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Anas avvia i lavori di ricostruzione del viadotto Allaro

Sono stati avviati i lavori di ricostruzione del "viadotto ‘Allaro’ ubicato al km 122,000 sulla strada statale 106 ‘Jonica', nel territorio comunale di Caulonia in provincia di Reggio Calabria".

A darne notizia un comunicato firmato da Anas

"Le attività di cantierizzazione che si sono svolte nell'alveo del fiume 'Allaro', sono propedeutiche all'avvio dei lavori di ricostruzione delle pile demolite e al consolidamento delle fondazioni, danneggiate a seguito degli eventi alluvionali abbattutisi sulla provincia di Reggio Calabria nel mese di novembre 2015 e nel gennaio  2017".

 

Disagi alla viabilità all'altezza del ponte Allaro sulla Statale 106

Disagi alla circocalazione per gli automobilisti costretti a percorerre, nella giornata di oggi, il tratto della Strada Statale 106 "Jonica" in prossimità del ponte "Allaro", nel comune di Cauolinia.   

A darne comunicazione, l'Anas che sta effettuando "interventi di segnaletica e sostituzione dei ‘new jersey’".

Nel dettaglio, a partire dalle ore 9,30, la circolazione sarà interessata da  blocchi temporanei della durata di circa un'ora  nel tratto compreso tra il km 121,500 e il km 122,500.

Il traffico veicolare sarà deviato sulla viabilità locale.

Il provvedimento si è reso necessario a seguito dei danni subiti alle campate del ponte ‘Allaro’ provocati dagli eventi alluvionali che si sono abbattuti sulla provincia di Reggio Calabria lo scorso 23 gennaio.

Anas raccomanda prudenza nella guida e ricorda che l`evoluzione della situazione del traffico in tempo reale è consultabile sul sito web www.stradeanas.it oppure su tutti gli smartphone e i tablet, grazie all`applicazione `VAI Anas Plus`,disponibile gratuitamente in “App store” e in “Play store”. Inoltre si ricorda che il servizio clienti "Pronto Anas" è raggiungibile chiamando il nuovo numero verde, gratuito, 800 841 148.

 

Esondati i fiumi Allaro e Tuccio, Oliverio: “Rapido intervento di Regione e Protezione civile”

Il peesidente della Regione Mario Oliverio è in stretto contatto con la Protezione civile regionale per monitorare l'emergenza maltempo che sta colpendo la Calabria da diverse ore. Sulle aree più esposte ai disagi arrecati dalle forti piogge sono stati allestiti alcuni presidi territoriali formati dal personale della Protezione civile e da volontari.

Particolare attenzione è in questo momento riservata all'intera area della Locride dove si registrano i danni e le conseguenze più ingenti. Grave è la situazione a Caulonia dove è esondato il fiume Allaro. Evacuazioni di alcune famiglie a scopo precauzionale invece in alcune frazioni di Melito Porto Salvo, dopo che la fiumara Tuccio ha rotto un argine. Sempre nel reggino, situazione molto critica per il Comune di Portigliola, che risulta in questo momento isolato. Preoccupano anche alcune situazioni come quelle di Rocca di Neto, Santo Janni nel catanzarese e molte aree del lametino.

In generale, la Protezione civile segue da vicino le condizioni dei corsi d'acqua e dei bacini interessati dall'evento pluviometrico che ha fatto registrare un generale innalzamento dei livelli idrometrici.

"È una situazione gravissima –  ha dichiarato Oliverio - che richiede un intervento rapido da parte della Regione e della Protezione civile. Già nelle prossime ore faremo il punto con i sindaci dei Comuni colpiti dall'eccezionale ondata di maltempo per valutare i danni e programmare gli interventi. Resteremo costantemente vicini ai territori e alle popolazioni colpite. In questo momento rivolgo un ringraziamento sincero per l'opera straordinaria che stanno prestando gli uomini della Protezione civile, i vigili del fuoco, le polizie municipali e tutti i volontari per fronteggiare la furia del maltempo".

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Fabrizia: sequestrati 5 Kg di droga, in manette un 33enne di Nardodipace

Proseguono le attività di contrasto alla produzione ed al commercio illeciti di sostanze stupefacenti da parte della Compagnia carabinieri di Serra San Bruno, diretta dal Capitano Mattia Ivano Losciale.

