Coltivavano droga, arrestati

Tre persone sono state arrestate a Cetraro (CS) dalla guardia di finanza del Comando provinciale di Cosenza, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Paola (CS).

A settembre 2016, in un’area impervia del Comune di Cetraro, i militari hanno scoperto una piantagione composta da oltre 200 piante di “canapa indiana”.

Al termine delle indagini, effettuate sotto la direzione della Procura di Paola, sono stati ricostruiti i fatti ed individuati tre coltivatori responsabili della custodia della sostanza stupefacente. Altre due persone sono state accusate, inoltre, in concorso per detenzione di “marijuana” ai fini di spaccio. Tutti e cinque gli indagati sono di Cetraro.

Le perquisizioni effettuate dai finanzieri nel corso delle investigazioni hanno consentito di rinvenire e sottoporre a sequestro: circa 600 grammi di “marijuana”, una pistola “Colt” con matricola abrasa, una Bmw serie 1, due cellulari e un'agenda manoscritta. Le piante di “canapa indiana” sul mercato avrebbero prodotto un profitto illecito pari ad oltre 500 mila euro.

'Ndrangheta: sequestrato un milione di euro a tre professionisti

Personale dei Comandi provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della guardia di finanza di Reggio Calabria ha eseguito, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, tre provvedimenti con cui è stato disposto il sequestro finalizzato alla confisca di beni per un ammontare complessivo pari a circa un milione di euro, nei confronti degli avvocati Giulia Maria Rossana Dieni e Giuseppe Putortì, nonché del commercialista Rosario Spienella, ritenuti legati, a vario titolo, alla cosca di ‘ndrangheta “Alampi”, operante nella città di Reggio Calabria.

In particolare, Dieni e l’ex marito Putortì, il 22 luglio 2014,  sono stati destinatari di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare e sequestro preventivo emessa dal tribunale sezione gip di Reggio Calabria nell’ambito dell’ operazione “Rifiuti Spa 2”. I due professionisti, nel 2006, sono stati condannati in primo grado alla pena di 8 anni di reclusione " per aver fatto parte di un'articolazione territoriale della 'ndrangheta”.

Secondo l’accusa, i due, recandosi, quali difensori di  Matteo Alampi, a sostenere i colloqui in carcere avrebbero fornito “uno stabile e concreto contributo al mantenimento ed al rafforzamento dell'articolazione territoriale della 'ndrangheta facente capo Matteo Alampi, prestandosi in modo consapevole e sistematico a fare da postini, nonché da portatori di messaggi e notizie recanti le specifiche direttive impartite dal carcere da Alampi ai sodali non detenuti".

In seguito a specifiche e articolate indagini patrimoniali svolte dal Nucleo investigativo dei carabinieri sono stati emessi, dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, i provvedimenti con i quali è stato disposto il sequestro di conti correnti, carte di credito, polizze e vari prodotti finanziari per un valore complessivo stimato in: 220 mila euro a Giulia Maria Rossana Dieni e 569 mila euro a Giuseppe Putortì.

A Spinella, anche lui destinatario il 22 luglio 2014,  dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Rifiuti Spa 2” e in seguito condannato alla pena di anni 8 di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, poiché quale custode/amministratore di una serie di società sottoposte a sequestro e in concorso con soggetti facenti parte della cosca “Alampi” avrebbe consentito la presenza quasi quotidiana del capocosca Giovanni Alampi presso la sede delle imprese e l’intromissione nelle scelte aziendali più importanti ai medesimi soggetti ai quali le imprese erano state confiscate. Il commercialista avrebbe emesso, inoltre, fatture per operazioni inesistenti al fine di costituire fondi neri da erogare alla cosca, sviando l’utilizzo dei mezzi delle imprese confiscate per altri fini cui erano a vario titolo interessati i precedenti proprietari mafiosi. Il tutto aggravato dall’aver commesso il fatto abusando delle pubbliche funzioni.

In relazione a tali risultanze, il Gruppo tutela economia del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza ha svolto approfondimenti, che hanno permesso di accertare che Spienella in qualità di custode/amministratore giudiziario di 4 società, si era indebitamente appropriato di somme presenti sui conti correnti delle imprese per pagare a se stesso parcelle relative a prestazioni professionali per le quali era già stato remunerato dall’Autorità giudiziaria.

Le risultanze investigative hanno portato, quindi, al sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie, riconducibili a Rosario Spinella, fino alla concorrenza della somma di 193.685,26 euro.

