'Ndrangheta, arrestati componenti delle cosche "Ferrentino-Chindamo" e "Lamari" (VIDEO)

Nelle prime ore di oggi (9 novembre) a Laureana di Borrello (RC), i carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, con la collaborazione dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia Reggina diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno proceduto all'arresto di C. A., 30 anni, S. G., 29anni e L. F., 32anni, tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di aver agito con la finalità di agevolare la ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata Locale di Laureana di Borrello - formata dalle famiglie “Ferrentino-Chindamo” e “Lamari” - operante nel Comune di Laureana di Borrello (RC) e comuni limitrofi con ramificazioni in tutta la provincia reggina ed in altre province della Lombardia.

Il provvedimento giunge al termine del giudizio dibattimentale celebratosi in seguito delle risultanze emerse nel corso dell’operazione di polizia denominata “Lex” del 03 novembre 2016, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro, le cui indagini hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di 42 indagati ritenuti intranei, o comunque vicini, alle cosche di ‘ndrangheta attive nel territorio di Laureana di Borrello ed altre città italiane, ossia quelle dei “Lamar” e “Chindamo-Ferrentino”.

In particolare le attività investigative avevano permesso di far luce su una serie di episodi criminosi, registrati nei territori della municipalità di Laureana di Borrello (RC) e zone limitrofe a partire dal mese di giugno del 2014, dai quali erano emersi chiari elementi indizianti circa l’operatività e l’efferatezza dell’azione criminale di un sodalizio attivo in quell’area ed in grado di esercitare un controllo di tipo mafioso sull’intera comunità. I fermi, emessi in via d’urgenza anche per l’esistenza del concreto pericolo di fuga di alcuni indagati, avevano quindi consentito di assicurare, in poco tempo, alla giustizia soggetti ritenuti avere ruoli di vertice in seno alle cosche “Ferrentino-Chindamo” e “Lamari”, quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico nota come “Locale di Laureana di Borrello” del Mandamento Tirrenico, con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre province del Nord Italia e segnatamente Milano, Varese, Pavia e Como.

In quella circostanza, inoltre, era stata avvalorata dalla Procura Antimafia l’ipotesi investigativa per cui il Comune di Laureana di Borrello fosse stato, da anni, un ente per certi aspetti soggetto ai condizionamenti da parte cosche di ‘ndrangheta locali che, grazie alle compiacenze di alcuni politici, erano riuscite ad ottenere l’aggiudicazione di alcuni appalti comunali, facendo leva anche sui rapporti, stretti e continuativi, riscontrati tra gli affiliati alle cosche ed alcuni esponenti della politica locale di Laureana di Borrello.

Di qui la pronuncia del Tribunale di Reggio Calabria che, il 16 ottobre u.s., ha emesso una sentenza di condanna nei confronti degli imputati, odierni arrestati. In particolare:

  • C. A., condannato ad anni 13 e mesi 4 di reclusione, quale capo, promotore ed organizzatore dell’associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere e con compiti operativi nel settore delle armi e danneggiamenti, deputato a tenere i rapporti con le figure apicali delle altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta;

  • S. G., condannato ad anni 10 e mesi 8 di reclusione, quale partecipe alla cosca Chindamo – Ferrentino, con compiti operativi nel settore delle armi, essendo l’armiere della cosca, e nel settore della coltivazione e vendita di sostanze stupefacenti, ed a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo;

  • L. F., condannato ad anni 11 di reclusione, quale partecipe alla Cosca Lamari, dopo una precedente “vicinanza” all’altro gruppo criminale mafioso dei Chindamo – Ferrentino, nel cui interesse era stato anche intestatario di una ditta edile (Dima Costruzioni, con sede a Voghera (PV), con compiti operativi anche nel settore delle armi ed addetto al controllo del territorio in veste di “picciotto di giornata”, delegato a riferire al capo Lamari Enzo gli spostamenti sul territorio anche dei componenti della cosca contrapposta.

