. Un capolavoro della natura accanto al quale, per rimanere nella provincia di Vibo Valentia, viene accostata la fiumara della Ruffa che “si può risalire a partire dalla spiaggia di Ricadi “attraverso un percorso “stretto e sinuoso” che “nasconde luoghi pieni di fascino” come “le grotte basiliane di Santu Liu”. Le bellezze naturalistiche dell’entroterra calabrese spaziano ben oltre il territorio vibonese. Inevitabile, quindi, che nell’elenco di meraviglie da esplorare ci sia il canyon delle Valli Cupe a Sersale o le gole del fiume Lao che solca il Pollino. Si tratta di un  vero e proprio itinerario “nascosto nei boschi” che offre “l’occasione di passare una giornata diversa e avventurosa, rispetto a quella, più tranquilla e canonica, passata al mare”.


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