Complessivamente il Nucleo investigativo carabinieri e il Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Reggio Calabria hanno proceduto all’esecuzione, nei confronti dei tre professionisti reggini, di misure di prevenzione patrimoniali per un valore stimato pari a 982.685,26 euro.

Cocaina nascosta nel pollo, sul mercato avrebbe fruttato 5 milioni di euro

Gli uomini del Comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle dogane – Ufficio antifrode di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia - hanno individuato e sequestrato un ingente carico di cocaina purissima nel porto di Gioia Tauro.

Lo stupefacente è stato rinvenuto all’interno di un container, che trasportava pollo congelato, proveniente dal Brasile e destinato al porto di Umm Qasr (Iraq).

Le attività sono state eseguite attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti, anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner in dotazione all’Agenzia delle dogane ed unità cinofile della guardia di finanza. La cocaina sequestrata, suddivisa in 23 panetti, per un totale di 25,660 chilogrammi, avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, circa cinque milioni di euro.

L’attività delle fiamme gialle in sinergia con l’Agenzia delle dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle attività di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro che ha portato, nell’anno in corso, al sequestro di oltre 470 chilogrammi di cocaina purissima.

Scacco alle cosche, confiscati beni per oltre 84 milioni di euro

Militari del Comando provinciale della guardia di finanza e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma hanno eseguito, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, una misura di prevenzione sia personale (sorveglianza speciale di pubblica sicurezza) che patrimoniale, disposta dalla locale Sezione misure di prevenzione del tribunale, nei confronti di 11 persone, tra le quali sono annoverati alcuni soggetti gravemente indiziati di appartenere alle cosche di ‘ndrangheta “Morabito” ed “Aquino” ed imprenditori a queste contigui.

Nell’occasione sono state confiscate, in provincia di Reggio Calabria, 8 società commerciali, comprensive dei rispettivi compendi aziendali consistenti in ingenti patrimoni immobiliari (82 beni immobili, 4 veicoli) e rapporti finanziari per un valore stimato pari a circa 84,3 milioni di euro.

Tra i beni oggetto di confisca figurano: complessi edilizi residenziali tra cui “San Rocco 1” e "Residence Vittoria", a Bianco (RC), “Palm View”, Bruzzano Zeffirio (RC)  e “Stignano Mare”, nel medesimo Comune.

Il provvedimento giudiziario costituisce l’epilogo di un’articolata indagine (operazione “Metropolis”) coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dal Nucleo di polizia tributaria – Gico della guardia di finanza di Reggio Calabria, in sinergia con  lo Scico e con il Gruppo di Locri. Le investigazioni, si erano concluse nel 2013 con l’esecuzione di 20 provvedimenti restrittivi personali nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, tra gli altri, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso e di intestazione fittizia di beni. In relazione a tali esiti, la Dda ha delegato alla guardia di finanza ulteriori indagini a carattere patrimoniale volte all’individuazione, ai fini della possibile applicazione di una misura di prevenzione, dei beni mobili ed immobili riconducibili a: Rocco Morabito, figlio del boss Giuseppe detto “Tiradritto”,  Fausto Ottavio Strangio, Daniele Scipione e Sebastiano Vottari, ritenuti organici alla cosca di ‘ndrangheta dei “Morabito” operante nel territorio di Africo. Tra le persone sulle quali le fiamme gialle avevano focalizzato la loro attenzione figuravano, inoltre, Rocco Aquino, Francesco Arcadi e Domenico Vallone, ritenuti esponenti della “locale” di ‘ndrangheta di Marina di Gioiosa Ionica (RC); Sebastiano Sisto Strangio, Giuseppe Carrozza, Domingo Bernal Diaz e Sagredo Lamberti, imprenditori ritenuti contigui alla ‘ndrangheta. 

Dalle ricostruzioni investigative, effettuate, attraverso l’analisi delle singole transazioni economiche e finanziarie operate dagli indagati, dalle società a loro riconducibili e dai rispettivi nuclei familiari negli ultimi  20 anni, è emersa l’esistenza di patrimoni il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nel  2014, la Sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria ha ordinato, l’applicazione della misura ablativa del sequestro su beni mobili, immobili e societari per un valore complessivo pari a 419 milioni euro; nel settembre 2016, l’applicazione della misura personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, per la durata di tre anni nei confronti dell’imprenditore Antonio Cuppari, nonché la confisca di beni mobili, immobili e societari, per un valore complessivo di circa  217 milioni e 450 mila euro.