All’esito degli adempimenti di rito, gli arrestati sono stati quindi tradotti presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Operazione Lex, i nomi dei 42 destinatari delle misure cautelari

Questi i destinatari del provvedimento restrittivo emesso nell'ambito dell'operazione Lex:

 COSCA CHINDAMO - FERRENTINO -  CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

 1)      FERRENTINO ALESSANDRO, classe ’73 col ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell’omonima cosca, con dote non inferiore a “vangelo”, con compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle azioni delittuose da compiere. In particolare, seppur detenuto, si relazionava col fratello Marco affinchè quest’ultimo portasse a termine gli obiettivi criminali della cosca, impartendo le direttive mafiose per la cura degli interessi della coscanel settore delle armi e della droga, intessendo alleanze anche con le altre articolazioni territoriali, della ‘ndrangheta nelle province calabresi;

2)      FERRENTINO MARCO, classe ’80 , col ruolo “reggente” della associazione, con dote non inferiore a “padrino”, quale rappresentante sul territorio del fratello detenuto Alessandro, capo dell’omonima consorteria;

3)      CHINDAMO ALBERTO, classe ’88, col ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere e con compiti operativi nel settore delle armi e danneggiamenti, deputato tra l’altro a tenere i rapporti con le figure apicali delle altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta;

4)      BIELOVA ALLA, classe ’89, compagna e “consigliore” del reggente durante la sua permanenza in Voghera, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con il compito di mantenere rapporti con tutti gli affiliati alla cosca domiciliati a Voghera, per supportare l’attività economica avviata dal capo cosca;

5)      FERRENTINO ALESSIO, alias “u stuccaru”, classe ‘78, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino,  diretto esecutore degli ordini impartiti dal capo cosca Ferrentino Marco, compiendo atti ritorsivi nei confronti di chiunque non si atteneva al rispetto delle direttive impartite e con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e delle estorsioni;

6)      FERRENTINO FRANCESCO alias “u zassu”, classe ‘90, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi nel settore delle sostanze stupefacenti e delle armi e quale esecutore degli ordini impartiti dal capo, partecipando attivamente ad atti ritorsivi e ad azioni di sangue;

7)      DI MASI GIUSEPPE , classe ‘88, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con il ruolo di gestore, nell’interesse del clan, dell’impresa denominata “Dimasi Costruzioni di Lamanna Francesco”, con sede in Voghera, intestata fittiziamente a Lamanna Francesco, nonché della ditta “Dimafer di Ferrentino Francesco”, sempre con sede a Voghera, utilizzata dalla cosca principalmente quale copertura per giustificare le entrate illecite della stessa ‘ndrina. Gestore altresì della ditta di import-export di riso “United Seed’s Keepers S.r.L.”, riconducibile alla cosca, utilizzata, anche e soprattutto, per agevolare lo spaccio di droga anche a livello internazionale;

8)      PITITTO GIUSEPPE, classe ’75, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino,  rappresenta il “volto imprenditoriale” della cosca con il compito di gestire nell’interesse della stessa una edicola a Vibo Valentia; occupandosi altresì dell’alterazione del normale risultato delle dispute calcistiche interessanti la squadra di calcio del Polisportivo Laureanese nonché dell’esecuzione di danneggiamenti anche a mezzo incendio, accertati nel corso dell’indagine in questione;

9)       SIGNORELLO JOSE’, classe ’87, anch’egli organico alla famiglia di ‘ndrangheta, con il compito di dare immediata esecuzione agli ordini impartiti dal boss Ferrentino Marco e suo “consigliore” nelle operazioni di avvio di nuove attività imprenditoriali, oltre che referente della ‘ndrina in Svizzera. Inoltre titolare del potere di mantenere rapporti e relazioni criminali con esponenti di altre articolazioni territoriali della ndrangheta, quali i Molè di Gioia Tauro, Bellocco e Pesce di Rosarno (allo stato irreperibile).

