Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 983

'Ndranghetisti imponevano false assunzioni ad imprenditori agricoli

Nei giorni scorsi le "Fiamme Gialle", coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno notificato quattro informazioni di garanzia, con contestuale avviso della chiusura delle indagini preliminari, nei confronti, fra gli altri, di due presunti esponenti di elevata valenza criminale dei clan di 'ndrangheta lametini, per estorsione. In particolare, i provvedimenti sono scaturiti a seguito di indagini di Polizia Giudiziaria, svolte dalle "Fiamme Gialle" del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, nel corso delle quali è stato accertato, fra l’altro, che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, un sospetto membro della cosiddetta "commissione" di una cosca egemone della città, avvalendosi del potere intimidatorio derivante dal suo ipotizzato status delinquenziale, avrebbe imposto a diversi imprenditori locali la sua fittizia assunzione, quella della di lui moglie e quella della cognata. Di conseguenza, a parere degli investigatori, gli indagati, non avendo mai di fatto prestato attività lavorative, si sarebbero precostituiti - fraudolentemente - una falsa posizione contributiva ai fini pensionistici, ottenendo nel corso del tempo, indebito profitto derivante dai contributi previdenziali estorti ai loro apparenti datori di lavoro e da indennità di malattia e di disoccupazione erogate indebitamente nel frattempo dall’Inps. Tale comportamento sarebbe peraltro risultato "trasversale" e consueto nelle cosche lametine, poiché le "Fiamme Gialle" ritengono che anche un altro esponente di rilievo, peraltro di una cosca contrapposta alla prima, attraverso analogo modus operandi, avrebbe imposto la sua assunzione e quella di una sua congiunta ad un imprenditore agricolo, beneficiando anch’egli in tal modo di indebiti profitti (pensione e indennità previdenziali varie). All’esito delle indagini, il Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha denunciato alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro i presunti responsabili dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e truffa aggravata a danno dell’Inps. L’Autorità Giudiziaria ha adottato i provvedimenti di informazione di garanzia e contestuale avviso di conclusione delle indagini in quanto alcuni degli indagati sono già sottoposti a varie misure coercitive personali per gravi reati di sangue. Nel contempo, la Guardia di Finanza ha tempestivamente inviato le comunicazioni di rito all’inps, che procederà al recupero delle somme che sarebbero state indebitamente percepite nel tempo dagli indagati, quantificate in un totale complessivo di oltre 100.000 euro. 

“Focus ‘ndrangheta”: l’attività straordinaria della Polizia

Reggio Calabria ha visto oltre 100 uomini della Polizia di Stato impegnati nel conseguimento di risultati programmati, nei giorni 11 e 12 febbraio, nell’ambito del piano di azione nazionale e transnazionale “Focus ‘ndrangheta” le cui linee strategiche sono definite, ogni settimana, in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. I servizi sono stati programmati con lo scopo di rafforzare il controllo del territorio in vari quartieri della città. Le attività operative sono state svolte con l’impiego di personale della Squadra Mobile, di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Siderno, collaborati da equipaggi di “specialisti d’elicottero” del V° Reparto Volo della Polizia di Stato di Reggio Calabria, da personale del locale Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica e dalle unità cinofile. Durante le operazioni sono stati effettuati 19 posti di controllo, identificate 152 persone, controllati 68 veicoli ed effettuate 6 perquisizioni personali. In particolare, nel quartiere di Archi sono state effettuate 17 perquisizioni domiciliari e controllate diverse attività commerciali tra cui bar, sale giochi e circoli privati. Nel corso dell’attività operativa è stata posta sotto sequestro una pistola calibro 7,65 il cui proprietario è risultato inadempiente alle prescrizioni imposte dal Decreto legislativo 29 settembre 2013 n. 121, circa l’obbligo di esibizione all’Autorità di Pubblica Sicurezza del certificato medico attestante l’assenza di malattie mentali o di vizi che, comunque, ne diminuiscano, anche temporaneamente, la capacità di intendere e volere.