Con il provvedimento di oggi, la Sezione misure di prevenzione ha disposto la confisca di beni mobili, immobili e societari, per un valore complessivo di circa 84 milioni e 300 mila euro, nonché l’applicazione della misura personale della sorveglianza speciale nei confronti di: Rocco Morabito e Rocco Aquino, per la durata di 5 anni; Daniele Scipione, per la durata di 4 anni; Fausto Ottavio Strangio;  Sebastiano Vottari; Francesco Arcadi, e Domenico Vallone, per la durata di 3 anni. Tra i beni oggetto di confisca figurano 8 società commerciali, comprensive del capitale sociale e patrimonio aziendale.

L’amministrazione dei beni e delle società sarà conferita all’ “Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.

Caporalato in Calabria, denunciate otto persone

La guardia di finanza di Cosenza, a seguito di controlli eseguiti nell’ambito del “Piano focus ‘ndrangheta” disposto dalla Prefettura di Cosenza, ha denunciato all’Autorità giudiziaria di Castrovillari, complessivamente 20 persone, otto delle quali accusate del reato di intermediazione illecita di manodopera (caporalato) e dodici per violazione delle norme del Testo unico immigrazione.

Le operazioni, eseguite dai militari della Tenenza di Montegiordano, si sono svolte attraverso il controllo di automezzi in transito sulla SS 106 Jonica, nonché con interventi eseguiti direttamente nei luoghi dove gli operai venivano impiegati illegalmente.

Otto soggetti, di nazionalità italiana e pachistana, sono stati denunciati quali “caporali”, di cui tre per reclutamento e cinque quali titolari di aziende agricole, per utilizzo e impiego illegale di manodopera.

Tutti rischiano la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a mille euro per ciascun lavoratore reclutato.

Agli stessi potrebbe essere applicata, inoltre, l’aggravante specifica dell’aumento della pena da un terzo alla metà per aver reclutato ed utilizzato forza lavoro superiore alle tre unità.

I presunti “caporali ” reclutatori si sarebbero occupati di reperire manodopera da sfruttare e retribuite con salari inferiori a tre euro l’ora. Tra i reclutati figurerebbero cittadini provenienti prevalentemente da Albania e Pakistan, impiegati nella raccolta di limoni e fragole in aziende agricole calabresi e lucane.

Ad un presunto “caporale”, i militari hanno sequestrato appunti e quaderni riportanti, per ogni singolo lavoratore “reclutato”, le giornate lavorative e la relativa “paga” corrisposta.

Dall’esame della documentazione sarebbe emerso che il presunto “caporale” tratteneva per sé il 30 per cento circa delle retribuzioni di ogni singolo bracciante agricolo, pari ad 11 euro, arrivando a guadagnare, oltre 7 mila euro al mese.

I finanzieri, procederanno ora a valutare le posizione fiscali e patrimoniali dei presunti “caporali” reclutatori al fine dell’eventuale applicazione delle norme in materia di sequestro e confisca di beni.

Le attività condotte dalle fiamme gialle si sono concluse, quindi, con la segnalazione all’Autorità giudiziaria di otto persone di nazionalità italiana e pakistana; l’espulsione di tre 3 soggetti; la denuncia all’Autorità giudiziaria di dodici individui di diverse nazionalità per violazione delle norme sull’immigrazione. Nel corso delle attività, i militari hanno, inoltre individuato 28 lavoratori “in nero” e irregolari, di cui 12 privi di permesso di soggiorno.

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Guardia di finanza: pubblicato il bando per l'arruolamento di 461 marescialli

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale - IV Serie Speciale n. 21 del 17 marzo scorso il bando di concorso, per titoli ed esami, per l’ammissione all’89° corso presso la Scuola ispettori e sovrintendenti della guardia di finanza. Il bando è finalizzato al reclutamento di:

a)  415 allievi marescialli del contingente ordinario;

b) 46 allievi marescialli del contingente di mare.

Al concorso possono partecipare i cittadini italiani che, alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda, abbiano compiuto il 18° anno di età e non abbiano superato il 26°.

I concorrenti devono aver conseguito o dovranno conseguirlo nell’anno scolastico 2016/2017, il diploma di istruzione secondaria di secondo grado.

La domanda di partecipazione al concorso, da presentare entro il 18 aprile 2017, deve essere compilata esclusivamente mediante la procedura informatica disponibile sul sito www.gdf.gov.it  – area “Concorsi Online” seguendo le istruzioni del sistema automatizzato, con la possibilità di scegliere una delle seguenti modalità:

a) “SPID”, sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale;

b) “PEC”, posta elettronica certificata.