10)  SIBIO GIOVANNI, classe ’89, membro effettivo della cosca Chindamo-Ferrentino,  con compiti operativi nel settore delle armi essendo l’armiere della consorteria, prendeva  parte a riunioni di ‘ndrangheta anche fuori provincia con esponenti di altre articolazioni territoriali della medesima associazione. Era altresì referente della coltivazione e vendita delle sostanze stupefacenti,  e quindi a completa disposizione degli interessi della cosca (già arrestato per detenzione di armi nel marzo 2015);

11)  MONEA SALVATORE, classe ’74, con la carica di “picciotto di giornata”ed il compito di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco,  eseguendo e fungendo da “portavoce” con altri affiliati e da esecutore materiale di gravi episodi delittuosi di matrice intimidatoria;

12)  LAMANNA ANTONELLO,  classe ’75, intestatario fittizio delle attività commerciali della ‘ndrina, organicamente inserito nel sodalizio, con il ruolo ulteriore di veicolare messaggi afferenti l’organizzazione della cosca;

13)  PIROMALLI VINCENZO, classe ’69, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino imperante in Laureana di Borrello e zone limitrofe, con il compito di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco e altri subordinate quali quella di Lamanna Antonello e Pititto Giuseppe; con compiti operativi nel settore degli stupefacenti e dei danneggiamenti, avendo concorso nel danneggiamento a colpi d’arma da fuoco in data 24 maggio 2014 ai danni dell’attività commerciale di Muratore Alberto;

14)  BEVILACQUA MARIO, classe ’72, organicamente inserito nella cosca Chindamo-Ferrentino con compiti operativi nel settore delle armi e della droga, nonché in qualità di unico soggetto deputato alla gestione degli animali del reggente della cosca Marco Ferrentino (già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari)

15)  ASCHEI FABIO,  classe ’61, con compiti operativi nel settore degli stupefacenti e partecipazione attiva al disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per la costituzione della ditta mafiosa denominata United Seed’s Keepers (nelle mani interamente del capo cosca Ferrentino Marco), fondata con la sola finalità (e comunque con la principale) di consentire all’organizzazione di stampo mafioso di importare, occultata nel riso, droga;

16)  DI MASI PASQUALE, classe ’86, quale partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino con compiti operativi prevalenti nel settore degli stupefacenti e con quello di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco e altri subordinate quali quella del fratello Giuseppe e di Ferrentino Francesco classe ’80;

17)  MEZZASALMA FABIO, classe ’63, operante, in area Milanese, principalmente nel settore degli stupefacenti, partecipava attivamente al disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per la costituzione della ditta mafiosa denominata United Seed’s Keepers al fine di consentire all’organizzazione mafioso di importare, occultata nel riso, droga;

18)  MARAFIOTI ALBINO, classe ’85, sodale dei Ferrentino con compiti operativi nel settore degli stupefacenti, deputato nell’interesse dell’organizzazione criminale di appartenenza, alla vendita al dettaglio di cocaina, marijuana e haschish nel territorio di Galatro e alla movimentazione di armi, fornendo altresì appoggio con la messa a disposizione di tutti gli affiliati di un capannone sito in Voghera, formalmente intestato alla coniuge Panigo Marina, di fatto adibito a sede, sociale delle ditte mafiose Dimasi Costruzioni di Giuseppe Dimasi, Dima Costruzioni s.r.l. di Lamanna Francesco, Dimafer di Ferrentino Francesco;

19)  FREITAS DE SIQUEIRA DIEGO,  classe ’86, quale partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino,  manteneva i contatti dalla Lombardia con la cosca per il tramite di Ferrentino Francesco, operando altresì nel settore degli stupefacenti quale custode della droga e garante della distribuzione nel territorio Pavese. (allo stato non “in vinculis”)

20)  COMI WILLIAM, quale partecipe alla Cosca Ferrentino con compiti operativi nel settore della vendita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana per conto del sodalizio.

