Manda una lettera ad un commerciante per estorcergli denaro, arrestato

Gli uomini della questura di Reggio Calabria, al termine di un'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della città dello Stretto, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il locale tribunale, nei confronti di Matteo Iannò, 40 anni, indagato per tentata estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso.

L'indagine che ha portato all'emissione del provvedimento ha preso il via il 19 febbraio scorso, quando il titolare di un esercizio commerciale ha ricevuto una missiva con una richiesta estorsiva di mille euro al mese da destinare al sostentamento dei “carcerati”, con la minaccia, in caso d'inottemperanza, dell’incendio del negozio.

Una volta avviata l'attività investigativa, i poliziotti della scientifica di Reggio Calabria avrebbero rilevato, sia sulla busta che sulla lettera, le impronte papillari di Iannò.

Pertanto, sulla scorta degli indizi raccolti dagli investigatori, i magistrati della Dda hanno chiesto al gip la misura cautelare che è stata eseguita nei giorni scorsi.

 

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Estorsione ai danni di un imprenditore del Vibonese, due arresti

Si allarga l’inchiesta sul giro di estorsioni a Nicotera che lo scorso 18 luglio ha portato all’arresto di Antonio Mancuso, l’anziano boss dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta operante nel Vibonese, e del nipote Alfonso Cicerone, 45 anni.

Nel corso della notte i Carabinieri della Compagnia di Tropea hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip distrettuale di Catanzaro nei confronti di altre due persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Si tratta di Giuseppe Cicerone, 88 anni, cognato di Antonio Mancuso e di Francesco D’Ambrosio, 39 anni, entrambi di Nicotera.

L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, è stata denominata “Maqlub” che in arabo significa ribaltamento.

Si tratta della stessa inchiesta che ha fatto luce sull’estorsione perpetrata ai danni dell’imprenditore Carmine Zappia. La sua coraggiosa denuncia aveva permesso agli inquirenti di costruire un solido impianto accusatorio che ha retto al vaglio del gip di Vibo Valentia in sede di convalida, tant’è che sia Antonio Mancuso che Alfonso Cicerone sono ancora in carcere. Ai domiciliari finisce adesso Giuseppe Cicerone che – secondo l’accusa – avrebbe concorso all’estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni dell’imprenditore nicoterese. In particolare l’88enne avrebbe riferito alla vittima che “era stato deciso di pestarlo” e che ciò non avveniva solo per il suo personale parere negativo. Avrebbe dunque agito nell’interesse del boss Antonio Mancuso.

Dall’indagine emergono però altre vicende estorsive scoperte dai Carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di Nicotera. Ricostruita infatti una tentata estorsione ai danni di alcuni ambulanti e, in particolare, nei confronti di un cittadino extracomunitario.

Lo scorso 1 giugno Francesco D’Ambrosio, Alfonso Cicerone e Rocco D’Amico (indagato a piede libero) avrebbero cercato di farsi consegnare da ciascun ambulante che frequentava piazza Garibaldi 50 euro per l’occupazione e l’utilizzo degli spazi.

Per questo motivo D’Ambrosio deve rispondere di estorsione aggravata dalle modalità mafiose e nei suoi confronti il gip ha disposto l’applicazione della misura cautelare agli arresti domiciliari.

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Estorsione e usura, due arresti nel Vibonese

Un'odissea di otto anni fatta di notti insonni, paure, minacce, umiliazioni. Ostaggio della logica ‘ndranghetista e “liberato” dai carabinieri.

È finito all'alba di ieri con l'arresto dei suoi presunti aguzzini l'incubo di un imprenditore, finito in un vorticoso giro di usura ed estorsione.

In manette sono finiti Antonio Mancuso, 81 anni, esponente dell’omonima famiglia ‘ndranghetista di Limbadi ed il nipote Alfonso Cicerone, 45 anni, anch'egli residente a Nicotera.

Altre cinque persone, tutte di Nicotera, risultano indagate a piede libero.

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta dal procuratore Nicola Gratteri ha emesso il fermo nei confronti dei due indagati per i gravi indizi di colpevolezza emersi nel corso dell’indagine e per il pericolo di fuga ritenuto “fondatissimo”.

I 7 indagati devono rispondere a vario titolo di usura ed estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore antimafia Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai carabinieri della Compagnia di Tropea, trae origine da un'attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti.

L'incubo dell'imprenditore nasce esattamente otto anni fa, nel maggio 2011 quando l’uomo acquista un immobile, composto da due piani fuori terra a Nicotera, per la cifra di 400mila euro.

Metà dell’importo viene immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilisce l’erogazione secondo dazioni periodiche senza termini temporali e quantitativi. Avvenuto il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte dell’importo, gli ex proprietari avrebbero iniziato ad avanzare in maniera sempre più minatoria e perentoria le richieste della consegna del denaro fino a rivolgersi ad esponenti vicini ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito. Le richieste si fanno sempre più pressanti fino a quando all’imprenditore non viene comunicato che Antonio Mancuso aveva rilevato il credito e che le erogazioni di denaro sarebbero avvenute in suo favore.

