Turtoro (Azione Identitaria): "L'operazione Quinta bolgia conferma il fallimento del sistema sanitario regionale"

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"L’inefficienza della sanità pubblica, soprattutto da quando è passata sotto il controllo della Regione, è il vergognoso risultato del sistema di collusione tra politica e mafia che oggi, con l’operazione Quinta Bolgia, è stato smascherato e che ha portato alla luce il marciume favorito da politici consenzienti.
Questa è la conferma del fallimento di tutto il sistema sanitario regionale che è oramai diventata una “cambiale elettorale” con la quale saldare i debiti contratti col richiedere i voti in certi ambienti, un tipo di debito che non conosce prescrizione e che mette in chiaro la malafede della maggior parte di quei personaggi “protagonisti” da anni della vita politica calabrese.
Un sistema di complicità, un meccanismo talmente perverso che ha coinvolto dirigenti sanitari avidi di denaro nonostante la loro situazione economica e lavorativa solida e, quindi, ingiustificabile ed inaccettabile da debellare totalmente.
Proprio due mesi fa (nel settembre 2018) fu impedito un nostro presidio informativo all’interno del cortile dell’Ospedale “Riuniti” di Reggio Calabria da parte del dirigente del nosocomio che voleva impedire che denunciassimo le irregolarità sanitarie e lo stesso dirigente si è dimesso dopo un mese per anomalie gestionali nelle sue funzioni.
Purtroppo quello che è emerso a Lamezia Terme non è circoscritto solo alla città della piana ma è una realtà che abbraccia tutti gli ospedali calabresi e, pertanto, chiediamo che questo tipo di indagini venga esteso su tutto il territorio affinchè si ponga fine al repellente mercimonio di pazienti e defunti.
Chiediamo dunque al Governo nazionale di legiferare in maniera incisiva sui servizi di onoranze funebri, vero ricettacolo di loschi affari, e di avviare seri controlli sugli appalti riguardo al servizio delle ambulanze che troppo spesso viene affidato ad associazioni incompetenti ma legate in qualche modo alle famiglie mafiose della zona".

Paola Turtoro Portavoce regionale Azione Identitaria Calabria

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Reggio C., Azione identitaria chiede la messa in sicurezza di via Eremo Condera

Riceviamo e pubblichiamo

"Che ci fa un “mostro” di terra sdrucciolevole in pieno centro abitato e senza contenimento di sicurezza?
Da fine estate ad oggi le allerte meteo diramate dalla Protezione civile si susseguono come gli allagamenti ed i danni a cose e persone che continue ed insistenti piogge alluvionali stanno causando su tutto il nostro territorio. Nonostante le tragedie che hanno colpito la Calabria a causa del maltempo pare che la tendenza si orienti piu’ verso la richiesta di risarcimento dei danni provocati, agendo quindi dopo, e non verso azioni preventive e soprattutto su situazioni considerevolmente rischiose come quella che si presenta sotto gli occhi di tutti a Reggio Calabria in via Eremo Condera.
La prevenzione è il primo atto per far sì che le allerte non siano classificate in categoria “Rossa” ma a quanto pare in Calabria la sicurezza non è contemplata se, nel caso specifico, passando per la via Eremo Condera, che è molto trafficata in questi giorni per la deviazione dei mezzi leggeri che dal quartiere Modena porta all’imbocco dell’A2, c’è un “mostro” di oltre 10 metri che incombe pericolosamente sulla strada mettendo in serio rischio sia l’incolumità dei passanti che di alcune abitazioni adiacenti.
Il “Mostro” è costituito da una parete di terra sdrucciolevole priva di muro di contenimento e ad alto rischio frana che, soprattutto con le piogge di questi giorni, potrebbe venir giu’ con tragiche conseguenze.
Come mai l’Anas e il Comune di Reggio e la provincia non sono intervenuti preventivamente alla messa in sicurezza di questo terrapieno?
Si aspetta la tragedia per poter incassare il risarcimento o si interviene prima che sia troppo tardi?". 

Antonello Gejmet - Azione Identitaria

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Sanità, Azione identitaria: "In Calabria il ricovero in ospedale è diventato un lusso"

Riceviamo e pubblichiamo

"A poche ore dalla divulgazione dei documenti riguardanti l’ispezione del ministero della Sanità che boccia il nosocomio crotonese per numerose criticità, che 'attengono all'ambito organizzativo-gestionale, agli aspetti di gestione del rischio clinico e alla sfera relazionale' e dopo la 'promessa mantenuta', seppur in notevole ritardo, delle dimissioni del Dg Dr.Sergio Arena coincise con quelle del Dg dei “Riuniti” di Reggio Calabria il settore sanitario calabrese continua a far parlare (male) di sé.

