Isole Lofoten: dove e come nasce lo stoccafisso. Le foto

Lo stoccafisso è arrivato in Italia, nel 1432, grazie al patrizio veneziano Pietro Querini che lo scoprì, dopo essere naufragato sull’isola di Rost, nell’arcipelago delle Lofoten, in Norvegia. Pescato tra gennaio ed aprile, ieri come oggi, il merluzzo delle Lofoten viene conservato seguendo l’antico metodo dello “stockfish”. Il pesce, una volta decapitato ed eviscerato, prima di essere appaiato, viene messo ad asciugare su enormi rastrelliere a forma di “A” disseminate su ogni scoglio dell’arcipelago. Dopo aver perso  l’80% del peso, nella fase successiva, grazie alle sapienti mani e all’allenato naso dell’addetto alla conservazione, viene operata la classificazione del prodotto. Terminata la selezione, lo stoccafisso viene stivato in enormi magazzini da dove viene spedito in tutto il mondo. Le teste, infatti, una volta essiccate, vengono esportate in Nigeria, dove sono impiegate per preparare un popolare piatto piccante. Alle Lofoten, invece, le ricette più tradizionali vengono elaborate con la lingua e le uova, mentre nei chioschi è possibile trovarlo addirittura sotto forma di snack. Un soluzione, quest’ultima, apparentemente moderna, che rimanda, in realtà, all’abitudine dei vecchi pescatori di consumare pezzi di stoccafisso crudo. Infine, c’è il prodotto che ha nauseato generazioni di bambini, l’olio di fegato di merluzzo, estratto dalla bollitura del fegato e ricchissimo di vitamina D, tanto da essere impiegato, per decenni, nella cura e nella prevenzione del rachitismo.

Cliccando sulla foto è possibile accedere alla galleria (foto: Mirko Tassone)

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