Il declino del centrodestra e l'ascesa dei cacicchi

In principio c’erano il Polo (poi divenuto Casa) delle Libertà e il Polo del Buon Governo. Un grande  tetto comune dove, con qualche incidente di percorso, tutti andavano d’accordo. Una convivenza che portò al matrimonio e alla nascita del Pdl. Ma, come in tutte le famiglie, arrivarono i problemi e, alla fine, anche il divorzio. Di case non se ne parlò più, se non per associarle a Scajola o alle cosiddette “Olgettine” o per additare quella di Montecarlo. Da allora solo liti, sconfitte, gente che sbatte la porta, che fa di testa sua perché “se no che fai, mi cacci?”. L’ex alleato Udc è in via d’estinzione, Forza Italia tocca il minimo storico, la destra vera e propria, incarnata da FdI-An, stenta a raggiungere il 4%, come Ncd che di nuovo e di centrodestra ha davvero poco. La Lega, invece, dopo essere caduta negli errori che prima addossava a “Roma ladrona”, adesso ritorna in auge. Di quel 46,8% (37,4% Pdl, 8,3% Lega Nord e 1,1% Movimento Autonomie per il Sud) del 2008 restano le briciole. Di fatto, la coalizione non esiste più, vittima di antiche contraddizioni e nuove aspirazioni. Berlusconi, con o senza “agibilità politica”, non è più il leader di un tempo e dell’erede non ci sono ancora tracce. 

E se Roma piange, Catanzaro non ride. In Consiglio regionale non è presente FdI, l’Ncd gentiliano, dopo aver affossato Scopelliti, strizza l’occhio ad Oliverio. Forza Italia è un capitolo a parte. Flagellata da lotte intestine e dubbiosa circa la guida insicura della Santelli, la compagine dell’ex Cavaliere non riesce a trovare una posizione unitaria a palazzo Campanella, dove l’opposizione del trio Nicolò-Salerno-Morrone ha caratteristiche assai diverse rispetto a quella del duo Tallini-Orsomarso. Divisi su tutte le scelte, da quella del capogruppo a quella sul vicepresidente del consiglio (poi scippato da Ncd). Addirittura fra Morrone e Tallini siamo alle carte bollate. E la Ferro bussa alla porta del Tar per entrare a palazzo Campanella. Forza Italia di partito ha conservato solo il nome, mentre gli azzurri della Cdl ragionano spesso per conto loro. Non c’è nessun collante, nessuna prospettiva, nessun obiettivo comune. Quella che è stata l’originaria Casa della libertà sembra essere diventata una casa d’appuntamento. Gente che va, gente che viene. Tramontato Scopelliti ed in assenza di un leader riconosciuto, anche i gregari si sono elevati al rango di feroci cacicchi più propensi a battersi tra di loro che a fare la guerra agli avversari. Parlamentari, Consiglieri regionali e dirigenti, ogni giorno che passa, assomigliano sempre più ai rinascimentali generali di ventura, pronti a schierare le loro truppe, non già per servire un regno o un sovrano, ma solo per ottenere il “soldo” con il quale campare. Certo al servizio dei generali di ventura c’erano, il più delle volte, soldati generosi e valorosi. Al seguito dei piccoli ed effimeri ras di quel che fu il centrodestra c’é, invece, un esercito di clientes e postulanti, specializzati nel soccorso al vincitore.

A Vibo, poi, ci sono le amministrative e di coalizione di centrodestra non se ne parla proprio. Per evitare di fare la fine dell’Armata Brancaleone ci si avvicina a Costa, ma al momento non si tratta di niente di definitivo. A Serra l’amministrazione comunale è in panne e domani, quando sarà ufficializzato il rimpasto, con ogni probabilità, i berluscones dovranno fare i conti con il mal di pancia di Carmine Franzè, estromesso dalla giunta per aver abiurato la fede salerniana.

Problemi a tutti i livelli. E pensare che quelli divisi e senza leadership prima stavano dall’altra parte. 

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.