Operazione "Joy’s Seaside" contro la ‘ndrangheta: 17 arresti, sequestrate armi e droga

Gioia Tauro - Ha preso il via alle all’alba di oggi, una vasta operazione denominata "Joy’s Seaside", con la quale la polizia di Stato di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettante persone di Gioia Tauro (Rc), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, del tipo cocaina, hashish e cannabis sativa, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento, estorsione ed altri reati.

Nel corso dell’attività, gli agenti del Commissariato di Gioia Tauro, della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria, del Reparto prevenzione crimine e dalla Squadra mobile di Udine, hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari a carico degli indagati.

Per gli inquirenti, il gruppo criminale disarticolato oggi aveva stabilito le proprie roccaforti nelle aree del lungomare e del “Rione Marina” di Gioia Tauro.

 Durante le indagini, che hanno permesso di localizzate piantagioni di cannabis anche in pieno centro a Gioia Tauro, sono stati  sequestrati ingenti quantitativi di droga ed armi.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10.30 di oggi alla presenza del procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, del procuratore della Repubblica aggiunto Calogero Gaetano Paci, del questore di Reggio Calabria Bruno Megale, dei dirigenti della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria e del Commissariato di Gioia Tauro.

'Ndrangheta: le mani delle cosche sull’Asp di Reggio Calabria, 14 misure cautelari

E’ scattata questa mattina l’operazione denominata “Chirone”, con la quale i carabinieri del Ros hanno eseguito, a Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna, un’ordinanza di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale della città dello Stretto, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

Il provvedimento ha raggiunto 14 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerose corruzioni, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini, concluse nel 2018, si sono concentrate sull’Asp di Reggio Calabria, il cui funzionamento sarebbe stato alterato dai condizionamenti mafiosi esercitati da parte della cosca “Piromalli” per il tramite della famiglia Tripodi di Gioia Tauro.

Nel corso dell’operazione, i militari hanno eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari, per un ammontare di circa 8 milioni di euro.

Operazione "Malefix" contro la 'ndrangheta: 21 misure cautelari

Ha preso il via all'alba di oggi l'operazione "Malefix" con la quale la polizia di Stato di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, ha eseguito 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti dei capi storici, elementi di vertice, luogotenenti e affiliati alle potenti cosche della ‘ndrangheta De Stefano-Tegano e Libri operanti nella città dello Stretto..

I destinatari delle misure sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diverse estorsioni in danno di imprenditori e commercianti, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa. Gli investigatori della Squadra mobile e del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della polizia di Stato, coadiuvati dai colleghi dei Reparti prevenzione crimine e di altre Squadre mobili del Sud, Centro e Nord Italia, hanno eseguito anche numerose perquisizioni e alcuni sequestri di aziende.

Attraverso il monitoraggio dei summit di ‘ndrangheta, gli investigatori della polizia di Stato hanno ricostruito le dinamiche criminali che regolano il funzionamento del locale di Archi e il tentativo di scissione della famiglia facente capo a Luigi Molinetti dalla casa madre dei De Stefano storicamente egemone anche nel centro della città di Reggio Calabria.

 

Sequestrati beni per 50 mila euro ad indiziato di appartenenza alla 'ndrangheta

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e gli agenti della locale Questura hanno eseguito, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia reggina, un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stato disposto, nei confronti di Andrea Giungo, di 46 anni, il sequestro di beni per un valore di circa 50 mila euro.

La misura trae origine dalle risultanze delle indagini svolte dalla Polizia di Stato nell’ambito dell'operazione “Il Padrino”, conclusa nel 2014 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 25 presunti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta “De Stefano” e “Tegano” di Reggio Calabria.

In tale contesto, con l'accusa di aver favorito la latitanza di Paolo Rosario De Stefano e di Giovanni Tegano, era stato arrestato anche Giungo.

