La frana di Caminia, tra abusivismo e condoni

Neanche un tribunale formato da Salomone, Deioce, Traiano e Giustiniano in persona, e investigatori coordinati da Montalbano e benedetti da don Matteo, e neanche in cent’anni, domeniche incluse, riuscirebbero a venire a capo di chi ha torto nell’aver cementificato tutta la costiera da Pietra Grande a Copanello. Bisognerebbe indagare su ogni muro, ogni villa, ogni casa… per poi scoprire che sono sì in tutto o in parte abusivi, però condonati con quattro soldi, e cari saluti.  Fatto ciò, cioè non fatto un bel nulla, passare a studiare dove sfocino le deiezioni dei turisti e villeggianti; se ci sono fogne e depuratori… oppure se sterco e detersivi finiscano, come credo, nel nostro limpido e salubre Ionio. Condonati pure quelli, penso. In questo dilagare di anarchia, anarchia sì ma legale, non c’è più niente da fare.  D’accordo, ma, almeno, la spazzatura, i detriti… qualcuno ci pensa? I canaloni, i dirupi, qualcuno li pulisce? Vedi Giare 2000: se l’alveo del rigagnolo Beltrame fosse stato mai pulito, l’onda avrebbe magari allagato le capanne, ma non sarebbe piombata come una bomba. I canali si puliscono prima dei disastri, non dopo. Dopo, si contano i danni e gli eventuali feriti e morti. O dobbiamo credere che con la pulizia ordinaria si guadagna poco, e con i disastri invece tanto?

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