Ergastolo per i mandanti e l'esecutore dell'omicidio in spiaggia a Soverato dell'agosto 2010

E' arrivata la sentenza per i mandanti e l'esecutore del brutale omicidio di Ferdinando Rombolà, ucciso a colpi di 357 Magnum il 22 agosto del 2010 sulla spiaggia di Soverato.

Un periodo, quello dell'agosto 2010, che aveva visto riaccendersi la faida tra le cosche "Sia-Tripodi-Procopio" operativi a Soverato, da una parte, e la cosca "Gallace" operanti a Guardavalle, dall'altra.

Secondo la Corte d'Assise, che ha accolto le richieste della pubblica accusa, Fiorito Procopio, di 65 anni, e Michele Lentini, di 47 anni, avrebbero commissionato l'omicidio del Rombolà a Antonio Pantaleone Gullà di 51 anni. Per tutti e tre i responsabili è stata decisa la pena del carcere a vita.

 

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"Faida dei boschi", sette persone fermate nelle Serre

Gli uomini della squadra mobile di Vibo Valentia e del commissariato di Serra San Bruno, con il supporto del Servizio centrale operativo di Roma e del Reparto prevenzione crimine di Vibo Valentia, la scorsa notte, hanno eseguito un decreto di fermo, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di sette indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi, rubate o a canne mozze e ricettazione; reati aggravati dal metodo mafioso.

L'operazione, denominata "Black windows", rappresenta l'epilogo delle indagini che hanno preso l'abbrivio in seguito al tentato omicidio, il 28 luglio 2017, di due fratelli, uno dei quali minorenne affetto da sindrome di down.

Gli investigatori sono riusciti a fare luce sulle dinamiche criminali che interessano l’entroterra vibonese, sul quale, da decenni, imperversa la ”faida dei boschi”, che vede contrapposte le famiglie Loielo ed Emanuele-Maiolo.

 Le indagini avrebbero fatto luce sui: "complessi equilibri che portarono alla consumazione dell'agguato mafioso", nel quale rimasero gravemente feriti i due fratelli "dipingendo un quadro a tinte fosche fatto di trame ordite, senza soluzione di continuità, dagli Inzillo, contigui agli Emanuele" per arrivare all'eliminazione della controparte, "espressione invece della famiglia Loielo".

Per la polizia, sullo sfondo del progetto criminale ha trovato poi sfogo l'operato delle "donne della famiglia Inzillo: operato che si è contraddistinto per l'inusitata violenza delle affermazioni, per la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari, per il costante incentivo all'azione assicurato in favore dei 'maschi buoni' della famiglia (ossia gli uomini capaci di commettere le azioni delittuose) nonché per l'apporto che in prima persona le stesse hanno garantito nella custodia delle armi".

Non hanno infatti esitato "a coinvolgere anche l'anziana madre", che è stata indotta dalle figlie a nascondere una pistola nella propria biancheria intima, al fine di fugare eventuali controlli da parte delle forze dell'ordine.

Maggiori dettagli verranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 di oggi alla Questura di Vibo Valentia alla presenza del procuratore capo Nicola Gratteri. 

 

"Faida dei boschi": sequestrati beni per 800 mila euro a presunto boss della 'ndrangheta

A seguito di indagini patrimoniali - coordinate dal Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro,  Nicola Gratteri e dal Procuratore Aggiunto Vincenzo Luberto - la Guardia di Finanza di Catanzaro ha sottoposto a sequestro un patrimonio di circa 800.000 euro. Nella mattinata odierna i finanzieri del G.I.C.O. del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro in esecuzione di un provvedimento emesso dal giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito il sequestro di 4 unità immobiliari e  5 terreni siti nei Comuni di San Sostene e Davoli, in quanto ritenuti di fatto riconducibili a Fiorito Procopio, boss della cosca Sia-Procopio-Tripodi (alleata con la cosca Vallelunga di Serra San Bruno), operante sul litorale ionico soveratese e già colpita da analoghi provvedimenti nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata Showdown. Si tratta di ulteriori indagini eseguite nei confronti di alcuni appartenenti alla medesima cosca mediante l’approfondimento di elementi investigativi emersi nel corso dell’originaria indagine Showdown che aveva disarticolato la cosca in questione a seguito della cosiddetta "Faida dei boschi". Il sequestro di oggi rappresenta l’epilogo di complesse ed articolate indagini economico - finanziarie eseguite dal G.I.C.O. di Catanzaro e coordinate dalla D.D.A di Catanzaro attraverso una meticolosa ricostruzione di articolati assetti societari e di sofisticate operazioni finanziarie ed il conseguente incrocio con le risultanze dell’attività tecnica ed info-investigativa svolta sul territorio. Dette indagini, delegate dalla D.D.A. catanzarese, avevano consentito di ricostruire gli interessi economici della cosca che, ricorrendo ad articolati schermi societari e a fittizie intestazioni di beni, era riuscita ad ingerirsi in importanti iniziative imprenditoriali ed attività commerciali apparentemente legali. Al culmine dellattività investigativa, la Guardia di Finanza ha denunciato alla D.D.A. di Catanzaro 6 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di intestazione fittizia di beni di cui all’art. 12 quinquies della legge 356/1992, aggravato dalle cosiddette "modalità mafiose" di cui art. 7 della legge 203/91, procedendo, contestualmente, al sequestro preventivo di beni immobili per un valore complessivo stimato in circa 800.000,00 euro. 

"Faida dei boschi": un arresto dei Carabinieri

Eseguendo un provvedimento disposto dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello, i Carabinieri hanno arrestato un uomo di 38 anni, Domenico Ruga, su cui pendeva una sentenza definitiva che gli ha attribuito il reato di associazione di tipo mafioso. In virtù dell'ordine di carcerazione firmato dai magistrati reggini, i militari dell'Arma della Stazione di Monasterace hanno trasferito il 38enne presso la Casa di Reclusione di Reggio Calabria. Sconterà 3 anni, 7 mesi e 28 giorni. Il verdetto è relativo al processo "Faida dei boschi" celebrato in seguito ad un'inchiesta condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Locri. L'attività investigativa permise l'accertamento dell'esistenza di una cosca che comprende i Ruga, i Leuzzi ed i Vallelonga, egemone nell'area a cavallo di Caulonia, Monasterace, Riace, Stignano e Stilo. 

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