Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 983

Arrestato presunto esponente di spicco della 'ndrangheta

I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 67 anni per il reato di associazione di tipo mafioso. Ritenuto esponente di spicco della cosca di 'ndrangheta Ficara-Latella operante nella zona sud di Reggio Calabria, Antonino Latella dovrà scontare una pena complessiva residua di 4 anni, in ordine ai reati commessi nella città dello Stretto tra il 1992 al 2011. Il provvedimento restrittivo è stato attuato in esecuzione all’ordine di pene concorrenti, emesso dalla locale Procura Generale della Repubblica.

  • Published in Cronaca

La "bufala" delle minacce allo Sporting Locri è (l'ennesimo) favore alla 'ndrangheta

Era una "bufala", l'ennesima in verità, ma le conseguenze, come sempre, rischiano di andare ben oltre le originarie intenzioni degli orchestratori. Il riferimento è alla vicenda che aveva portato alla ribalta nazionale lo "Sporting Club" di Locri, una squadra di calcio a 5 femminile. Ferdinando Armeni, il presidente, aveva denunciato l'esistenza di messaggi intimidatori. Storia del Natale scorso e che aveva creato un tale trambusto da far scendere giù in Calabria i vertici federali con il consueto contorno di codazzi mediatici. Un "circo" messo su per qualcosa che oggi la Procura della Repubblica definisce una "montatura", chiedendo contestualmente la chiusura del caso. Il massimo responsabile del sodalizio jonico, del resto, si era platealmente esposto annunciando la volontà di ritirare il club dal torneo. Una mossa che provocò rapidamente la costruzione di quel muro di cartapesta, fatto di solidarietà superficiale e pietoso opportunismo, che sempre in casi analoghi viene eretto da istituzioni, giornali, politici, organizzazioni varie e altre amenità simili. In questo caso, buon per noi, la magistratura è riuscita a cogliere fin da subito gli elementi dell'inganno ed alle toghe, attente nella circostanza, va reso il giusto tributo. Ma in quante altre occasioni, al contrario, si è registrata una acritica adesione alle posizioni, prezzolate, di antimafiosi di comodo. O forse immaginiamo che sia la prima volta in cui ci trova di fronte, come spiegato dal Procuratore della Repubblica Luigi D'Alessio, a frasi minatore "costruite in casa"? No, naturalmente no, ma altrettanto normalmente il rischio concreto che in questa terra, si venga additati al pubblico ludibrio se non si esibisce l'adesione al gregge dell'antimafia parolaia, è troppo elevato. E allora, piuttosto che essere tacciati di connivenza, è meglio, molto meglio, accucciarsi sotto le calde coperte di questo o quel magistrato, di questo o quel giornalista: gruppi che agiscono per bande e che incassano denari e popolarità, verginità ed autorevolezza sulla pelle dei tanti silenziosi, e veri, eroi della lotta alla criminalità organizzata. Le penne starnazzanti e gli accigliati sacerdoti della giustizia che, prendendo in prestito le parole di Ligabue, "alzano il calice sentendosi Dio", sia pur costretti a rimanere ammutoliti per qualche giro di lancetta a causa di questo stop imprevisto al flusso ininterrotto di criminali banalità, riprenderanno presto voce, ben scortati da una parte consistente di opinione pubblica con il forcone in mano e l'ugola squarciata da grida ossessive. Ricoprire ogni storia con la patina tarocca della guerra alla 'ndrangheta è il più grande assist che si possa servire a boss ed affiliati. Banditi che non aspettano altro: avere come avversario l'esercito del nulla composto da arrampicatori sociali, siano essi armati di una tastiera del pc, di una tessera di partito o di una toga, ma tutti, rigorosamente, con la bandierina di questo o quel gruppo antimafioso da agitare in modo ostentato così che tutti possano vedere e non dubitare del loro candore.

  • Published in Diorama

Commercianti vittime di intimidazioni: Carabinieri arrestano nella notte 4 persone

Sarebbero responsabili di numerose intimidazioni subite da diversi commercianti ed imprenditori i quattro soggetti finiti in manette all'alba di oggi. Ad arrestarli sono stati i Carabinieri della Compagnia di Catanzaro. Le azioni criminali contestate agli indagati sono state commesse nell'area della periferia meridionale del capoluogo. Il movente sarebbe legato al racket delle estorsioni gestito dalla criminalità organizzata. I particolari del blitz odierno saranno illustrati nel dettaglio durante un incontro con i giornalisti convocato alle 11 nella sede del Comando provinciale dell'Arma. 