Condannato con sentenza passata in giudicato, a 14 anni di reclusione ed a 12 mila euro di multa, il 46enne è stato “… ritenuto uno dei “fedelissimi” del già latitante De stefano Paolo Rosario cl. 1976, in atto sottoposto a regime detentivo speciale ex art.41 bis O.P.. Il proposto avrebbe svolto in particolare, il ruolo di messaggero, collante e cerniera per la trasmissione delle “imbasciate” tra i componenti del sodalizio De Stefano e quello dei Tegano. Giungo Andrea sarebbe, inoltre, stato presente in ogni fase della gestione della latitanza di Giovanni Tegano curata in prima persona, tra gli altri, da Polimeni Carmine e Siciliano Giancarlo”.

Tali risultanze sono state ritenute sufficienti dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria “per esprimere, allo stato degli atti, un giudizio incidentale di pericolosità sociale qualificata del proposto ai sensi dell’art.4 lett. a) D.Lgs. 159/2011 perché soggetto indiziato di appartenenza alla ‘ndrangheta…”.

Su tali basi, su delega della Dda, i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria/Gico della Guardia di finanza, hanno effettuato ulteriori approfondimenti a carattere economico/patrimoniale, volti all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili a Giungo.

L'attività investigativa, che si è concentrata sulla ricostruzione della capacità reddituale e del complesso dei beni nella disponibilità dell'uomo e del suo nucleo familiare, ha permesso di accertare una notevole sproporzione degli investimenti rispetto alle risorse lecite dichiarate.

Il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, ha quindi disposto il sequestro di beni e rapporti finanziari riconducibili a Giungo ed al proprio nucleo familiare, per un valore stimato in circa 50 mila euro.

Il sequestro ha interessato una casa famiglia che si occupa di assistenza residenziale per anziani, la cui gestione è stata affidata ad un amministratore giudiziario appositamente nominato dal Tribunale di Reggio Calabria.

Con il provvedimento, sono state sottoposte a vincolo cautelare, anche, numerose polizze assicurative, nonché rapporti finanziari, intestati o riconducibili al 46enne ed ai componenti del suo nucleo familiare, con saldo attivo superiore ai mille euro.

Le ulteriori attività connesse alla ricerca delle disponibilità finanziarie riconducibili a Giungo e ai suoi familiari, hanno permesso d'individuare e sottoporre a sequestro un ulteriore conto corrente sul quale era in liquidazione un bonifico d'importo superiore a 25 mila euro, derivante dal riscatto di una polizza assicurativa intestata al destinatario della misura.

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Operazione Stige, M5S: “Emergenza elezioni”

«La politica calabrese deve raccogliere all'istante l'allarme lanciato dalla Dda di Catanzaro a commento dei 169 arresti dell'operazione “Stige”, tra cui amministratori locali vicini a Enzo Sculco, alleato politico di ferro del governatore Mario Oliverio, esponenti attuali e passati del Pd e un dirigente nazionale di Fratelli d'Italia».

Lo affermano in una nota i portavoce parlamentari e comunali calabresi del MoVimento 5 Stelle.

I pentastellati aggiungono: «Le ricostruzioni della Dda di Catanzaro confermano che in Calabria 'ndrangheta e politica camminano a braccetto, che esiste un sistema di controllo delle scelte e dei fondi pubblici per favorire la criminalità e fabbricare il consenso elettorale, anche attraverso lo sfruttamento illecito dei boschi della Sila così come stiamo denunciando da anni in Parlameto ed alle Procure».