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Estorsione con metodo mafioso, 47enne finisce in manette

I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il tribunale di Catanzaro - su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia - a carico di Mario Vigliaturo, 47 anni, ritenuto responsabile d'estorsione e tentata estorsione, aggravati dal metodo mafioso, ai danni di un’impresa appaltatrice di lavori pubblici eseguiti nel comune di San Giorgio Albanese.

Le indagini, che hanno portato all'emissione della misura, sono state avviate in seguito alla denuncia di un atto intimidatorio subito dall’imprenditore taglieggiato nel mese di maggio 2018, mediante il posizionamento di una bottiglietta contenente liquido infiammabile sulla pedaliera di un camion aziendale parcheggiato in un’area prossima al cantiere.

Per gli investigatori, a distanza di un mese dall’atto intimidatorio, Vigliaturo avrebbe avvicinato i responsabili dell’azienda per chiedere di una somma di denaro quale “regalino per gli amici di Corigliano”.

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Estorsione e turbata libertà degli incanti, due imprenditori in manette

 

I finanzieri della Tenenza di Corigliano Calabro (Cs) hanno dato esecuzione ad una misura cautelare personale degli arresti domiciliari, nei confronti di due imprenditori coriglianesi, indagati per estorsione e turbata libertà degli incanti.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Castrovillari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, trae origine dalla denuncia presentata da un imprenditore il quale ha raccontato di essere stato avvicinato e minacciato da alcune persone, al fine di farlo desistere dal partecipare ad un’asta pubblica per la vendita di un capannone industriale.

Le indagini hanno permesso di trovare riscontro alle dichiarazioni della vittima.

Pertanto, al fine d'impedire il protrarsi delle condotte illecite e la reiterazione dei reati, le fiamme gialle hanno chiesto le misure cautelari restrittive della libertà personale nei confronti di due imprenditori ritenuti responsabili dell’estorsione e del condizionamento dell’asta pubblica.

Il gip ha quindi accolto la richiesta, disponendo l’arresto domiciliare per i due imprenditori, accusati di turbata libertà degli incanti ed estorsione.

 

Operazione "Mbasciata": estorsione con metodo mafioso, due arresti nel Vibonese

Nel corso di un'operazione, denominata "Mbasciata", i carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Serra San Bruno, supportati nella fase esecutiva dai militari delle Stazioni di Soriano Calabro e Arena, hanno eseguito un provvedimento cautelare in carcere nei confronti di due persone accusate di tentata estorsione continuata, aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini hanno avuto inizio a febbraio 2018 quando due imprenditori edili, originari di Arena (Vv), hanno denunciato un tentativo di estorsione posto in essere in più occasioni tra Vibo Valentia e Arena.

Nella circostanza, i due imprenditori, fratelli tra loro, hanno denunciato che mentre stavano eseguendo un lavoro per il ripristino delle condutture fognarie nel capoluogo di Provincia, sono stati avvicinati in almeno tre circostanze dai destinatari del provvedimento, ovvero: Emilio Pisano, 50 anni, originario della frazione Ariola di Gerocarne e Vincenzo Puntoriero, 65anni, residente a Vibo Valentia.

Per gli investigatori, i due uomini avrebbero avvicinato i due fratelli con modalità tipicamente mafiose, al fine di ottenere duemila euro, pari a circa il 5 % dell’importo complessivo dell’appalto. 

Le minacce sarebbero state formulate sia in maniera implicita, che in maniera esplicita.

Di fatto, i riferimenti agli “amici di Vibo”, hanno consentito agli inquirenti di collegare i vari episodi estorsivi, dopo aver identificato i presunti autori del reato.

Il nome dell’operazione trae origine proprio dal fatto che gli arrestati, che agli occhi delle vittime sarebbero apparsi semplici mediatori, cioè, utilizzando il tipico termine in dialetto calabrese, portatori proprio di una ‘mbasciata'.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Al termine delle formalità di rito, per i due arrestati si sono aperte le porte del carcere Vibo Valentia.

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Tentata estorsione, i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno arrestano due persone

Nel corso di un'operazione condotta a partire dall'alba di oggi a Vibo Valentia e Gerocarne, i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di due persone ritenute responsabili di tentata estorsione continuata, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di due imprenditori edili vibonesi che nel febbraio del 2018 stavano eseguendo un lavoro per il ripristino delle condutture fognarie nel capoluogo.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, sono state condotte dai militari della Sezione operativa della Compagnia di Serra San Bruno.

I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, in programma alle ore 10:30 di oggi presso il Comando provinciale carabinieri di Vibo Valentia.

Squestro di persona e tentata estorsione, sette persone in manette

È stata denominata "Take away", l'operazione avviata alle prime ore di questa mattina, nel corso della quale la polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di sequestro di persona e tentata estorsione aggravati dalle modalità mafiose.

Durante il blitz, gli agenti hanno effettuato anche diverse perquisizioni domiciliari.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, che si terrà alle ore 11.00 presso la sala convegni della questura di Reggio Calabria. 

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