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Serra, un arresto per estorsione e truffa

Nei primi del mese di ottobre 2014, a seguito di una denuncia-querela per truffa ed estorsione, presentata da un anziano pensionato residente nel comune di Serra San Bruno, la locale Stazione Carabinieri, guidata dal capitano Stefano Esposito Vangone, ha avviato un’ attività di indagine che ha visto indagato ed oggi arrestato un quarantanovenne, Michele Gamo, residente a Serra San Bruno, nullafacente e con precedenti di polizia. Le indagini sono state coordinate  e dirette dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia; il GIP del Tribunale ha emesso ordinanza di arresti domiciliari in accoglimento delle fonti di prova presentate. L’anziano, disperato, si era rivolto ai Carabinieri in preda ad una crisi depressiva, trovando conforto, ascolto e fiducia nei militari a cui aveva rappresentato la propria  situazione di estrema indigenza e assoggettamento psicologico ingenerata dall’odierno arrestato. Quest’ultimo, con minacce, promesse, raggiri e insidiose telefonate, lo avrebbe, infatti, indotto a cedere alle sue richieste facendo sprofondare la vittima in uno stato di totale degrado psicofisico e disagio patrimoniale. Le  cessioni di denaro, per decine di migliaia di euro sarebbero già avvenute in passato, in un rodato meccanismo di calcolo e coazione. L’arrestato, infatti, avrebbe fatto credere che la dazione del denaro sarebbe servita a placare gli animi e le intenzioni di rappresaglia di taluni, indispettiti da estirpazioni di piante demaniali operate dalla vittima durante alcune passeggiate nei boschi.  Le attività  dei carabinieri avrebbero accertato sia la continua truffa nei confronti del vegliardo, sia le minacce a lui rivolte che, sovente molto gravi, incutevano uno stato d’ansia tale da determinarne il ricovero del malcapitato presso l’Ospedale di Serra San Bruno, ove era stata diagnosticato un principio di ischemia cerebrale, dovuto proprio al continuo stress psico-fisico. Anche durante la degenza in ospedale sarebbero state recapitate minacce in vario modo. Nelle telefonate minatorie l’indagato sarebbe arrivato persino a simulare la voce di donna, che prometteva all’anziano un rapporto “sentimentale” in cambio di soldi.  Si tratterebbe della fine di un reato odioso, consumato in danno  di un soggetto annoverabile tra le “fasce deboli”, la cui tutela ha avuto sempre speciale attenzione da parte della Magistratura  e dell’Arma dei Carabinieri.

 

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