Nella giornata di sabato, infatti, è stato inferto un altro duro colpo alla rete criminale che gestisce il traffico di droga nel serrese. I Carabinieri della Stazione di Fabrizia, guidati dal maresciallo Giuseppe Pelaia, col prezioso aiuto dei militari dello Squadrone eliportato “Cacciatori” di Calabria, hanno arrestato, in flagranza, Rocco Ilario Maiolo, di 33 anni, originario di Nardodipace, con precedenti di polizia, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Nel corso di una mirata perquisizione scaturita da una accurata attività info-investigativa, gli uomini dell’Arma hanno trovato il 33enne in possesso di quasi 5 chilogrammi di marijuana, già pronta allo smercio ed abilmente occultata in due sacchi, nascosti in un casolare, ubicato in località Allaro del comune di Fabrizia, di proprietà ed in uso all'arrestato.

Una volta immessa sul mercato, la sostanza stupefacente avrebbe fruttato circa 45mila euro. Espletate le formalità di rito, l'arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità giudiziaria di Vibo Valentia, in attesa di disposizioni sulla convalida del provvedimento e sul giudizio.    

L'operazione appena compiuta rientra nel piano di contrasto alla produzione ed alla vendita di sostanze stupefacenti messo a punto dalla Compagnia carabinieri di Serra San Bruno. A partire dall'estate, i militari dell'Arma al comando del capitano Losciale hanno: arrestato una persona, segnalato al prefetto cinque assuntori, sequestrasto 5 chilogrammi di sostanza stupefacente ed oltre 450 piante di Cannabis Indica, per un valore, sul mercato illecito, di oltre 65mila euro.

Paesi di Calabria: il fantasma di Nardodipace vecchio abitato

C’è una credenza, un luogo comune, una non verità che presenta tutte le fattezza dell’autenticità. E’ opinione assai diffusa, infatti, che la Calabria sia solamente sole, mare e ‘ndrangheta. Vi è, invece, una Calabria profonda, nascosta, inesplorata non solo ai visitatori, ai turisti, ma agli stessi calabresi. Un mondo appartato, fatto di storie sconosciute, di umanità dolenti, tenaci, restie a lasciare la terra dei padri. Luoghi segnati dal tempo, erosi dalla modernità, sfigurati da terremoti o alluvioni.

Una Calabria antica, arroccatasi sui monti per sfuggire alle incursioni saracene ed alle insidie della malaria. Una Calabria fatta di agricoltori, pastori e poco altro. Una Calabria segnata dalla miseria, dall’abbandono, dall’emigrazione e dall’ansia del ritorno. Abbarbicata sulla vallata percorsa dalle acque dell’Allaro sorge Nardodipace Vecchio Abitato, una delle cinque frazioni che compongono quello che fino a qualche anno addietro era considerato il paese più povero d’Italia.

Poche case, una chiesa, un canale per l’approvvigionamento idrico che taglia trasversalmente il centro abitato. Un paese semi deserto, quasi fantasma, pochi abitanti, un pugno di vecchi pervicacemente attaccati al loro passato, a povere case devastate dalle alluvioni. Lungo il percorso le strette ed anguste stradine, adagiate sul margine di un precipizio, fanno pensare ai muli, agli asini, agli animali da soma che dovevano condurre alle fatiche dei campi umili contadini.

Lasciata l’auto che a fatica si è fatta strada sulla ripida e stretta salita, una donna stupita, quasi spaesata sembra chiedersi chi siamo, come siamo arrivati.

Nardodipace vecchia non è certo una località turistica, non ha neppure il vantaggio di sorgere in prossimità di una via di comunicazione, tanto meno di essere un borgo di passaggio. Al contrario è uno di quei luoghi che si raggiungono solamente se dotati di buona volontà. Non ci si arriva per caso, non ci si va senza un motivo, ma difficilmente si ha un motivo per andarci.

Presa la breve discesa che porta in paese due sole donne che, sotto il peso degli anni trascinano il loro abito nero, quello che le calabresi di un tempo indossavano per non svestirlo mai più, danno al paese una sembianza di vita. Intorno desolazione ed abbandono. Qualche vecchio balcone in ferro battuto con incise le iniziali arrugginite di un proprietario che non c’è più. La chiesa ritinteggiata stride fortemente in un contesto arcaico, per certi versi, ancestrale. Gli stretti vicoli, le porte basse, quasi lillipuziane, esercitano il loro mistero. Ogni stradina sembra avere un pezzo di storia da raccontare. Gli usci spalancati su povere stanze polverose parlano di promiscuità, di tempi in cui uomini, donne, vecchi, bambini, animali e cose si contendevano pochi metri, pur di trovare rifugio dai rigori del rigido inverno. Arnesi arrugginiti, solai in continua sfida con la forza di gravità, ammuffiti e maleodoranti pagliericci popolano dimore di un regno invisibile. Una, due, tre porte color pastello recano incisi disegni invano insidiati dal tempo. Un silenzio indolente, quasi molesto. Un’atmosfera diacronica, irreale, a tratti inverosimile.