Un settore, quello sanitario, sottoposto ad un commissariamento 'sine die' (e non 'sine qua non' come avrebbe dovuto essere) con un debito dalla quantizzazione ballerina ma tendente paradossalmente al rialzo che sta danneggiando sia le strutture pubbliche che i laboratori convenzionati e tutto a discapito dell’utenza che continua a far lievitare per forza di cose il bilancio negativo dell’emigrazione sanitaria.

Il blocco delle assunzioni che si alterna alle assunzioni di primari per reparti inesistenti persiste nonostante l’emergenziale crisi del personale medico, paramedico ed infermieristico sottoposto inevitabilmente a turni disumani che mettono a rischio l’intero servizio a danno dei cittadini che manifestano oramai una inevitabile esasperazione.

In antitesi siamo stati costretti ad assistere al boicottaggio, a Crotone, di professionalità che oltre alle elevate prestazioni mediche stavano cercando di dare un assetto organizzativo nei reparti di competenza (il caso del prof. Brisinda è diventato nazionale grazie all’incapacità di una dirigenza non scevra da favoritismi e clientelismi partitici alquanto discutibili) ed alla chiusura di interi reparti nei vari ospedali della regione se non, addirittura, alla rimozione di intere strutture ospedaliere laddove dovrebbero essere potenziate.

Lo scenario risponde esattamente ad un diktat superiore che guarda i numeri piuttosto che le persone e che calpesta il diritto alla salute dei calabresi per ambizioni politiche personali che nulla hanno di umanitario.

Nelle ultime settimane proprio presso l’ospedale di Crotone si sono registrati casi di 'violenza' verso il personale ospedaliero causato dalla oramai incontenibile esasperazione delle persone costrette a rivolgersi alle cure mediche ma che si scontrano con una realtà quasi apocalittica fatta di liste di attesa interminabili, pronti soccorsi pieni e decine di ore di attesa per essere visitati (e quindi confortati, curati o ricoverati).

Oggi anche il ricovero ospedaliero è diventato un lusso e se si ha la fortuna di rientrare tra i privilegiati sottratti a sorte abbiamo scoperto, grazie alla segnalazione di un cittadino, ci si ritrova a fare i conti con medici maleducati ed arroganti che non mostrano alcuna sensibilità verso chi soffre.

L’episodio riferitomi vede come protagonista un signore ultrasettantenne affetto da patologia oncologica epatica con complicanze infettive che era stato ricoverato nel reparto di medicina interna per una terapia antibiotica somministrabile solo in ambito ospedaliero ma che, solo per essersi concesso il “lusso” di una televisione, è stato verbalmente e volgarmente aggredito dal medico di turno (il secondo giorno) perché, pare, che sia vietato “distrarsi” in lunga degenza.

Non mi risulta che sussista il divieto di guardare la televisione in ospedale (tant’è che in parecchie strutture si noleggia o si paga a gettoni, ma non è il caso di Crotone) ed anche se assurdamente esistesse ci sono modi e modi di far presente ai degenti i regolamenti da rispettare.

Inviterei tutto il personale ospedaliero a riflettere sulle parole che il grande Padre Pio pronunciò all’inaugurazione dell’ospedale da lui fondato, Casa sollievo della sofferenza:

'Voi avete la missione di curare il malato, ma se al letto del malato non portate l’amore, non credo che i farmaci servano a molto'”.

 

Paola Turtoro - Portavoce regionale AZIONE iDENTITARIA CALABRIA

 

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"Fondi destinati al contrasto alla 'ndrangheta dirottati su altri interventi", la denuncia di Azione identitaria