 

ARRESTI DOMICILIARI

 

1)      DI GIGLIO ANTONINO alias “u liraru”, classe ‘75, organico alla cosca Chindamo, col compito di mantenere rapporti con i politici locali, soprattutto Lainà Vincenzo (Assessore ai lavori pubblici del Comune di Laureana di Borrello) e Digiglio Antonino detto “Topazio” (ex vice sindaco con delega all’assessorato all’urbanistica, territorio e viabilità rurale e, dal febbraio 2016, assessore al bilancio del Comune di Laureana) al fine di ottenere “corsie preferenziali” nell’aggiudicazione di appalti pubblici; infatti in qualità di intestatario fittizio della ditta edile DG Lavori e Costruzioni, di fatto riconducibile anche al capo cosca Ferrentino Marco,  socio occulto, riusciva ad aggiudicarsi, nell’ultimo semestre dell’anno 2015, dei lavori di manutenzione della struttura sportiva di Laureana e dei lavori di riparazione delle buche lungo la strada Candidoni-Laureana di Borrello;

2)      PETTÉ TIZIANA, classe ’81, moglie del “reggente” Ferrentino Marco, organicamente inserita all’interno della ‘ndrina Chindamo- Ferrentino, con il compito di gestire le attività illecite, in rappresentanza del coniuge durante i periodi di lontananza dello stesso dal territorio laureanese attraverso un controllo diretto sull’opera dei picciotti di giornata”;

 

COSCA LAMARI - CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

 1)   LAMARI ROCCO, classe ’65, perché, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale - attribuiva fittiziamente a Napoli Claudio e Prossomariti Andrea, la titolarità della ditta denominata “N.P. Lavori e Costruzioni s.n.c. di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, sedente a Bellantone di Laureana di Borrello, in via CampoSportivo s.n.c., in realtà riconducibile allo stesso.

 2)   LAMARI VINCENZO alias Enzo, classe ’68, con la dote di “santista”, nel ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione,  pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere. In particolare, qualificabile come capo carismatico dell’omonima cosca, principale punto di riferimento degli altri sodali, coordinava le attività illecite distribuendone i relativi proventi ai sodali e gestendo “la cassa comune”;

 3)   LAMARI ANGELO, classe ’67, nel ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione e gestione, per il tramite del genero Mastroianni Fabio, di immobili di ingente valore in provincia di Varese, nonché di attività imprenditoriali in Calabria e in Lombardia, fittiziamente intestate a terzi prestanomi. Egli è peraltro reale proprietario della squadra di calcio denominata Polisportiva Laureanese, atteso l’intervento riscontrato dalle indagini sulle dirigenze delle squadre rivali per “truccare” gli esiti delle competizioni calcistiche;

 4)   MASTROIANNI FABIO, classe ’87, partecipe alla cosca Lamari e deputato a curare gli interessi economici del suocero Lamari Angelo, con il compito di gestire il complesso immobiliare di cui era proprietario “occulto; operativo anche nel settore degli stupefacenti, alcune partite dei quali venivano occultate nelle slot machines di esercizi commerciali ubicati in Laureana quale componente di gruppi armati per compiere spedizioni punitive; nonché con il ruolo di intestatario fittizio della società agricola denominata Demetra s.r.l. con sede Laureana di Borrello;

 5)   LAMANNA FRANCESCO, classe ’86, soggetto inizialmente vicino ai Chindamo Ferrentino, di cui era intestatario fittizio della ditta edile Dima Costruzioni, è poi passato con la cosca Lamari svolgendo compiti operativi anche nel settore delle armi oltre, peraltro, essere addetto al controllo del territorio, nella veste di “picciotto di giornata”, delegato a riferire al capo Lamari Enzo gli spostamenti sul territorio anche dei componenti della cosca contrapposta;

 6)   LAMARI MATTIA, classe ’97, figlio di Angelo, deputato a curare gli interessi economici del padre, cogestendo il supermercato “il Quadrifoglio”, con sede a Laureana e di cui Lamari Angelo era proprietario “occulto”;

 7)   NAPOLI CLAUDIO, classe ’76,  ritenuto “volto imprenditoriale” della cosca Lamari quale intestatario fittizio dell’azienda edile denominata “NP Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, società mafiosa di cui è proprietario di fatto Lamari Rocco ed aggiudicataria diretta e/o indiretta di numerose commesse pubbliche da parte del Comune di Laureana di Borrello. Il Napoli è risultato essere altresì trait d’union tra la cosca e la politica, curando i rapporti con amministratori locali, tra cui il vice Sindaco Trapasso Giuseppe;