Chiudere gli occhi, restare immobili, scrutare con l’udito e lasciarsi rapire dalle note del vento; tutti gesti innaturali capaci di suscitare sensazioni, emozioni che riaprono un’inattuale regione dello spirito.

Il lento, faticoso gracchiare di una vecchia Ape Piaggio rammenta impietoso però, che quello non è più un paese dell’Ottocento, anche se ne conserva tutta l’apparenza.

Eppure non è un luogo dove il tempo si è fermato, anzi. Si è mosso, inclemente, impetuoso, ne ha alterato la fisionomia, ha rapito le persone lasciandovi solamente i loro fantasmi. Uno spazio sul quale pesano i segni del declino, dell’abbandono e contro i quali sono ormai in pochi a lottare, a resistere. A dispetto del tempo e della desolazione, sopravvive latente una percettibile fascinazione, una segreta attrazione. Nardodipace, il vecchio Nardodipace quello segnato dalle alluvioni e dalle catastrofi, nonostante tutto, come ha scritto Vito Teti, rappresenta uno di quei «luoghi moribondi o già morti, ma anche metafora di una storia di dissoluzione e contemporaneamente della voglia di presenza e di resistenza delle popolazioni».  

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Danni alla salute, proposta una petizione per bloccare l’inquinamento dell’Allaro

“Fermare l’inquinamento dell’Allaro”. Non è un’estemporanea protesta, nè un mero invito, ma una petizione che può essere firmata al link http://firmiamo.it/fermare-l-inquinamento-dell-allaro. Destinatari di quanto messo nero su bianco dall’ex dirigente della Cgil Calabria Francesco Tuccio sono “le Procure della Repubblica di Locri e Vibo Valentia e i sindaci dei Comuni di Nardodipace, Fabrizia, Mongiana e Caulonia”. In particolare, Tuccio e gli altri sottoscrittori, nella consapevolezza “dell’immenso valore paesaggistico, naturalistico e per l’equilibrio dell’ecosistema e la biodiversità di tutta la vallata dell’Allaro, dalle sorgive alla foce nel mare Ionio”, denunciano “i versamenti di liquami fognari e probabilmente di altre sostanze nocive nelle acque del corso della fiumara”. “Tali attività inquinanti – specificano - sono state osservate e puntualmente denunciate dall’eremita Frederic Vermorel (insediato presso il convento di Sant’Ilario del comune di Caulonia)”. Gli occhi sono puntati sui danni che, con un fare spesso cieco e autolesionista, l’uomo arreca a se stesso e alla natura e su una situazione che si traduce in nocumento per “la salute dei cittadini che ricorrono nel periodo estivo alle escursioni nelle gole dell’Allaro e alla balneazione nella località detta delle ‘cascate’, sulla spiaggia di Caulonia Marina; per le attività agricole che usano le stesse acque a fini irrigui; per gli operatori turistici che dalle risorse naturali traggono l’unico reddito”. Le richieste sono chiare: “una verifica urgente sull’esistenza e sul corretto funzionamento dei depuratori nei comuni di Nardodipace, Fabrizia e Mongiana, ed, altresì, un’indagine su eventuali altre fonti e attività inquinanti, ed un’analisi sulla salubrità attuale delle acque, perseguendone a norma di legge gli eventuali responsabili”. “La fonte dell’inquinamento da individuare con precisione è sicuramente nel triangolo dei comuni di Nardodipace, Fabrizia e Mongiana, attraversati dalla fiumara” sostiene il promotore dell’iniziativa, che rileva il “grave paradosso” per cui “per combattere i delitti ambientali il Parlamento ha approvato una nuova legge (ddl 1345), mentre a livello locale c’è chi pone in essere delle azioni dannose con serie conseguenze anche per l’agricoltura e il turismo”. Considerate “l’inerzia” riscontrata finora e “la pervicacia dell’inquinamento”, Tuccio ha predisposto la petizione che, una volta sottoscritta da un numero consistente di cittadini, sarà inviata alla magistratura affinché siano adottati gli opportuni provvedimenti.

 

 

 

 

 

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