Pistole nascoste in un casolare, un arresto

Detenzione abusiva di armi e munizioni. Questa l’accusa con la quale un 36enne è finito in  manette a Cinquefrondi (Rc).

A stringere le manette attorno ai polsi dell’uomo sono stati i carabinieri che, nel corso di un servizio straordinario di controllo in contrada Gunnari, nel comune di Cinquefrondi, hanno rinvenuto in un casolare di sua proprietà: una pistola semiautomatica Tanfoglio calibro 22 con matricola abrasa e una pistola spararazzi modificata per sparare proiettili.

In seguito alla convalida dell’arresto da parte del gip del tribunale di Palmi, per il 36enne è stata disposta la misura cautelare in carcere.

In casa con 400 grammi di canapa indiana, arrestato

I carabinieri della Compagnia di Taurianova (Rc), nel corso di un servizio di controllo del territorio, hanno arrestato un 48enne di Cinquefrondi in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nello specifico, i militari dell’Arma, durante una perquisizione domiciliare, hanno individuato 400 grammi di canapa indiana.

Lo stupefacente, occultato in un frigorifero spento, è stato in parte rinvenuto in una busta di carta avvolta in un cellophane all’interno di un contenitore vuoto di caffè.

Ulteriori infiorescenze sono state trovate in un sacchetto di plastica nascosto in un contenitore sigillato, mentre all’interno di un pensile della cucina è stato rinvenuto un bilancino di precisione, un vaso con una piantina di canapa e numerose buste in plastica necessarie per il confezionamento delle dosi.

Al termine della perquisizione i carabinieri hanno proceduto al sequestro dello stupefacente e all'arresto del 48enne, il quale, in seguito all’udienza di convalida, è stato posto ai domiciliari.

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Produzione e traffico di droga, tre arresti

I carabinieri hanno eseguito tre ordinanze di misura cautelare, emesse dal gip di Palmi (Rc), per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

Nello specifico, l’attività investigativa condotta dai militari della Stazione di Cinquefrondi e dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”, ha preso il via lo scorso luglio ed ha permesso di raccogliere gravi indizi nei confronti dei tre persone di Cinquefrondi, indagate per la gestione di una vasta piantagione di canapa indiana, rinvenuta in contrada Frascara del comune di Anoia.

Sulla scorta degli elementi di prova sinora raccolti, in ordine all’ipotesi d’accusa formulata dal gip, gli indagati avrebbero curato la coltivazione di 952 arbusti di canapa “nana”.

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Nascondeva un chilo di marijuana in un capannone, arrestato

Poco meno di un chilo di marijuana. E’ quanto hanno rinvenuto in un capannone agricolo a Cinquefrondi (Rc), i carabinieri della Compagnia di Taurianova e dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria.

La  scoperta è stata fatta in seguito ad un controllo a carico di un 48enne del luogo, il cui comportamento ha destato i sospetti dei militari. E’ seguita quindi una perquisizione, nel corso della quale, in un capannone agricolo nella disponibilità dell’indagato, è stato rinvenuto lo stupefacente.

Pertanto, al termine delle attività di rito, il 48enne è stato sottoposto ai domiciliari.

Operazione “Saggio compagno”: ordine carcerazione per otto imputati

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, nei giorni scorsi, hanno dato esecuzione all’ordine per la carcerazione disposto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti di otto imputati nell’operazione “Saggio compagno”, condotta dai carabinieri dalla Compagnia di Taurianova  tra il 2014 e 2015, finalizzata alla disarticolazione del “locale” di Cinquefrondi, cosca operante in tutta la piana di Gioia Tauro ed attiva nel traffico di sostanze stupefacenti e nel contrabbando di armi da sparo.

In particolare, l’indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, aveva portato all’esecuzione di tre provvedimenti restrittivi nei confronti di 84 persone, permettendo di documentare come i vertici delle famiglie “Foriglio” “Petullà” e “Ladini” fossero riuscite nel tempo, grazie alla forza di intimidazione scaturita dal vincolo associativo e dalle conseguenti condizioni di assoggettamento e omertà, ad imporre il loro volere sul territorio dei comuni di Cinquefrondi e Anoia, assicurandosi anche il controllo del fiorente settore degli appalti boschivi e di ogni attività ad esso strumentale.

A far luce sulle dinamiche della cosca erano state le dichiarazioni di Rocco Francesco Ieranò, intraneo al sodalizio poi divenuto collaboratore di giustizia, che ha permesso di documentare la strategia e gli obiettivi di Giuseppe Ladini, ritenuto 'ndranghetista associato alla carica del "Vangelo" e indicato quale boss di Cinquefrondi. In pochi anni, quest’ultimo avrebbe scalato le gerarchie della ‘ndrangheta e, forte di un vero e proprio esercito di picciotti, avrebbe dato vita ad una sua ‘ndrina, destinata a guadagnarsi fama per la spudoratezza delle modalità di azione, come poi riscontrato dalle stesse indagini all’esito delle quali erano stati contestati capi d’accusa particolarmente gravi: estorsione, detenzione abusiva di armi, furto aggravato, ricettazione, favoreggiamento personale, danneggiamento seguito da incendio, violazioni delle disposizioni per il controllo delle armi, armi clandestine, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini hanno portato anche, al sequestro di beni mobili, immobili, attività commerciali e rapporti bancari per un valore di circa 500 mila euro.