 8)   PROSSOMARITI ANDREA, classe ’73, anch’egli altro “volto imprenditoriale” della cosca nel ruol di intestatario fittizio dell’azienda edile denominata “NP Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, oltre che in qualità di Presidente della società calcistica denominata Polisportiva laureanese, di fatto di proprietà di Lamari Angelo;

 

CONCORRENTI ESTERNI DELLA LOCALE DI LAUREANA DI BORRELLO - CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1)   LAINÀ VINCENZO, classe ’63, perché pur non facendo parte dell'associazione criminale, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla cosca Chindamo-Ferrentino, come referente politico del sodalizio;

ARRESTI DOMICILIARI

2)      PANIGO MARINA, classe ’59, inserita nella cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi, in particolare nell’area Lombarda, nel settore degli stupefacenti e col ruolo di intestaria fittizia di aziende riconducibili alla cosca ed in particolare della ditta denominata United Seed’s Keepers costituita peraltro al solo scopo (e comunque con il principale) di consentire all’organizzazione di stampo mafioso di importare, occultata nel riso;

3)   CHINDAMO DOMENICO, classe ’70, inserito nella cosca Chindamo-Ferrentino, nella veste di legale consigliere della ndrina circa la tipologia di società da scegliere ed offertosi di curare e svolgere, nella consapevolezza della fittizia intestazione a Panigo Marina (34%) e Tencaioli Claudia Maria (66%), tutti gli incombenti per la regolare costituzione di una società di import-export, finanche mettendo a disposizione la sede del suo studio legale quale sede legale della costituenda ditta denominata United Seed’s Keepers s.r.l, da impiegare nel trasporto di sostanza stupefacente;

 

SOGGETTI RITENUTI DAGLI INQUIRENTI VICINI ALLE COSCHE LAMARI E CHINDAMO-FERRENTINO -  CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

 

1)      PAPANDREA NATALE, classe ’91, con la finalità di agevolare la cosca di appartenenza e con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, in concorso con terze persone affiliate, armi comuni da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento della saracinesca della macelleria di Muratore Alberto, sita in  Laureana di Borrello;

2)      PETTÈ PASQUALE,  classe ’67, cugino della moglie del reggente, diretto esecutore degli ordini impartiti dal capo cosca, compiva atti ritorsivi nei confronti di chiunque non si atteneva al rispetto delle direttive impartite e con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e delle estorsioni;

3)      CIANCIO FRANCESCO ANTONIO, classe ’95, con la finalità di agevolare la cosca di appartenenza e con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, in concorso con terze persone affiliate, armi comuni da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento della saracinesca della macelleria di Muratore Alberto, sita in  Laureana di Borrello;

4)      OPPEDISANO MAURIZIO, classe ’81, con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, un’arma comune da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento a colpi da fuoco dell’autovettura in uso a Ganino Alfonso “reo” di non avergli consentito di avere un rapporto sessuale con la convivente;

ARRESTI DOMICILIARI

1)   ZITO FELICE,  classe ’91, soggetto vicino alla cosca Lamari, deteneva e portava in luogo pubblico, mostrandola prima ad un soggetto non identificato e successivamente all’amico Mandaglio Andrea, un’arma comune da sparo, con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari;

2)   CORDIANI CELESTE, classe ’85, deteneva ed effettuava in concorso con correo cessioni di quantitativi imprecisati di sostanze stupefacenti a soggetti non identificati, prelevando la droga in un vano, sede del contatore dell’acqua, esterno all’abitazione del correo Marafioti, conl’aggravante dell’agevolazione dell’associazione mafiosa “Chindamo-Ferrentino” di Laureana di Borrello.

3)   BRUZZESE GIANFRANCO, classe ’79, perché, al fine di agevolare la cosca Lamari di Laureana di Borrello, risultava intestatario fittizio della società agricola denominata Demetra s.r.l. con sede Laureana di Borrello.