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"Trovo davvero paradossale che in una Regione come la Calabria, terra martoriata e prigioniera della criminalità organizzata, quasi 600 mila euro destinati ad interventi di contrasto ad attività criminali della ndrangheta, siano stati dirottati dalla Giunta regionale ad altri capitoli di spesa.
A questo punto c’è da chiedersi che senso abbia avuto la legge regionale anti-ndrangheta presentata in pompa magna dalla regione stessa ed il cui primo firmatario è stato lo stesso presidente della commissione regionale anti-ndrangheta, Arturo Bova.
Una legge voluta ed appunto varata come seguito di necessità ed urgenza per i numerosi episodi criminali verificatisi in Calabria negli ultimi anni e che hanno visto vittime varie personaggi anche del mondo dell’imprenditoria e dell’informazione.
Se la Giunta regionale ha deciso così ci sono ben pochi ragionamenti da fare e forse sarebbe opportuno che lo stesso governatore Oliverio lo dicesse chiaramente, a questo punto, poiché è chiaro che neppure lui e la sua squadra di governo credono nel progetto di legge del presidente Bova, soprattutto in riferimento al fatto che il settore “legalità e sicurezza” della Regione Calabria non ha mai dato risposta di come voler impegnare specificamente i fondi relativi al contrasto del fenomeno ndranghetistico messi a disposizione dopo il varo della legge, considerando anche che erano in programma due capitoli di spesa su questo ed oramai caduti nel nulla.
Chiedo al governatore Oliverio ed al presidente della commissione regionale anti-ndrangheta, Arturo Bova, se per caso dopo la variazione di Bilancio della Giunta che ha dirottato questi soldi su altro, la ndrangheta sia diventato forse un problema secondario in Calabria?
Ovviamente se così fosse sarebbe una notizia questa da accogliere con entusiasmo e gioia ma purtroppo, tornando alla triste realtà regionale, le cose non stanno affatto così ed allora qualcosa non quadra sicuramente.
I calabresi aspettano di sapere e conoscere le ragioni di tale scelta della Giunta Oliverio, perché purtroppo in Calabria sono sempre di più i consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa e molti di più quelli a rischio scioglimento, quindi gli interventi di prevenzione primaria e secondaria, in una regione come la nostra, dovrebbero essere una priorità ed invece assistiamo solo a passerelle pro – legalità e manifestazioni varie permeate di ipocrisia ed inconsistenza.
La criminalità sul territorio non si sconfigge sostenendo soltanto la cultura ed i festival dei libri, come il Trame, è bene che lo sappiano sia Oliverio che Bova e diano risposte esaudienti ora più che mai ai calabresi".

Igor Colombo Coordinatore regionale Azione identitaria Calabria

 

Mancano i medici, chiude il reparto di ortopedia. La denuncia di Azione identitaria

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"Dopo la mancanza dell’anestesista che ha ritardato un intervento ortopedico su una paziente anziana, dopo le ingessature fatte col cartone (nonostante le ridicole smentite) adesso addirittura si chiude un reparto per mancanza di medici: è questa la situazione della Sanità in Calabria.

Oggi tocca a Locri, dove il reparto di ortopedia è stato chiuso in data 10 agosto per mancanza di medici (la notizia è stata resa pubblica dallo stesso sindaco della cittadina).

A distanza di un anno noi di Azione Identitaria ci ritroviamo a parlare del nosocomio locrese che ogni estate è costretto a salire agli onori della cronaca per le scelte scellerate compiute dai dirigenti (l’estate 2017 era a rischio chiusura il reparto di dialisi che, anche grazie alla nostra protesta, fu poi sventata).

E’ dunque chiaro che la sanità calabrese è sotto scacco e ne sono prova e conferma i continui e vergognosi episodi che confermano la nostra regione come insicura ed inaffidabile quando si tratta di rispettare il diritto alla salute.

Pleonastico affermare l’inammissibilità di tali provvedimenti e superfluo, ma doveroso, puntare per l’ennesima volta il dito contro la politica calabrese che si riconferma sempre di piu’ incapace e succube di scelte calate dall’alto che hanno come solo fine quello di continuare a penalizzare la nostra regione.

Noi rigettiamo a priori e con cognizione di causa qualsiasi tipo di giustificazione possa essere addotta per questa ulteriore mortificazione sia da parte del Governatore Oliverio che da parte del commissario ad acta Massimo Scura, poiché entrambi hanno ampiamente e costantemente dimostrato di essere avulsi dalla vita reale e ben lontani dai veri e prioritari problemi della Calabria.

Come Azione identitaria non resteremo a guardare questo ennesimo scempio, ma annunciamo battaglia affinchè venga garantito il rispetto del diritto alla salute dei calabresi e lo faremo, presidiando e denunciando i paradossi regionali, presso le strutture ospedaliere calabresi".

