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Censore: "Spiraglio per i 43 Uffici del giudice di pace soppressi e accorpati"

"La revisione della geografia giudiziaria, che ha comportato la chiusura di numerosissimi uffici di Giudice di pace, è andata ad aggiungersi ad una lunga serie di altre spoliazioni di uffici e di servizi pubblici. Per cui, lo slittamento al 30 luglio 2015 del termine entro il quale gli enti locali interessati possono richiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di pace è una misura che tende a mantenere inalterate le legittime aspettative di giustizia per i cittadini dei comprensori interessati e ad evitare un ulteriore depauperamento ai danni dei territori periferici e più deboli”. E’ quanto afferma il deputato del Pd Bruno Censore commentando la misura che, di fatto, riapre i termini per gli enti locali di attivare le necessarie procedure atte a scongiurare la chiusura definitiva dei presidi e contenuta nel pacchetto di emendamenti al dl Milleproroghe, depositato nella commissione Bilancio e Affari costituzionali della Camera dei Deputati. "In sostanza – prosegue Censore, che membro della stessa commissione - il decreto legislativo n.156 del 7 settembre 2012 ha introdotto un innovativo sistema di funzionamento degli Uffici del Giudice di Pace, con un coinvolgimento diretto nella gestione del servizio giustizia da parte dei Comuni interessati. La norma, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 12 settembre 2012, prevedeva che entro 60 giorni dalla pubblicazione stessa, gli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, avrebbero potuto richiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di pace, con competenza sui rispettivi territori, facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo messo a disposizione dagli enti medesimi. Successivamente, valutata la rispondenza delle richieste, in attuazione del D.M. 7 marzo 2014, il Ministro della giustizia ha firmato il Decreto che ha disposto la soppressione e l’accorpamento, nella sola Calabria, di ben 43 uffici, di cui 7 a Vibo Valentia (Arena, Mileto, Nicotera, Pizzo, Serra San Bruno, Soriano Calabro, Tropea), 3 a Crotone (Santa Severina, Savelli, Strongoli), 12 in provincia di Catanzaro (Badolato, Borgia, Chiaravalle Centrale, Cropani, Davoli, Squillace, Taverna, Tiriolo, Filadelfia, Maida, Nocera Terinese, Soveria Mannelli), 10 a Reggio Calabria (Gallina, Melito, Villa San Giovanni, Taurianova, Bianco, Caulonia, Gioiosa Ionica, Siderno, Staiti) e 11 nel Cosentino (San Giovanni in Fiore, Amantea, Belvedere, Cetraro, Cassano Jonio, Corigliano Calabro, Cropalati, Lungro, Mormanno, Oriolo, San Demetrio Corone). Adesso – aggiunge il Deputato del PD - l’emendamento al dl Milleproroghe prevede che il termine di cui all’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n.156 del 7 settembre 2012 sia differito al 30 luglio 2015, riaprendo così, di fatto, i termini per gli enti locali interessati di attivare le necessarie procedure atte a scongiurare la chiusura definitiva dei presidi, ad evitare una spoliazione di uffici e servizi e a garantire un adeguato ed equo diritto alla giustizia su tutto il territorio regionale”.

 

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