 

DIVIETO DI DIMORA NEL COMUNE DI LAUREANA DI BORRELLO

1)      MANDAGLIO ANDREA, classe ’95, reato di cui all’art 2 e 7 della legge 895/1967 ed art 7 della legge 203/1991 perché deteneva un’arma da fuoco. Con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari. Con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari.

 2)   MANDAGLIO GIOVANNI, classe ’93, soggetto vicino alla cosca Lamari deteneva una canna di fucile calibro 16 e, in concorso con Mandaglio Andrea, presso l’abitazione del nonno Larocca  Giovanni classe 1929, ma nella loro disponibilità e luogo di abituale dimora, deteneva in un armadio nr. 2  pistole lanciarazzi, munizioni e materiale esplodente (circa 2kg di polvere da sparo), con l’esclusione dell’aggravante dell’art. 7  legge nr. 203/91;

Al momento risulta ricercato uno degli indagati in quanto irreperibile dal 3 novembre scortso nel territorio italiano.

Nel medesimo contesto sono stati rinnovati diversi sequestri preventivi, finalizzati alla confisca, di una serie di società e beni immobili ritenuti riconducibili direttamente o indirettamente, per il tramite di intestatari fittizi, alle cosche Lamari e Chindamo Ferrentino.

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'Ndrangheta, operazione Lex: 42 misure cautelari per le cosche Chindamo, Ferrentino e Lamari

Nelle prime ore del mattino di oggi, nelle provincie e di Reggio Calabria, Milano, Pavia e Cremona e presso le Case Circondariali di Vibo Valentia, Nuoro, Spoleto, Tolmezzo, Cagliari, Melfi e Frosinone, i Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia reggina, nei confronti di 42 indagati (di cui 33 in carcere, 7 agli arresti domiciliari, 2 al divieto di dimora nel Comune di Laureana di Borrello), ritenuti appartenenti al sodalizio ‘ndranghetista nella sua articolazione territoriale denominata Locale di Laureana di Borrello - formata dalle famiglie “Ferrentino-Chindamo” e “Lamari”.

LE ACCUSE

L’Ufficio G.I.P., accogliendo le risultanze investigative raccolte dalla Procura della Repubblica – DDA di Reggio Calabria, ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari espresse in sede di richiesta per i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, danneggiamenti, lesioni personali gravi, frode sportiva, intestazione fittizia di beni, incendio, con l’aggravante, per taluni, di aver agito con metodo mafioso.

L'OPERAZIONE "LEX"

Gli arresti di oggi giungono all’esito di una complessa attività istruttoria sviluppata all’indomani dei provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’ operazione “Lex” del 3 novembre scorso, con la quale si era giunti alla cattura di ben 40 persone (una ancora irreperibile perché all’estero) ritenute organiche, o comunque vicine, alle cosche di ‘ndrangheta attive nel territorio di Laureana di Borrello ed altre città italiane, ossia quelle dei “LAMARI” e “CHINDAMO-FERRENTINO”. L’indagine, svolta interamente dai militari della Compagnia di Gioia Tauro sotto il costante coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia aveva consentito di far luce su una serie di episodi criminosi, registrati nei territori della municipalità di Laureana di Borrello (RC) e zone limitrofe a partire dal mese di giugno del 2014, dai quali erano emersi chiari elementi indizianti circa l’operatività e l’efferatezza dell’azione criminale di un sodalizio attivo in quell’area ed in grado di esercitare un controllo di tipo mafioso sull’intera comunità. I fermi, emessi in via d’urgenza anche per l’esistenza del concreto pericolo di fuga di alcuni indagati, avevano quindi consentito, nell’immediatezza, di assicurare alla giustizia soggetti ritenuti avere ruoli di vertice in seno alle cosche “FERRENTINO-CHINDAMO” e “LAMARI”, quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico nota come “Locale di Laureana di Borrello” del Mandamento Tirrenico, con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre province del Nord Italia e segnatamente Milano, Varese, Pavia e Como.