Gli arrestati, riconosciuti colpevoli a seguito di rigetto del ricorso per Cassazione, del reato di associazione di tipo mafioso o, comunque, di reati aggravati dal metodo mafioso, escluso il periodo di reclusione già scontato nel corso del giudizio, sono stati condannati a pene comprese da uno a sei anni.

In particolare, Raffaele Petullà, ritenuto colpevole dei reati di estorsione commessa avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416bis e di furto aggravato, è stato condannato alla reclusione a sei anni e quattro mesi, di cui dovrà scontare i rimanenti due.

Saverio Napoli, condannato a otto anni e otto mesi di reclusione perché ritenuto componente attivo del “locale” di Cinquefrondi, dovrà scontare in carcere i due anni restanti.

Cinque anni e quattro mesi di reclusione, invece, per Michele Ierace, altro appartenente alla cosca disarticolata, essendo stato condannato in Appello a dieci anni e otto mesi.

Anche per Antonio Petullà non sono servite le rimostranze della difesa, che ritenuto colpevole di appartenere all’associazione di tipo mafioso, dovrà ora scontare una pena di sei anni e due mesi.

Quanto a Rocco Foriglio, il ricalcolo della pena effettuato dalla Procura Generale, ha comportato l’applicazione della reclusione per dieci mesi.  

Reclusione a nove anni e un mese per Nicodemo Lamari che dovrà adesso scontare i restanti tre anni.

Pena minore, invece, per Rocco Varacalli, riconosciuto colpevole dei reati aggravati dal metodo mafioso, di detenzione di armi da guerra e spaccio di sostanze stupefacenti, dovrà adesso scontare una reclusione per i restanti undici mesi, avendo già scontato buona parte dei cinque anni di pena stabiliti dai giudici dell’Appello.

Da ultimo, per Antonella Bruzzese, un residuo di pena pari a cinque anni e sei mesi.

Oltre alle pene detentive, per i condannati è stata disposta anche la libertà vigilata, nonché la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per anni e la revoca delle prestazioni previdenziali; provvedimenti di condanna che, unitamente a quelli già eseguiti dai carabinieri lo scorso novembre 2021 nei confronti di ulteriori 5 condannati, hanno portato alla conclusione dell’iter giudiziario relativamente all’operazione “Saggio compagno”.

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Sorpreso ad abbattere specie protette in area interdetta alla caccia, denunciato

Un 73enne di Giffone (Rc) denunciato a piede libero, con contestuale sequestro di armi e selvaggina.

E’ successo a Cinquefrondi (Rc) dove, nel corso di un servizio di controllo, i Carabinieri hanno sorpreso il pensionato intento a praticare caccia illegale nel Parco nazionale d’Aspromonte.

In particolare, i militari dell’Arma si trovavano in località “Fontana Parlato”, quando hanno sentito alcuni colpi di fucile provenire da un’area protetta nella quale è interdetta la caccia. Inoltratisi nella vegetazione, hanno trovato il 73enne in procinto di raccogliere l’ultimo dei sette fringuellini abbattuti poco prima. Pertanto, anche in considerazione del fatto che i fringuelli non possono essere cacciati poiché appartenenti a specie protetta, l’uomo ha subito la denuncia, il sequestro del fucile, delle munizioni e della selvaggina uccisa.

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'Ndrangheta, operazione “Saggio compagno”, eseguiti 5 ordini di carcerazione

Nel corso della notte, i Carabinieri della Compagnia di Taurianova hanno dato esecuzione all’ordine per la carcerazione disposto dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti di 5 imputati dell’operazione “Saggio Compagno”, indagine che, fra il dicembre del 2014 ed il gennaio del 2015, aveva portato a due retate finalizzate alla disarticolazione della “locale” di Cinquefrondi, cosca operante in tutta la piana di Gioia Tauro ed attiva nel traffico di sostanze stupefacenti e nel contrabbando di armi da sparo.