La difficile sfida (senza mezzi) all’illegalità: il caso del Commissariato di Serra San Bruno

A parole, l’attenzione dei governanti romani – poco importa se di destra, di centro o di sinistra – sulle aree marginali, sui quei territori che presentano ritardi di crescita soprattutto a causa del prevalere delle forze criminali e della diffusione di una mentalità mafiosa o paramafiosa, è talmente alta da fare la barba alla stratosfera. La realtà, nuda e cruda, è che la presenza dello Stato a queste latitudini è percepita dai cittadini come un’entità astratta, intangibile, quasi come un teorema pseudopolitico difficile da dimostrare. Nelle montagne del Vibonese c’è chi spara e chi minaccia, chi ricatta e chi intasca. Ci sono ambienti oscuri dove si incontrano interessi e illegalità e dove la tracotanza e l’oppressione non sempre portano la coppola e la lupara, ma talvolta indossano la cravatta ed hanno il colletto bianco. In un contesto privato delle migliori risorse intellettuali, condizionato dall’isolamento geografico e dalla ritrosia mentale, è facile la penetrazione di concetti criminali quali l’omertoso guadagno facile e l’emulazione della barbarie. A sfidare radicate organizzazioni criminali, ad intromettersi in cruente faide, a combattere le diverse forme di illegalità sono uomini armati di buona volontà e poco altro. Nel Commissariato di Polizia di Serra San Bruno c’è la consapevolezza della complessità della sfida. C’è determinazione, ma anche quegli umani sentimenti che si provano al cospetto del rischio. Le intenzioni si scontrano con la carenza dei mezzi a disposizione. L’unica vettura 4x4 utilizzabile per i servizi di montagna è una non trascendentale Fiat Panda: ci sarebbe anche un Mitsubishi Pajero, ma è tutt’altro che fiammante e quindi riposto in un parcheggio. “Ci sono carenze – sottolinea la segreteria provinciale del Sap, che è in stato di agitazione come tutto il sindacato con in testa il segretario nazionale Gianni Tonelli, che da 23 giorni sta attuando lo sciopero della fame in piazza Montecitorio per attirare l’attenzione delle Istituzioni sulle carenze strutturali della Polizia e delle forze dell’ordine in generale – che riflettono l’andamento nazionale: tanti agenti vanno in pensione, ma non vengono sostituiti o comunque le nuove assunzioni sono insufficienti. Questa situazione si riflette a cascata nei piccoli centri e tutto diventa più complicato”. E all’orizzonte c’è un pericolo mai del tutto scongiurato: quello di una chiusura che significherebbe il definitivo abbandono dello Stato.

Tentata estorsione a commerciante: un arresto della Polizia

Nel pomeriggio la Squadra Mobile ha eseguito una misura cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia Pierpaolo Bruni. L'arrestato, Candido Perri, 50 anni, considerato vicino alla cosca "Rango-Zingari", si sarebbe presentato, secondo la versione fornita dagli inquirenti, presso un esercizio commerciale di Cosenza richiedendo, con metodi mafiosi, il pagamento di una somma di 9000 euro. L'episodio, verificatosi alcuni mesi addietro, è stato ricostruito dalla Squadra Mobile che, al termine dell'indagine, ha identificato e denunciato Perri che attualmente si trova recluso presso la casa di reclusione di Cosenza. 

  • Published in Cronaca

Faida di 'ndrangheta: due persone arrestate per omicidio

Due arresti sono stati eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile su disposizione del Giudice delle indagini preliminari che ha accolto favorevolmente l'istanza avanzata in tal senso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Gli individui finiti in manette, i fratelli Alfredo e Bruno Gagliardi, ritenuti tra i personaggi più rilevanti dei clan lametini Cannizzaro-Da Ponte e Iannazzo, sono sospettati di essere gli autori dell'assassinio del 32enne Vincenzo Torcasio, ucciso nel luglio di 13 anni fa a ridosso di un locale notturno di Falerna Marina. Nell'agguato, compiuto nell'ambito di una guerra fra i clan della 'ndrangheta,  rimase ferito anche il 36enne Vincenzo Curcio. Secondo quanto emerso in sede d'indagine, il killer che materialmente si rese responsabile del delitto fu Gennaro Pulice, catturato tempo fa. Sulla base di quanto riferito da vari collaboratori di giustizia e riscontrato nel corso dell'attività investigativa, Alfredo Gagliardi avvertì che Torcasio era presente all'interno del locale, mentre Bruno Gagliardi si sarebbe preoccupato di studiarne i movimenti durante la pianificazione dell'azione criminal  