  • Published in Cronaca

Serra. I rapporti tra Stato e mafia nelle testimonianze di Enzo Scotti

Inconfessabili rapporti, limitazioni nella visione e nella comprensione della realtà, silenzi e connivenze. Sono alcuni degli aspetti che hanno condizionato quelli che sono stati anni difficili per un Paese intero che, però, ha trovato nello spirito e nelle azioni di alcuni grandi uomini  la forza di reagire. La presentazione del libro dell’ex ministro dell’Interno Enzo Scotti “Pax mafiosa o guerra?”, moderata dal professor Cesare Ierullo, ha offerto un illuminante spaccato dell’Italia della Prima Repubblica. Ad introdurre i lavori è stato il professor Nicola Rombolà che ha argomentato due postulati: quello per cui “il male si aggrega ed il bene si disgrega”; quello per cui “la criminalità non è altro che l’effetto di un problema più generale ovvero quello che fa derivare le ingiustizie dalle disuguaglianze del sistema”. Altro tema centrale nel suo discorso è stata “la desertificazione delle coscienze tramite l’inquinamento delle informazioni”. Incentrato sul concetto del prevalere nell’epoca attuale del “pensiero utilitaristico” è stato invece l’intervento del coordinatore regionale della Democrazia Cristiana Eraldo Rizzuti. Dopo i “ricordi” dell’ex docente Vincenzo Ierullo, l’analisi della professoressa Marita Margiotta e la riflessione sull’importanza dei “valori dello sport” del presidente del Centro provinciale Libertas Francesco De Caria, è stato l’autore del volume a guadagnare la scena. “Le democrazie del mondo in questi ultimi 50 anni – ha affermato Scotti – hanno profondamente sottovalutato due sfide mortali per la convivenza civile: la criminalità organizzata ed il terrorismo. Sono due fenomeni dalla natura diversa ma che esprimono entrambi un attacco allo Stato democratico. Va fatta piena luce sulla zona grigia che lega il legale con l’illegale. E per capire come funziona la rete mafiosa bisogna osservare la strada del denaro. La lotta alla mafia – ha concluso – non è indolore, ma richiede costanza e sacrifici”.

  • Published in Cultura

'Ndrangheta. Operazione "Tutto in famiglia": sequestrati beni per 1,5 milioni di euro

La Direzione Distrettuale Antimafia ha ottenuto dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale un provvedimento di confisca preventiva di beni mobili ed immobili per un valore di circa 1.500.000 euro riconducibili al patrimonio di Giuseppe Panuccio, 85enne di Taurianova, e degli eredi di Gaetano Merlino. I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno, dunque, dato esecuzione al provvedimento nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti alla cosca Maio, operante in particolare nella frazione San Martino del Comune di Taurianova. L’attività costituisce la prosecuzione dell’operazione denominata "Tutto in famiglia", nell’ambito della quale Panuccio e Merlino erano stati indagati e successivamente condannati, in Appello, entrambi alla pena di 12 anni di reclusione in ordine al reato di associazione di tipo mafioso. L’operazione "Tutto in famiglia", infatti, ha consentito di delineare gli aspetti strutturali e quelli operativi della cosca attiva a San Martino di Taurianova, dimostrando che in quel territorio esiste una Locale di 'ndrangheta, costituita in Società, attesa la documentata esistenza di una "Società Maggiore" e di una "Società Minore", qualificando il ruolo di Michele Maio in "Capo Società". Il quadro emerso dalla complessa attività investigativa ha evidenziato come la cosca Maio sia un’organizzazione criminale che, avvalendosi della forza di intimidazione e della conseguente condizione di assoggettamento, si dedichi principalmente all’attività di usura e alla commissione di reati (estorsioni, danneggiamenti, atti intimidatori in genere) per conseguire illeciti profitti. L’attività di indagine ha consentito infatti di accertare che la cosca di San Martino di Taurianova traesse i suoi illeciti guadagni, oltre che dall’attività di usura, anche dalle estorsioni, conseguendo denaro ed altre utilità economiche con minaccia e violenza, imponendo versamento di somme o la consegna di parte del materiale prodotto a commercianti, imprenditori e proprietari terrieri. Numerose sono infatti le conversazioni intercettate in cui si parla di "percentuali" sulle attività economiche svolte dai privati ed esplicitamente di riscossione di somme non dovute, con l’utilizzo di termini quali "busta". Le emergenze investigative hanno permesso di disvelare un vero e proprio sistema estorsivo legato ad un forte clima di intimidazione gravante sui cittadini dimoranti o che si trovino, per qualunque motivo, ad operare nel territorio di San Martino di Taurianova, consentendo di documentare lo svolgimento da parte della cosca dell’attività estorsiva nei confronti di imprese aggiudicatarie di lavori pubblici, per un importo pari al 2-3 % del valore complessivo dell’appalto, produttori di arance e proprietari di terreni agricoli. L’odierno provvedimento, scaturito dalle risultanze investigative patrimoniali del Reparto Operativo dei Carabinieri reggini, che hanno consentito di accertare illecite accumulazioni patrimoniali, riguarda beni consistenti in una impresa operante nella coltivazione di agrumi; 11 tra unità immobiliari e terreni ubicati a Taurianova, Varapodio, Rizziconi e Oppido Mamertina; svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari, polizze assicurative riconducibili ai destinatari del provvedimento.

