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Censore più povero, Nesci più ricca. Tutti i redditi dei parlamentari calabresi

Non sono tutti uguali, pur svolgendo la stessa funzione. C’è un divario, abbastanza evidente, tra il primo e l’ultimo della classifica. Tuttavia, nessun può piangere miseria, perché arrivare in Parlamento rappresenta sempre un gran colpo di fortuna. In alcuni casi, anche, per le vie piuttosto rocambolesche con le quali ci si è arrivati, è stato come vincere la lotteria. A leggere i dati relativi ai redditi 2013, dichiarati dai parlamentari eletti in Calabria, saltano agli occhi diverse sorprese. C’è, ad esempio chi, come i deputati grillini Paolo Parentela, Federica Dieni e Dalila Nesci, per l’anno 2012, non aveva dichiarato nulla e che, nel 2013, ha presentato una dichiarazione dei redditi che accarezza gli 80 mila euro. C’è, quindi, chi è diventato più “ricco”, ma c’è pure chi è diventato più “povero”, come il deputato Bruno Censore, che ha visto passare il proprio reddito, dai 111 mila euro del 2012, ai poco meno di 90 mila del 2013. Si tratta di dati tutt’altro che segreti. In base alla normativa sulla trasparenza, la situazione patrimoniale di ciascun parlamentare è, infatti, consultabile sul sito parlamento.it. Scorrendo l’elenco di deputati e senatori “calabresi”, si scopre, ad esempio, che in cima alla classifica spicca il nome dell’alfaniano Nico D’Ascola, il cui reddito nel 2013 ha sfiorato i 460 mila euro. Secondo in graduatoria, seppur distanziato, di diverse lunghezze, l’azzurro Pino Galati, fermatosi poco oltre la soglia dei 227 mila euro. A tallonare il deputato lametino, il democrat Demetrio Battaglia che porta a casa 201 mila euro. Molto più staccato, invece, il senatore cosentino Antonio Gentile che, con i suoi 117 mila euro, precede di soli 5 mila euro il collega di partito Giovanni Bilardi. Superano la soglia dei 100 mila euro, anche Stefania Covello (105.956), i democratici Nico Stumpo (102.760), Doris Lo Moro (101.550) e Marco Minniti (101.000), Franco Bruno (101.296) del Gruppo misto ed il rappresentante del Gal a palazzo Madama, Antonio Caridi (100.769). Per pochi spiccioli, non rientra nel novero dei “magnifici” undici, la berlusconiana Jole Santelli, costretta ad “accontentarsi” di 99.758 euro. A quota “Novanta”, anche, il senatore Ncd Piero Aiello (95.351), la collega di partito Dorina Bianchi (93.284), il Pd Ferdinando Aiello (91.539) e l’ex pentastellato Sebastiano Barbanti (90.289). Un gradino sotto la “classe media”, il deputato serrese Bruno Censore (89.876) ed il collega di partito Nicodemo Oliverio (89.631). A seguire, il senatore iscritto al Gruppo misto, Franco Molinari (86.839), l’ex sindaco di Diamante Ernesto Magorno (84.357) ed i 5 Stelle Nicola Morra (82.167) e Paolo Parentela (81.816). Meno felice la condizione di quattro donne come, Dalila Nesci, Enza Bruno Bossio, Rosanna Scopelliti e Federica Dieni, rimaste incollate poco oltre la soglia dei 72 mila euro. Il più “povero” in assoluto è, invece, il deputato azzurro Roberto Occhiuto, costretto ad accontentarsi di poco più di 66 mila euro. Un discorso a parte, meritano, i parlamentari che con la nostra regione non avrebbero nulla da spartire, ma che con un non comune gesto di generosità i partiti di riferimento hanno pensato di prestare alla Calabria. Si tratta dei democratici Rosy Bindi ed Alfredo D’Attorre, che hanno dichiarato, 168 mila euro l’una e 94 mila l’altro. Discreto gruzzoletto, anche, per un altro “migrante”, come Domenico Scilipoti che ha messo su poco più di 85 mila euro. Con buona pace dei calabresi.

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