Azione identitaria Calabria

Lamezia T.: Azione identitaria ricorda Franco Muraca con due striscioni

I militanti di Azione identitaria hanno voluto ricordare a Lamezia Terme, in occasione del trigesimo, Franco Muraca, il lavoratore tragicamente morto sul luogo di lavoro, attraverso l’affissione di due striscioni, attaccati rispettivamente sul ponte San Rocco del torrente Cantagalli ed all’ingresso principale del Comune di viale Perugini, con su scritto:

 “Franco vive nei nostri cuori” accompagnata da un’immagine fotografica.

Abbiamo voluto ricordare cosi un figlio sfortunato della nostra città - spiegano dal movimento politico - in un modo tanto semplice quanto simbolico, spinti anche dall’indifferenza con la quale i rappresentanti istituzionali, che in questo periodo di vacatio politica occupano ed amministrano il comune di Lamezia Terme, accolsero la tragica scomparsa di Franco, ignorando - continua la nota - la nostra proposta di indire una giornata di lutto cittadino a Lamezia Terme, una negligenza che ha ferito l’animo e la sensibilità di tutta una città ma soprattutto dei familiari del defunto”.

Abbiamo scelto la sede del comune proprio per questo: per affermare che la città di Lamezia Terme vuole e desidera commemorare i suoi figli più sfortunati in un certo modo, cosi come fanno in tutte le altre città colpite da simili tragedie e come è successo recentemente nei comuni di Borgia e Settingiano (dove, per due lavoratori drammaticamente deceduti sul loro luogo di lavoro, i rispettivi sindaci hanno indetto il lutto cittadino per stringersi tutti insieme al dolore delle famiglie con una intera comunità)”.

Rivolgiamo ancora una volta – concludono - le nostre più sentite condoglianze alla famiglia di Franco Muraca, con la promessa che da parte nostra non verrà mai dimenticato”.

Fratture immobilizzate con cartone all'ospedale di Reggio Calabria, Colombo (Azione identitaria): "Infelice e drammatico coronamento di un sistema sanitario fallimentare"

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"La notizia delle ingessature ai pazienti, stabilizzate con cartone, dell’Ospedale di Reggio Calabria rappresenta l’infelice e drammatico coronamento di un sistema sanitario fallimentare ed il cui commissariamento non ha certo mitigato bensì peggiorato.

Purtroppo a farne le spese sono sempre e solo i pazienti che subiscono le dinamiche di questo settore sempre legate all’affarismo politico, all’arroganza, spesso, di direttori generali, che sono sempre più manager di loro stessi e che con il loro linguaggio ciarliero sfoggiano numeri e cifre che non trovano riscontro oggettivo nella realtà della reale situazione all’interno degli ospedali e, con fare demagogico, rimandano a futuri miglioramenti.

In occasione di un’altra vicenda vergognosa verificatasi in Calabria, precisamente nell’ospedale di Vibo Valentia circa due settimane fa, dove su un’anziana ultranovantenne si ritardava una operazione per la frattura del femore causa mancanza di anestesista, avevo chiesto la venuta urgente del ministro della sanità Grillo, per tastare con proprie mani e vedere coi suoi occhi, le condizioni dei nostri ospedali, dei reparti, i disagi degli ammalati e le difficoltà di medici ed infermieri, già in stato carente di personale nei reparti di Pronto Soccorso, con attese per i bisognosi, che si protraggono anche per sette-otto ore.

 A fronte di questa richiesta è giunto invece il sottosegretario alla Sanità, Fugatti, il quale ha fatto visita a qualche ospedale calabrese e clinica privata del territorio, dico troppo poco ancora per una regione come la Calabria che paga lo scotto più forte di politiche clientelari nella stessa Sanità con situazioni e uomini legati a doppio filo al mondo della politica, dove spesso si sacrificano eccellenze e medici davvero bravi che sono costretti armi e bagagli ad abbandonare le corsie dei nostri ospedali per recarsi altrove a svolgere la propria professione.

In Calabria la politica ha fallito: nel 2007 una Giunta regionale di centrosinistra con un maxiemendamento notturno ne cambiò l’assetto sanitario-organizzativo spazzando via la vecchia ripartizione territoriale delle ASL (ancora vigente anche nelle regioni del nord) e rimpiazzandola con le ASP (Aziende sanitarie provinciali).

 Al mattino seguente ci spiegarono, per bocca dell’allora assessore Lo Moro, che il vecchio sistema aveva portato debito ed andava sburocratizzato e snellito, poi invece ci ritrovammo con un commissariamento ed un disavanzano di cui oggi i numeri precisi non si conoscono ancora e tutti i tavoli di discussione in materia, dal Massici all’odierno Adduce, non ne sono venuti a capo.

