La difficile sfida di Oliverio: cambiare la mentalità politica per cambiare la Calabria

L’inizio è stato di quello che fanno tremare i polsi e la strada è tutta in salita. Ma Mario Oliverio non è il “peggior presidente che la Regione abbia mai avuto”, nè tantomeno è “nemico di Reggio”. È un governatore, con una storia e una convinzione politica ben precise, che ha affrontato il primo anno di legislatura con troppe incognite e troppi imprevisti: dalla travagliata proclamazione degli eletti al tormentato cambio dello Statuto, da Rimborsopoli alla Giunta tecnica, dall’inibizione per le nomine ai contrasti nella maggioranza, tutto sembra aver contribuito a minare la sua serenità. Nonostante i traballanti rapporti con Roma è però riuscito ad andare avanti: i primi 12 mesi non sono certamente sufficienti per esprimere un giudizio definitivo, ma ora deve operare un salto di qualità perchè il bonus di fiducia concessogli dagli elettori non è eterno. Non basta più criticare l’operato di chi lo ha preceduto, ora deve affrontare e risolvere i problemi. E d’altronde i calabresi lo hanno eletto per questo. Non gli manca la buona volontà, nè il buon senso, nè la determinazione, ma deve cominciare a fidarsi di più dei suoi compagni di avventura. Anche dagli interventi in Consiglio regionale - spesso caratterizzati da un tono di voce forte e che ostenta sicurezza, forse mirante a supplire al deficit democratico di cui soffre l’esecutivo - si percepisce una sorta di spirito accentratore che deriva dalla consapevolezza che in una regione difficile come la nostra tutto va tenuto sotto controllo. Nel breve periodo, questa impostazione può essere sostenibile, nel lungo rischia di ricalcare gli errori commessi da Scopelliti. Troppe questioni sospese nelle proprie mani comportano lo sfuggire di quei particolari che poi si rivelano decisivi. La lentezza che ha contraddistinto alcune scelte, politiche e amministrative, non è stata la conseguenza di un processo posto in essere per rendere partecipe l’intera squadra, ma l’esplicazione della diversità di aspirazioni e prospettive. Finora si è caricato sulle spalle la complessità di settori affossati da sprechi e inefficienze dalle origini lontane: i suoi consiglieri devono aiutarlo a trovare le vie d’uscita, abbandonando le logiche dell’ottenimento di incarichi che gli intralciano il cammino. Sta soprattutto in questo il termometro che misura la maturità di una coalizione che dice di voler produrre una svolta: o si cambia davvero o l’ennesimo fallimento sarà servito sul tavolo del futuro dei calabresi.

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