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Processo "Nuova famiglia": 33 imputati condannati

Al culmine del processo celebrato con rito abbreviato e sorto in seguito all'inchiesta ribattezzata "Nuova famiglia", Carlo Saverio Ferraro, giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro, si è pronunciato emettendo il verdetto. Sul banco degli imputati 35 persone accusate di appartenere al clan cosentino "degli zingari". Condannati 33 soggetti,  due gli individui assolti. Accogliendo quanto richiesto nel corso della sua requisitoria da Pierpaolo Bruni, che ha rappresentato la pubblica accusa per conto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il gup ha inflitto una condanna all'ergastolo nei confronti di Maurizio Rango, considerato il boss della cosca Rango-Abbruzzese, ritenuto responsabile di associazione mafiosa e dell'assassinio e dell'occultamento del corpo senza vita di Luca Bruni. La sua scomparsa risale al gennaio di quattro anni fa, i resti furono rinvenuti all'interno di un casolare nelle vicinanze di Casolare. 

 

 

  • Published in Cronaca

Sequestrati beni per 2,5 milioni di euro ad imprenditore considerato affiliato alla 'ndrangheta

La Direzione Distrettuale Antimafia ha ottenuto dalla Sezione Misure di Prevenzione del  Tribunale un ulteriore provvedimento di confisca preventiva di beni mobili ed immobili, per un valore di circa 2,5 milioni di euro, riconducibili al patrimonio di Domenico Frascà, 56enne di Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria, e del suo nucleo familiare, già destinatario di analogo sequestro beni, per un valore di 12 milioni di euro, operato il 24 febbraio scorso. Nella mattinata odierna i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione al provvedimento nei confronti di Frascà, ritenuto contiguo alla cosca Mazzaferro, operante in particolare nel Comune di Gioiosa Jonica. L’attività costituisce la prosecuzione dell’operazione "Crimine", nell’ambito della quale Frascà è stato indagato e successivamente condannato in primo grado a 2 anni e 4 mesi di reclusione, condanna confermata dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria e rideterminata in due anni per la scelta del rito abbreviato in ordine al reato di illecita concorrenza sleale pluriaggravata, in quanto in concorso con altri soggetti avrebbe posto in essere atti di illecita concorrenza sleale volti al condizionamento dei lavori relativi all’esecuzione dell’appalto avente ad oggetto la realizzazione del tratto della S.S. 106 – Variante al centro abitato di Marina di Gioiosa Jonica, con le aggravanti di avere commesso il fatto per attività finanziata in tutto o in parte dallo Stato e di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare la associazione mafiosa denominata 'ndrangheta. Con l’operazione "Crimine", infatti, è stato ben delineato, sostengono gli inquirenti, il forte condizionamento esercitato dalle cosche Aquino e Mazzaferro nell’esecuzione dei lavori per la realizzazione del tratto della SS 106 - variante al centro abitato di Marina di Gioiosa Ionica mediante l’imposizione alla Gioiosa Scarl, aggiudicataria dell’appalto, di proprie imprese di riferimento. In particolare, secondo la ricostruzione dei titolari dell'indagine, nel corso dei lavori la ditta Tra-Edil Frascà S.r.l., riconducibile a Domenico Frascà, si affianca e sostituisce la ditta Ediltrichilo s.r.l. (impresa sospettata di essere vicina agli Aquino) all’indomani di due danneggiamenti alla ditta Gioiosa Scarl. Significativo risulta, asseriscono gli investigatori, il dato che tale sostituzione avviene in condizioni economiche svantaggiose, infatti  Frascà sarebbe riuscito ad "imporre" senza nessuno sforzo un prezzo del ferro superiore a quello praticato dall’impresa uscente, la Ediltrichilo, evidentemente, è il giudizio degli inquirenti, in un’ottica di riequilibrio dei guadagni delle due cosche di riferimento delle due ditte, non spiegandosi, è l'idea degli inquirenti, in alcun modo la scelta di sostituire una ditta con un’altra per pagare anche un prezzo più alto per lo stesso tipo di materiale. Eloquente dell’imposizione della ditta Tra-Edil Frascà S.r.l. è stato poi ritenuto il dato oggettivo per cui dal momento della stipula del contratto con la ditta Tra-Edil non si siano più verificati sul cantiere atti intimidatori. L’odierno provvedimento scaturisce dalle risultanze investigative patrimoniali del Reparto Operativo dei Carabinieri reggini, che a seguito dell’esecuzione del primo sequestro hanno svolto ulteriori approfondimenti sulle consistenze patrimoniali di Frascà, individuando: un’impresa operante nel settore edile, con sede a Roccella Jonica, e relativo patrimonio aziendale; due terreni nelle campagne del Comune di Roccella Jonica; ulteriori rapporti bancari riconducibili ai destinatari del provvedimento, per un valore economico complessivo che si aggira intorno ai 2,5 milioni di euro.