Sul sito è possibile reperirei ulteriori informazioni inerenti il bando.

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Falsi braccianti, scoperta truffa all'Inps

La guardia di finanza di Crotone ha scoperto l’ennesima truffa ai danni dell’Inps perpetrata da un’azienda agricola crotonese, mediante la fittizia assunzione di lavoratori inesistenti. Le minuziose indagini svolte dalle fiamme gialle pitagoriche hanno consentito di accertare che l’azienda non disponeva effettivamente di strutture e terreni, indicati fittiziamente sulle domande di assunzione al solo scopo di giustificare il fabbisogno di manodopera.

Tale meccanismo fraudolento ha consentito ai falsi lavoratori di beneficiare indebitamente di indennità varie erogate dall’Inps (disoccupazione, malattia, maternità) per oltre 130 mila euro, nonché della falsa costituzione di contributi utili ai fini pensionistici.

A conclusione dell’attività operativa sono stati puntualmente disconosciuti sia i rapporti di lavoro, sia le connesse prestazioni previdenziali di cui hanno beneficiato i falsi lavoratori. Deferiti all’Autorità giudiziaria il titolare dell’impresa, il consulente del lavoro dell’azienda in quanto responsabile dell’inoltro per via telematica delle false domande di assunzione, nonché 32 “falsi” lavoratori. Per tutti l’accusa è di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di indebite erogazioni previdenziali ed assistenziali.

Falso funzionario dell'Unione europea arrestato in Calabria

I finanzieri della Compagnia di Rossano, coordinati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno tratto in arresto un falso funzionario dell’Unione europea.

L’uomo è accusato di aver ricevuto indebitamente denaro a fronte della promessa di erogazione di finanziamenti comunitari a “fondo perduto”. La truffa sarebbe stata perpetrata ai danni di alcuni imprenditori edili.

In cambio di denaro, il presunto responsabile del reato, avrebbe promesso di revisionare e curare personalmente progetti di investimento destinati a ricevere finanziamenti comunitari.

La vicenda trae origine da una denuncia presentata da alcuni imprenditori, i quali hanno riferito di aver avuto alcuni incontri con tale Sergio Cottignoli.

Presentatosi come funzionario dell’Unione europea addetto alla revisione dei progetti finalizzati ad ottenere finanziamenti con fondi europei di sviluppo, l’uomo avrebbe richiesto denaro al fine di poter “indirizzare”, in particolare, una pratica di finanziamento relativa ad un progetto concernente la costruzione di un villaggio turistico sulla costa ionica.

Cottignoli avrebbe, quindi, assicurato di essere nella condizione di poter assicurare un iter più “spedito” alla pratica, grazie alle asserite influenze negli ambienti delle istituzioni comunitarie.

Nel corso delle indagini, le fiamme gialle hanno identificato il falso funzionario come un pensionato di 76 anni, totalmente estraneo alle istituzioni europee e privo di titoli per poter svolgere la funzione d’intermediazione con soggetti interessati alla percezione di finanziamenti comunitari.

I finanzieri hanno, pertanto, documentato gli incontri tra il falso funzionario e gli ignari imprenditori.

Nel corso di un appuntamento, Cottignoli con la scusa di dover fornire garanzie economiche ad una banca tedesca, avrebbe chiesto il pagamento anticipato di 48 mila euro.

L’imprenditore, ricevuta l’assicurazione dell’erogazione del finanziamento, avrebbe, quindi, emesso un assegno intestato al falso funzionario.

I militari sono, quindi, entrati in azione fermando l’uomo, che avrebbe continuato ad asserire di essere un funzionario della Comunità europea.

Nel corso della perquisizione personale, oltre all’assegno, i finanzieri hanno trovato e sequestrato: numerosi documenti falsi con intestazione dell’Unione europea e di istituti bancari Tedeschi; un timbro con il logo della “Commissione Europea”; alcuni falsi tesserini identificativi con il titolo di “Revisore progetti finanziari Italia” per conto delle Commissioni FESR – FSE – FEAOG – SFOP.

Arrestato in flagranza per il reato di truffa aggravata, l’uomo è stato posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.

 Nel corso di una successiva perquisizione eseguita nell’abitazione di Cottignoli, è stato rinvenuto altro materiale come: timbri recanti l’effige della “Banca Centrale Europea”, falsa documentazione relativa a pratiche di finanziamenti comunitari, e tesserini identificativi.

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