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta: confiscato il patrimonio di un imprenditore

E' stato confiscato in queste ore il patrimonio di un imprenditore edile che gli inquirenti considerano vicino alla 'ndrangheta. In particolare, il personale della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro ha messo nel mirino i beni appartenenti a Francesco Cianflone, di Lamezia Terme, sospettato di essere organico al clan Giampà. Tratto in arresto tre anni fa nel contesto dell'inchiesta denominata "Piana", perché accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, rientrò nel calderone di un'indagine focalizzata sui presunti legami fra diversi titolari di attività economiche e le cosche attive nella zona. Altri tre furono gli imprenditori catturati nell'ambito della medesima operazione. L'attività investigativa trasse spunto dai racconti forniti da vari collaboratori di giustizia, già affiliati al clan Giampà, e finiti in manette. Il valore dei beni oggetto del provvedimento ammonta a 7 milioni di euro.

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Assassinato in Canada il presunto boss Rocco Zito: il genero accusato dell'omicidio

Erano le 17 di venerdì a Toronto quando è stata messa la parola fine alla vita di Rocco Zito. Ritenuto un influente capo della 'ndrangheta in Canada, aveva 87 anni. Si era allontanato dalla provincia di Reggio Calabria negli anni '50 del secolo scorso. Nel tempo avrebbe maturato e consolidato stretti rapporti con i boss della criminalità organizzata calabrese di stanza a Montreal ed a New York. Controllo e gestione del contrabbando, del gioco d'azzardo e del traffico di sostanze stupefacenti, secondo quanto hanno appurato gli inquirenti, gli hanno permesso di consolidare la sua posizione di forza. Un'ascesa che gli sarebbe stata utile per fare ingresso nella "Camera di controllo", il massimo organismo di vertice della 'ndrangheta nordamericana. Il principale indiziato dell'assassinio del presunto boss è il 51enne Domenico Scopelliti. Genero della vittima, sarebbe stato lui ad esplodere i colpi di pistola nell'abitazione al 160 di Playfair Avenue dove viveva Zito. Al momento del delitto in casa c'erano diversi membri della famiglia. Il congiunto sospettato di omicidio volontario, venuto a conoscenza dell'accusa mossa nei suoi confronti, si è presentato spontaneamente ai poliziotti. Le indagini avviate per comprendere quale sia stato il movente sono indirizzate verso la pista familiare e verso quella di dissidi che potrebbero essere esplosi negli equilibri dei clan attivi a Toronto. 

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta: catturati in un bunker due superlatitanti

E' finita nelle prime ore di oggi la lunga latitanza di due ricercati che sono stati scovati dalla Polizia. Il 47enne Giuseppe Ferraro, alla macchia da diciotto anni, ed il 37enne Giuseppe Crea, irreperibile da un decennio, erano nascosti dentro un bunker in cui gli agenti hanno trovato, fra l'altro, circa dieci fucili, compreso un fucile mitragliatore, e numerose pistole. Armi a disposizione dei rispettivi clan cui appartengono i due "mammasantissima". Il covo era stato ricavato in località Agro di Maropati, nella zona fra Melicucco e Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. Una struttura metallica piena di ogni genere di conforto che era stata allestita per garantire la permanenza dei due pezzi da novanta della 'ndrangheta. Ferraro, giudicato responsabile di associazione mafiosa ed omicidio, è stato condannato al carcere a vita. Crea è stato riconosciuto colpevole di associazione mafiosa. L'irruzione è stata coordinata sul posto dallo stesso questore Raffaele Grassi.

 

 

 

Subscribe to this RSS feed