 

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Sequestrati beni per un milione di euro a presunto narcotrafficante

Nella mattinata odierna, militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Firenze hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro in applicazione di una "misura di prevenzione patrimoniale" emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su "proposta" della locale Procura Distrettuale Antimafia. L’intervento odierno è il coronamento delle complesse attività d’indagine poste in essere dalle Fiamme Gialle che nell’arco di tre anni hanno colpito, anche e soprattutto sul piano patrimoniale, un presunto sodalizio criminale di matrice calabrese operante su tutto il territorio nazionale e coinvolto, a parere degli inquirenti, nell’importazione di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dal Sudamerica, dove poteva contare sull’appoggio di soggetti che facevano da tramite con un potente cartello della droga colombiano. Nel corso di diverse operazioni di servizio, infatti, i militari del G.I.C.O. di Firenze hanno sottoposto a sequestro più di 280 kg. di cocaina purissima, per un valore complessivo stimato in 10.000.000 di euro, cifra assolutamente indicativa alla luce del fatto che tale quantitativo avrebbe subito sul mercato un incremento pari ad almeno il triplo, dopo l’aggiunta delle sostanze da taglio. Nell’ambito della stessa operazione erano stati tratti in arresto, a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Firenze 16 soggetti, considerati in organico alle potenti famiglie di 'ndrangheta "Avignone-Viola-Zagari" e "Paviglianiti-Maesano", originarie di Taurianova e San Lorenzo, molti dei quali da anni trapiantati nelle regioni più ricche del Nord Italia, dove avevano fatto perdere le proprie tracce, riciclando ingentissime risorse nei più remunerativi settori dell’economia legale. Le più recenti investigazioni dei finanzieri, sono state indirizzate alla ricostruzione dell’ingente patrimonio, del quale l’organizzazione, anche attraverso l’interposizione di prestanome e familiari, poteva disporre, secondo i titolari dell'indagine, in maniera indisturbata. In particolare, le attenzioni delle Fiamme Gialle si sono concentrate su uno dei presunti principali promotori dei traffici di droga,Stefano Condina, di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, destinatario di due distinte partite di cocaina - per un peso complessivo di 250 kg. - provenienti dal Sudamerica e sequestrate nel corso di altrettante operazioni di Polizia presso lo scalo portuale di Gioia Tauro. L’attività investigativa, pertanto, avrebbe consentito di risalire alla disponibilità di Condina di 10 immobili, 2 fabbricati, 6 terreni, 1 società e 2 conti correnti - per un valore complessivo stimato in oltre 1.000.000 di euro – per i quali il Tribunale di Reggio Calabria ha accordato l’emissione della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dell'uomo e di suoi prossimi congiunti. 

  • Published in Cronaca
Subscribe to this RSS feed