A Cosenza la versione "gemella" della scultura di Umberto Boccioni "Forme uniche della continuità nello spazio"

La notizia che nei giorni scorsi, presso la casa d’aste Christie's di New York, è stato venduta l’opera bronzea di Umberto Boccioni (1882-1916) Forme uniche della continuità nello spazio per 16 milioni 165mila dollari, pari a 14 milioni e 636.903 euro, dà, di riflesso, enorme lustro alla Galleria nazionale di Cosenza.

Nelle sale espositive di Palazzo Arnone, infatti, i visitatori possono ammirare gratuitamente una versione “gemella” della preziosa opera del grande scultore, donata alla Galleria nazionale di Cosenza dal mecenate Roberto Bilotti.

L’opera è uno dei bronzi numerati, realizzati tra il 1971 e 1972 su commissione del direttore della galleria d’arte “La Medusa” di Roma, Claudio Bruni Sakraischik.

Forme uniche della continuità nello spazio è stata modellata su un calco del 1951 di proprietà del conte Paolo Marinotti, il quale, nel frattempo, aveva ottenuto l’originale dalla vedova di Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del movimento futurista.

La celebre scultura è stata concepita da Boccioni nel 1913 ed è oggi raffigurata anche sul retro dei venti centesimi di euro, proprio quale icona del Futurismo che più di tutte ha influenzato l’arte e la cultura del XX secolo. Il manufatto originale è in gesso e non è stato mai riprodotto nella versione in bronzo nel corso della vita dell’autore.

Quella presente nella Galleria nazionale di Cosenza, dunque, rappresenta un’autentica rarità che aspetta solo di essere goduta, insieme ai tanti altri tesori artistici e storici esposti negli spazi di Palazzo Arnone.

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La Grande Maternità di Antonietta Raphaël approda alla Galleria nazionale di Cosenza

Il patrimonio della Galleria nazionale di Cosenza si arricchisce della scultura Grande Maternità di Antonietta Raphaël (Vilnius 1895 - Roma 1975).

L’opera giunge nelle collezioni del museo per volontà del donante, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, con decisione condivisa da Giulia Mafai, figlia dell’artista; a conclusione di un delicato intervento di restauro sarà esposta da sabato 20 ottobre 2018, alle ore 18.00, accanto alle sculture di Giorgio de Chirico, Emilio Greco, Pietro Consagra, Mimmo Rotella completando, nella sala dedicata, il nucleo donato dalla Famiglia Bilotti.

Per l’occasione la Galleria nazionale di Cosenza osserverà un’apertura straordinaria degli spazi espositivi fino alle ore 21.00.

Antonietta Raphaël, artista cosmopolita e anticonformista, fu tra le voci femminili più aperte e libere del Novecento. Testimone delle immani tragedie del secolo, fu capace di fondere, nella sua incessante ricerca visionaria, la memoria della millenaria tradizione ebraica con l’utopia, amalgamando nella pittura e nella scultura l’angoscia con la gioia di vivere.

Nata in Lituania da famiglia ebraica – il padre era rabbino e la madre, di origini sefardite, esperta di teologia - alla morte del genitore nel 1905, a causa delle leggi di discriminazione delle minoranze ebraiche e lo scoppio della rivoluzione, si trasferisce con la madre a Londra dove studia musica e frequenta l’ambiente artistico, in particolare lo studio dello scultore di origini polacche, Jacob Epstein. Scomparsa la madre, un dolore profondo le impone di lasciare Londra; nel 1924 si ferma a Parigi e poi a Roma; qui porterà la vivacità e la ricchezza dei suoi viaggi e dei suoi incontri, scintilla essenziale per la nascita del sodalizio con Scipione e Mario Mafai che sarà chiamata «Scuola di via Cavour» o «Scuola romana». Da Mafai, che diviene compagno di vita, avrà tre figlie, Miriam, Simona e Giulia.

Raphaël affronta incessantemente il tema della maternità inteso come «l’inizio del mondo, l’inizio delle cose, di tutte le cose» e, attratta con energia crescente dalla scultura, lo trasferisce nel gesso, nella terracotta o nel bronzo.

Già rappresentato, nel 1938, quando l’angoscia, il dolore e la paura dell’artista, all’emissione delle leggi razziali, prende corpo nella Niobe, l’abbraccio protettivo di una madre verso la figlia, quasi a volerla riportare nel grembo, è espresso ancora una volta nella Grande Maternità della Galleria Nazionale di Cosenza, realizzata nel 1960 in gesso e cemento, ricoperti da una vibrante patinatura.

Grazie alla collaborazione con il Conservatorio “Stanislao Giacomantonio”, un concerto accompagnerà l’esposizione della scultura e renderà omaggio alla passione per la musica, coltivata dall’artista negli anni della giovanile formazione a Londra, presso la Royal Academy of Music.

Paolo Presta, fisarmonica, e Federica Greco, voce e tamburi a cornice, proporranno un viaggio nelle melodie della musica tradizionale ebraica, evocando le più intime radici famigliari e poetiche dell’artista lituana.

 

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