«Un’inchiesta che mostra ancora una volta l’internazionalità della ‘ndrangheta che all'estero fa riciclaggio, crea basi logistiche locali, si impossessa del mercato della droga, sfrutta l'immigrazione clandestina, usa il traffico di esseri umani per fare business. La mafia agisce come una vera e propria impresa. La ‘ndrangheta fa affari anche sull'agroalimentare e sui rifiuti. Attualmente secondo la Dda nazionale sta riciclando denaro sporco in Canada dove è ben radicata. L'inchiesta in questione – proseguono i 5stelle – sconfessa i vecchi, immobili partiti e rivela il condizionamento del voto nei Comuni calabresi, negato ogni volta da 'soloni' e analisti di regime, che hanno accusato il Movimento 5stelle di non avere presa nei territori. Anche la politica nazionale – concludono i 5stelle – deve trarre le giuste conseguenze da questa ennesima vicenda sul connubio tra 'ndrangheta e politica, legame che determina l'emigrazione dalla Calabria, lo spopolamento dalla regione e l'aumento della povertà, dei disservizi, delle ingiustizie, dei disastri ambientali e delle diseguaglianze sociali».

Operazione Circolo Formato: arrestati Mazzaferro Ernesto e Ieraci Francesco.

I Carabinieri delle Compagnie di Roccella Jonica e Reggio Calabria hanno tratto in arresto IERACI Francesco, 67 anni e MAZZAFERRO Ernesto, 65 anni, quest’ultimo ai vertici dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante a Marina di Gioiosa Jonica, già noti alle FF.OO., in ottemperanza a due ordini di esecuzione per la carcerazione emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria dovendo, gli stessi, scontare una condanna per associazione di tipo mafioso.

Come si ricorderà i medesimi erano stati coinvolti nell’operazione denominata Circolo Formato, eseguita nei primi giorni di maggio del 2011.

Le indagini, all’epoca coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia Reggina, avevano consentito di accertare come la cosca Mazzaferro avesse il controllo assoluto sul comune di Marina di Gioiosa Jonica, dagli appalti alle elezioni. Nelle comunali del 2008, infatti, aveva sostenuto la lista Uniti per Maria di Gioiosa Jonica capeggiata da Rocco Femia, finito in carcere assieme a tre componenti del suo esecutivo.

MAZZAFERRO Ernesto, nel gennaio scorso, era stato anche “sfrattato”, da personale dei Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica, da un immobile confiscato, ai sensi della vigente normativa antimafia, dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Reggio Calabria.

Gli arrestati dovranno scontare una pena residua di: 6 anni e 6 mesi di reclusione per MAZZAFERRO Ernesto, mentre 4 anni e 6 mesi per IERACI Francesco.

 

 

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"Recherche 2", ‘Ndrangheta: Operazione della Polizia di Stato contro la cosca PESCE di Rosarno

E’ in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato per l’esecuzione di 20 Ordinanze di custodia cautelare su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della potente cosca PESCE di Rosarno (RC), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante PESCE Marcello, arrestato dalla Polizia l’1 dicembre 2016, nonché di traffico e cessione di sostanze stupefacenti ed intestazione fittizia di beni.

L’operazione è la prosecuzione dell’inchiesta Recherche nell’ambito della quale, il 4 aprile scorso, la Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato avevano fermato 11 soggetti affiliati e prestanomi alla cosca PESCE e sequestrato beni e società operanti nel settore agroalimentare e dei trasporti di merci su gomma per conto terzi, per un valore di circa 10 milioni di euro.

https://www.ilredattore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=15036:ndrangheta-vasta-operazione-della-polizia-fermate-11-persone

https://www.ilredattore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=15040:ndrangheta-operazione-recherche-arrestati-i-fiancheggiatori-del-boss-marcello-pesce

AGGIORNAMENTO:

Dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e una con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è il bilancio dell’operazione Recherche 2 portata a termine questa mattina dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dallo SCO di Roma.

Otto soggetti in più rispetto agli undici fermati il 4 aprile scorso finiscono nella rete dei investigatori della Polizia di Stato. Si tratta per lo più di uomini di fiducia del carismatico PESCE Marcello, facenti parte della sua rete di protezione e della filiera comunicativa, grazie ai quali il boss latitante riusciva ad amministrare le risorse finanziarie incamerate dalla cosca, di assegnarle ai membri del sodalizio detenuti ed ai loro familiari, di gestire, in regime di sostanziale monopolio, l’attività di trasporto merci su gomma per conto terzi, di curare i rapporti con le altre consorterie, intervenendo, a più riprese, per risolvere alcune controversie sorte all’interno della propria compagine criminale o con altre organizzazioni della ‘ndrangheta. 

