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ESCLUSIVO / Stefano Tronconi: “Marò innocenti, l’Italia ha privilegiato i rapporti politici ed economici”

Il 15 febbraio 2012 è una data che non passa inosservata per chi, nel terzo millennio, ha ancora sete di verità e, nonostante a volte i fatti s’incarichino di dimostrare il contrario, crede che una giustizia debba esistere. Quel giorno la vita di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone cambia. Smettono di essere semplicemente due uomini che le loro famiglie attendono a casa e che svolgono la funzione di fucilieri in missione di protezione della petroliera Enrica Lexie in acque a rischio di pirateria e diventano, per il popolo italiano, due Marò al centro di una controversia infinita. Talmente lunga e strana da attirare l’attenzione di tutti i media e, soprattutto, da risvegliare sentimenti sopiti. Per capire cosa sia successo al largo della costa indiana abbiamo interpellato Stefano Tronconi che, attraverso l’individuazione e l’analisi dei dettagli, è giunto a conclusioni diverse da quelle che vengono esposte nei dibattiti pubblici. 

 

D.: Quello dei Marò è senza dubbio un caso dalla rilevanza internazionale. Eppure, secondo lo studio che lei ha svolto insieme a Toni Capuozzo e Luigi Di Stefano, la realtà è diversa rispetto alla versione ‘ufficiale’. Quali sono gli elementi chiave che hanno portato alla vostra ricostruzione dei fatti?

R.: Difficile dire a tre anni e mezzo dallo svolgimento dei fatti se esista ancora una versione 'ufficiale'.  I governi italiani che si sono succeduti in questo periodo hanno ormai detto e fatto tutto ed il contrario di tutto.  Sulla base di ricerche approfondite ed analisi che pubblico da oltre due anni sulla mia pagina facebook esclusivamente dedicata alla vicenda Marò, mi sento di sostenere con convinzione che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre nulla hanno a che vedere con la morte dei pescatori indiani in quanto l'Enrica Lexie e la barca su cui sono morti i pescatori non si sono mai incrociate. I pescatori indiani sono morti in un altro incidente verificatosi in orario e luogo diverso da quello denunciato dalla Lexie, verosimilmente quello che ha coinvolto la nave greca Olympic Flair circa 5 ore più tardi. A supporto di questa tesi esistono vari elementi che, insieme a Toni Capuozzo e Luigi Di Stefano con cui ho lavorato in modo indipendente ma coordinato, siamo riusciti a collegare in modo organico. La svolta c'è stata quando siamo riusciti a trovare la prova chiave in base alla quale l'intera ricostruzione fatta dalla Guardia Costiera indiana e dalla polizia del Kerala non corrispondeva allo svolgimento degli avvenimenti ed era solo funzionale a fare dei marò degli utili capri espiatori per un delitto che loro non avevano mai commesso. Gli altri principali elementi che, insieme alle prove delle manipolazioni compiute da Guardia Costiera indiana e polizia del Kerala, ci hanno permesso di ricostruire l'accaduto sono state la prima intervista ad una televisione rilasciata dal proprietario del peschereccio indiano, gli esiti del primo esame post-mortem sul corpo dei pescatori uccisi e l'analisi balistica dei colpi sparati contro il peschereccio St. Antony. Ovviamente le indagini indiane manipolate hanno poi cercato di 'aggiustare' tutte questi elementi da noi rinvenuti che scagionano i marò, ma al tempo di internet tali manipolazioni non sono riuscite a porre rimedio alle verità uscite nelle prime ore di quel 15 febbraio 2012. Le ragioni che hanno spinto Guardia Costiera indiana e polizia del Kerala a compiere le suddette manipolazioni sono tutte politiche e vanno ricercate nella necessità del partito al governo in quello Stato indiano di vincere le elezioni supplettive tenute nel Marzo 2012.  

 

D.: Perché, secondo lei, sono prevalsi determinati elementi piuttosto che altri?

R.: Quanto avvenuto è stato possibile solo perché l'Italia ha fin da subito mostrato debolezza facendo capire all'India che la priorità italiana non era tanto la salvaguardia dei due fucilieri, quanto piuttosto che, qualsiasi cosa fosse avvenuta, non vi fossero ripercussioni politiche ed economiche nei rapporti tra Italia ed India.  Questa arrendevolezza italiana è stata interpretata dai politici indiani che avevano interesse a sfruttare la vicenda Marò per ragioni di politica interna come 'carta bianca' a compiere tutte le nefandezze che hanno portato ad attribuire ai due Marò un crimine da loro mai commesso.

 

D.: La politica italiana, durante l’intero arco temporale, non sembra aver usato la determinazione necessaria in questa vicenda. Che idea si è fatto?

R.: La politica italiana ha dimostrato un'assoluta inadeguatezza a capire ed a confrontarsi con un Paese grande e complesso come l'India.  Non è mai stata in grado di presentare a livello internazionale una posizione chiara su cui poter chiedere l'appoggio di Paesi alleati. Vi è stata una continua oscillazione tra disinteresse e reazioni emotive che ha fatto sì che fosse sempre l'India a poter condurre il 'gioco' nei tempi e nei modi funzionali alla sua politica interna.  In poche parole, la politica italiana è stata un vero 'disastro'.  

 

D.: Le interpretazioni sulle decisioni del Tribunale di Amburgo non sono univoche. Cosa ci dobbiamo aspettare?

R.: L'arbitrato serve soprattutto per continuare a tenere l'attenzione di tutti rivolta alle questioni di giurisdizione ed evitare che ci si concentri su come sono andate davvero le cose.  Serve tanto ai politici italiani che a quelli indiani per evitare che vengano allo scoperto tutti gli errori e le nefandezze compiute. Il Tribunale di Amburgo ha semplicemente confermato lo status quo, ovvero lo stallo che finora già veniva continuamente prolungato dalla Corte Suprema indiana.  E' stata una decisione utile sopratutto al governo indiano che in questo momento non vuole e non può spendere capitale politico per trovare una soluzione alla vicenda.  Personalmente sono convinto che questo arbitrato non arriverà mai a conclusione perché comunque non è nell'interesse dell'India arrivare ad un processo sui fatti che ne distruggerebbe la credibilità internazionale di Stato di diritto.  Al momento per lei più opportuno, l'India proporrà una via d'uscita all'Italia. 

 

D.: Quale significato va attribuito, nel 2015, al termine patriottismo? 

R.: Non mi sembra opportuno collegare il termine patriottismo a questa vicenda.  Questa è prima di tutto una vicenda di giustizia. Una giustizia che da tre anni e mezzo viene negata a due uomini innocenti quali sono Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.

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