Noi di Azione Identitaria chiediamo al Governo Nazionale di rivedere tutto il sistema sanitario in Calabria, la fine del commissariamento è salutare ma non basta, in quanto proprio da Roma devono rivedere i criteri di ripartizione del fondo sanitario nazionale destinato alle regioni, che per anni è stato attuato in maniera non omogenea tra nord e sud e con criteri che hanno fatto perdere alla Calabria diversi milioni di euro.

E’ fondamentale iniziare da questo perché, con le logiche del taglio e dei Piani di Rientro del debito, ci ritroviamo una sanità scadente che, dal momento che non è un prodotto commerciale che possiamo cambiare a nostro gusto, si ripercuote in maniera seria sull’utenza, tanti sono gli ammalati che meritano rispetto ed attenzione da parte di chi ci governa".

Igor Colombo -Coordinatore regionale Azione Identitaria Calabria

Ospedale Vibo, 90enne si rompe il femore ma non può essere operata perché mancano gli anestesisti. La denuncia di Azione identitaria

"Esprimere un qualsiasi sentimento di vergogna per quanto sta accadendo all’ospedale civile di Vibo Valentia, dove una donna anziana ultranovantenne ricoverata da sabato per la rottura del femore ancora deve essere operata ed il ritardo dell’intervento chirurgico, che doveva avvenire entro un paio di giorni dall’arrivo nel nosocomio, è dovuto alla mancanza di anestesisti, è un qualcosa di inaccettabile e vergognoso".

E' quanto denuncia in una nota, il coordinatore regionale di Azione identitaria Calabria, Igor Colombo

"Della situazione dello Jazzolino - prosegue Colombo - noi di Azione Identitaria, ce ne siamo occupati un anno fa, all’indomani dell’ennesimo decesso di un paziente nella stessa struttura ospedaliera, con un presidio dinanzi all’ospedale in cui fu affrontata, parlando con cittadini e giornalisti, tutta la criticità della sanità in Calabria e delle condizioni in cui sono lasciati i presidi sanitari nella nostra regione.

Su quest’altra pagina triste e drammatica della sanità, che vede purtroppo ancora la città di Vibo al centro dell’attenzione, non posso che esternare il mio rammarico e la mia rabbia poiché, ormai, in Calabria gli ospedali pubblici sono stati ridimensionati e depotenziati di personale medico e paramedico. Il blocco del turn-over ha aggravato ulteriormente la situazione e a fronte di questo vero e proprio sfacelo ci troviamo un commissario, come il dottore Scura, che non è riuscito neppure a garantire la convenzione con le strutture private nella Regione che, in casi come la signora di Briatico che aspetta ormai da giorni di essere operata, avrebbero potuto costituire una rapida soluzione con un trasferimento d’urgenza presso una clinica convenzionata in Calabria.

Sono molti anni che tutti gli ospedali in Regione lavorano sotto-organico e proprio la scorsa estate ho avuto modo di raccogliere le testimonianze dei continui disagi operativi da parte del  personale medico dell’ospedale di Locri, in occasione di un altro nostro presidio di protesta per evitare la chiusura del reparto di dialisi estiva, a causa dello stesso motivo: la mancanza di personale.

Ogni anno per effetto dei pensionamenti gli ospedali della Calabria sono i più colpiti da questo effetto domino sui reparti, la mancanza di specialisti, primari, medici ed infermieri mette a serio rischio non solo la salute dei cittadini ma anche l’operato e la condotta degli stessi addetti ai lavori, che svolgono l’attività nelle corsie dei nostri nosocomi spesso con turni massacranti e senza alcun riposo settimanale e, quindi, in estreme condizioni precarie.

Alla luce di quanto sta accadendo all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia invito il neo-ministro alla sanità, Grillo, a scendere urgentemente in Calabria per visitare i nostri ospedali, soprattutto quelli dove con una certa frequenza si verificano casi di malasanità o di pessima gestione dei casi clinici.

Il Piano di Rientro di un debito sanitario, che da quando la Regione è stata commissariata (luglio 2010) non ci è ancora dato sapere a quanto ammonti, rappresenta una vera e propria spada di Damocle sull’utenza, costretta spesso ad emigrare fuori regione per casi urgenti e che ora sta riscontrando difficoltà anche per un intervento che può essere classificato di “routine”, come quello al femore della povera signora di Briatico, che rischia di avere conseguenze ben più drammatiche se non si interviene tempestivamente".

 

 

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