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Tassone sulla giunta: “Riproposti assessori inadeguati”

SERRA SAN BRUNO - Non ci sarebbero novità di rilievo, sintomi di cambiamento o miglioramento dopo il rimpasto di giunta effettuato dal sindaco Bruno Rosi. Potrebbe essere riassunto così il pensiero di Mirko Tassone sull’esecutivo e, infatti, il consigliere di minoranza ricorre a quello che definisce “un clamoroso falso storico” per descrivere le modalità di superamento dell’impasse adottate per arrivare ai nuovi equilibri. “I detrattori del Regno delle Due Sicilie – ricorda al proposito l’esponente della lista ‘Al lavoro per il cambiamento’ - narrano che il regolamento della marineria borbonica prevedesse che ‘All'ordine Facite Ammuina': tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann 'ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à. Con 'Facite Ammuina' si indicano, quindi, coloro i quali fingono di darsi da fare”. A suo avviso, sarebbe stato proprio questo il criterio adottato dal primo cittadino per disegnare la nuova giunta nella quale sono stati riproposti “assessori precedentemente estromessi” con il compito di “rilanciare l’azione amministrativa”. Una contraddizione che riconfermerebbe le tesi dell’opposizione sugli errori di chi amministra la cittadina della Certosa. In pratica, secondo Tassone, è “la dimostrazione che il sindaco o ha sbagliato prima, o sta sbagliando adesso”. Non esente da critiche è “la scelta del presidente del consiglio in pectore che, dopo aver minacciato fulmini e saette, è ritornato, tomo tomo, dove stava cinque mesi fa”. Il consigliere d’opposizione cerca poi di comprendere “le motivazioni che hanno giustificato il defenestramento” di Carmine Franzè che non sarebbero  “di carattere amministrativo” in quanto “la scelta di sacrificare Franzé non può essere motivata con un’eventuale deficienza in termini di produttività, poiché, in tal caso, il sindaco avrebbe dovuto sfiduciare, per primo, se stesso”. Le ragioni sarebbero, invece, da ricollegare alle “recenti elezioni regionali” e, in particolare, “la decisione di sposare la causa di un candidato diverso rispetto a quello sostenuto dal resto della maggioranza, molto probabilmente, deve aver reso Franzé reo della più capitale delle colpe, quella di lesa maestà”. Tassone precisa comunque di non avere “alcun desiderio d’entrare nelle dinamiche interne ai forzisti serresi”, ma non rinuncia a rilevare come “la ‘nuova’ Giunta sia stata composta, non sulla scorta del merito, delle competenze e delle capacità, ma solo sulla base dell’apparente fedeltà al capo”. “Ad un anno di distanza dalle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale – afferma Tassone - era lecito aspettarsi qualcosa di più che la riproposizione, quasi integrale, di assessori che hanno dato ampia prova della loro inadeguatezza. Tuttavia – conclude rinnovando le negative valutazioni sulla controparte - il sindaco non ha stupito nessuno. Ancora una volta, ha scelto di rimanere fermo, immobile, probabilmente, nella consapevolezza che ha a disposizione, ancora, un anno per completare l’opera di fare di Serra lo zimbello del circondario”. 

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