I Carabinieri coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, avevano infatti dato esecuzione a tre provvedimenti restrittivi nei confronti rispettivamente di 36, 29 e 19 persone, ad esito di un’attività investigativa che ha permesso di documentare come i vertici delle famiglie “Forigilio” “Petullà” e “Ladini” sarebbero riuscite, grazie alla forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e dalle conseguenti condizioni di assoggettamento e omertà che ne derivavano, ad imporre il loro volere sul territorio dei comuni di Cinquefrondi e di Anoia, assicurandosi anche il controllo del fiorente settore degli appalti boschivi e di ogni attività ad esso strumentale. A far luce sulle dinamiche della cosca erano state le dichiarazioni di un intraneo al sodalizio poi divenuto collaboratore di giustizia, che, grazie alle sue dichiarazioni, aveva permesso di dare luce sulla strategia e gli obiettivi di un presunto 'ndranghetista, associato alla carica del "Vangelo" e indicato quale boss di Cinquefrondi. In pochi anni, l’uomo avrebbe scalato le gerarchie della ‘ndrangheta e, forte di un vero e proprio esercito di picciotti, avrebbe dato vita ad una sua ‘ndrina, destinata a guadagnarsi fama per la spudoratezza delle modalità di azione, come poi riscontrato dalle stesse indagini dei carabinieri all’esito delle quali sono stati contestati reati particolarmente gravi, fra cui estorsione, detenzione abusiva di armi, furto aggravato, ricettazione, favoreggiamento personale, danneggiamento seguito da incendio, violazioni delle disposizioni per il controllo delle armi, armi clandestine, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tutti fatti aggravati dal metodo mafioso. L’operazione aveva anche portato al sequestro di beni mobili, immobili, attività commerciali e rapporti bancari per un valore di circa 500 mila euro.

Con l’odierno provvedimento, si è così giunti al capolinea dell'iter giudiziario. A nulla, infatti, è valso il ricorso in Cassazione avanzato a seguito della sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Gli ermellini, infatti, si sono pronunciati il 12 novembre scorso, ritenendo insussistenti le doglianze avanzate dalle difese e perché venisse data esecuzione alla condanna definitiva: per i cinque arrestati si sono quindi aperte le porte del carcere di Palmi, dove dovranno ora scontare pene dai 3 ai 9 anni.

Gli arrestati

Costantino Tripodi, 76 anni, ritenuto il capo locale e imputato per essere talmente intraneo ai segreti della ‘ndrangheta da averne preso parte ai riti di affiliazione che sancivano l’ingresso dei nuovi picciotti nelle consorterie e che servivano a regolamentare i rapporti interni ed esterni alle ‘ndrine. Proprio in questa veste, gli sarebbe stato riconosciuto un posto di spicco nelle tradizionali riunioni della Provincia a Polsi. Fatti, per cui dovrà ora scontare 9 anni e 8 mesi di reclusione.

Antonio Zagari, 73 anni, ritenuto intraneo alla 'ndrangheta, rivestendone la carica di capo società e contabile della locale di Cinquefrondi. A lui, inoltre, era stata data la dote del Vangelo, il quale a seguito del ricalcolo della pena da parte della Procura Generale del periodo di detenzione “presofferto”, dovrà scontare la pena della reclusione per anni 7 e 6 mesi.

Ettore Crea, 49 anni, considerto il custode delle armi da guerra, dovrà scontare 4 anni e 4 mesi di reclusione, nonché provvedere al pagamento di una multa pari a 6 mila euro. Crea era stato già arrestato il 1° marzo 2014, poichè trovato in possesso di un fucile mitragliatore di provenienza illecita.

Francesco Longordo, 42 anni, ritenuto colpevole del favoreggiamento personale del boss in ascesa, al quale avrebbe in più occasioni garantito l’elusione delle investigazioni dei Carabinieri, “bonificando” l’abitazione del capo ‘ndrina dalle telecamere installate dagli investigatori e suggerendogli le cautele ritenute più idonee a non essere intercettato. Dovrà ora permanere nell’istituto di pena per 6 mesi, avendo già scontato, fra custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari, 4 anni e 5 mesi.

Antono Raco, 35 anni, unico dei cinque arrestati già in carcere, dovrà scontare 6 anni di reclusione essendo stato ritenuto responsabile dalla Corte di Appello di Reggio Calabria delle contestazioni mosse dalla Procura Generale. L’imputato, nel 2017 era già stato condannato definitivamente per aver condotto un fiorente traffico di sostanze stupefacente ed ora, alla pena irrogata per quei motivi è stata cumulata l’odierna condanna, scaturita dal suo coinvolgimento nelle dinamiche della ‘ndrina, per conto della quale avrebbe movimentato le armi .

Oltre alle pene detentive, per 3 dei 5 arresati, è stata disposta la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni a partire dalla fine della detenzione. Per tutti è stata comunque disposta la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per anni 5 e la revoca delle prestazioni previdenziali.

Sorpreso per strada nonostante fosse positivo al covid, denunciato

Positivo al Covid se ne andava in giro come se nulla fosse. Per questo motivo un 38enne di Cinquefrondi, nel Reggino, è stato denunciato dai Carabinieri che durante un normale servizio di controllo l’hanno sorpreso per strada.

L’uomo, nonostante fosse sottoposto a quarantena obbligatoria, è stato notato mentre era intento a passeggiare per le strade del centro cittadino.

Il protagonista della vicenda, dopo essere stato accompagnato a casa, è stato segnalato all’autorità giudiziaria per violazione dell’ordine di autorità per impedire la diffusione di malattia infettiva che prevede l’arresto fino a 18 mesi e l’ammenda fino a cinquemila euro.

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