Le macroregioni, un'idea per il futuro che arriva dal passato

Buona idea la riduzione, o piuttosto ristrutturazione territoriale delle Regioni. Esse sono state disegnate da burocrati piemontesi fin dall’unità; restarono nominali fino al 1970, e allora altro non si fece che mantenere i confini precedenti. Ora è il caso di ridurre il numero delle Regioni, o meglio ripensarne la funzione e anche l’ambito territoriale. Io farei più o meno un bel ritorno agli Stati preunitari, con queste Regioni: Triveneto (Alto Adige, Trentino, Veneto, Friuli); Lombardia; Piemonte, Aosta e Liguria; Toscana; Emilia Romagna; Marche, Umbria, Lazio; Sardegna; Sicilia; e una Regione Meridione con Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. In questo vasto ambito sarà opportuno distinguere degli ambiti di decentramento amministrativo; diciamo le Province di Filippo II: Terra di Lavoro (Caserta… ); Napoli; Principato Ultra (Salerno); Principato Citra (Benevento, Avellino, Molise); Capitanata; Terra di Bari; Terra d’Otranto; Basilicata; Calabria Citra e Calabria Ultra. Si possono poi individuare Distretti più piccoli, sempre meramente amministrativi; e Comuni, ma questi nettamente diminuiti: in Calabria ce ne sono 409, davvero un’esagerazione. Mi piacerebbe aprire un dibattito. Eh, vi prego, sui fatti… Ma già sento nell’aria l’eco delle dotte discussioni del 1799, quando la sedicente Repubblica Partenopea, di fatto governata dagli occupanti francesi, passava il suo inutile tempo a litigare se era meglio Basilicata o Lucania, Bruzio o Calabria… Chiamatela come vi pare, la nuova Regione Meridione, per esempio, Ausonia… O anche Biribimbola, tanto poi per abitudine diventa un nome normale, e la gente sarà pronta a vincere o morire per gli ideali biribimboleschi. Tranquilli, è successo così anche a Vibo, a Lamezia…

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