L’ex latitante PESCE Marcello personaggio di primissimo piano della ‘ndrangheta di Rosarno.

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, PESCE Marcello viene indicato come capo, promotore ed organizzatore dell’omonima articolazione territoriale della ‘ndrangheta operante a Rosarno, con poteri decisionali e capacità di pianificazione delle azioni delittuose, degli obiettivi, delle attività economiche e di riciclaggio del denaro sporco della cosca di appartenenza. Per esercitare il pieno controllo del trasporto di merci su gomma, PESCE Marcello era riuscito a mettere in piedi un sistema di società (Getral, Le Tre Stagioni, Azienda Agricola Rocco Pesce) intestate a prestanomi che sono stati arrestati nel corso dell’operazione. 

Nella rete del narcotraffico della cosca PESCE anche soggetti cosentini, vibonesi e catanesi.

Nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dall’articolazione della cosca PESCE, erano coinvolti anche soggetti della provincia di Cosenza, Vibo Valentia e Catania. I trafficanti rosarnesi, godendo evidentemente di molta credibilità, avevano anche svolto attività di mediazione per l’acquisito di rilevanti quantitativi di marijuana tra alcuni soggetti catanesi e fornitori cosentini. Contestate tre cessioni di marijuana di 38, 67 e 4 kg. Contestato anche il delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

'Ndrangheta: sequestrati beni per un valore di un milione e mezzo di euro

Il Nucleo investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo e successiva integrazione emessi dal Tribunale – Sezione gip di Reggio Calabria, ha proceduto al sequestro dell’impresa edile e del patrimonio aziendale di Antonio Calabrese, 58 anni, di Villa San Giovanni.

 Tra i beni colpiti dal provvedimento figurano, anche, crediti, quote societarie, beni strumentali, etc.

 Il valore stimato dell’azienda si aggira intorno agli 800 mila euro, mentre il patrimonio aziendale composto da sette veicoli, 14 mezzi di cantiere e cinque prodotti finanziari, ammonta a 700 mila euro.

Complessivamente, il valore stimato dei beni sottoposti a sequestro tocca il milione e mezzo di euro.

L’indagine che ha portato all’esecuzione della misura ha preso l’abbrivio in seguito all’operazione “Sansone” eseguita, dai militari del Ros e del Nucleo investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, nei confronti di 28 persone ritenute contigue ai sodalizi di ‘ndrangheta, “Condello”, “Buda-Imerti, “Zito-Bertuca” e “Garofalo” operanti nei territori di Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Campo Calabro, Fiumara di Muro e con ramificazione in Italia ed all’estero.

In tale contesto, nel mese di novembre 2016, è stata sottoposta a sequestro l’impresa edile di proprietà del 64enne Pasquale Calabrese. L’impresa, con sede legale a Villa San Giovanni, è stata ritenuta “mafiosa” perché strumentalizzata per l’infiltrazione della cosca “Bertuca” nel settore delle attività economiche del comprensorio di Villa San Giovanni.

Nel corso delle indagini, sarebbero emersi, inoltre, profili di evidente commistione tra la ditta di proprietà di Pasquale Calabrese e quella di Antonio Calabrese.

La commistione deriverebbe dalla condivisione, tra le due aziende, dei siti per il ricovero dei mezzi e dei materiali edili. Inoltre, numerosi appalti sarebbero stati eseguiti su immobili di proprietà comune ed indivisa. Tutto ciò proverebbe la “riconducibilità delle due imprese in un unico centro direzionale ed imprenditoriale con evidente commistione di interessi, strategie operative e patrimonio aziendale”.

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