L'IPOTESI DI CONDIZIONAMENTO MAFIOSO AL COMUNE DI LAUREANA DI BORRELLO

In quella circostanza, inoltre, era stata avvalorata dalla Procura Antimafia l’ipotesi investigativa secondo la quale il Comune di Laureana di Borrello fosse stato, negli ultimi anni, un ente per certi aspetti soggetto ai condizionamenti da parte delle cosche di ‘ndrangheta locali che, grazie alle compiacenze di alcuni politici, erano riuscite ad ottenere l’aggiudicazione di alcuni appalti comunali, facendo leva anche sui rapporti, stretti e continuativi, riscontrati tra gli affiliati alle cosche ed alcuni esponenti della politica locale di Laureana di Borrello. Ipotesi, questa, successivamente avvalorata dalle motivazioni espresse dal G.I.P. in sede di convalida dei fermi e dei sequestri preventivi che hanno interessato aziende ritenute riconducibili alle due cosche.

 L'ARRESTO DELL'ASSESSORE

Indicativo, a tal proposito, era stato l’arresto di Vincenzo Lainà, già assessore del Comune di Laureana di Borrello con delega al “verde pubblico, agricoltura, manutenzione, tradizione, servizio idrico, servizi demografici, viabilità, fiera ed artigianato”, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi inserito nell’elenco dei soggetti per i quali il GIP ha inteso emettere la misura cautelare della custodia in carcere, confermando a suo carico gravi indizi di colpevolezza poiché considerato, a pieno titolo, il referente politico del sodalizio criminale, cui lo stesso forniva di fatto un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo.  

 IL PRESUNTO REFERENTE MILANESE

Tra gli arrestati di oggi compaiono nuovi indagati per i quali la Procura Distrettuale ha inteso richiedere l’emissione, da parte del Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio GIP, di idonea misura cautelare personale, ritenendo sussistenti gravi indizi a loro carico per i reati di concorso in intestazione fittizia di beni. Tra questi compare anche l’Avvocato Domenico Chindamo del Foro di Milano, ma di origini calabresi, nei confronti del quale, sulla scorta delle evidenze probatorie raccolte a seguito di un decreto di perquisizione eseguito in occasione dei fermi del 3 novembre scorso, sono emersi gravi elementi indizianti, essendosi lo stesso prestato, in qualità di professionista, ad assecondare le istanze criminali della cosca Ferrentino. In particolare, le ulteriori analisi investigative sviluppate negli ultimi giorni hanno consentito di avvalorare il ruolo svolto dal legale a favore delle cosche perché, pur non essendo un soggetto affiliato alla cosca scrictu sensu, avrebbe agevolato l’attività criminale della ‘ndrina  FERRENTINO attraverso la creazione della Ditta di import-export “United Seed’s Keepers”, con sede a Milano e Roma, già sottoposta a sequestro preventivo d’urgenza in quanto fittiziamente intestata a prestanomi, quale strumento commerciale attraverso cui poter gestire e canalizzare autonomamente il traffico di sostanze stupefacenti dalla Colombia e l’India verso il mercato nazionale.

RINNOVATE LE POSIZIONI CAUTELARI

Sono state poi rinnovate le posizioni cautelari di altri indagati per i quali inizialmente non erano stati accolti gli elementi indizianti raccolti dalla Distrettuale Antimafia poiché ritenuti inidonei a qualificarsi quali gravi indizi di colpevolezza, indizi che invece hanno trovato piena condivisione nell’Ordinanza di Misura Cautelare personale di oggi con cui, peraltro, sono state aggravate le posizioni di due soggetti già destinatari di fermo di indiziato di delitto, Mario Bevilacqua e  Diego Freitas de Siqueira, per i quali il GIP ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere. Accordate infine le richieste espresse dalla Procura sul conto di due ulteriori indagati, Celeste Cordiani e  Gianfranco Bruzzese, ritenuti rispettivamente responsabili dei reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze ed intestazione fittizia di beni.

I PRESUNTI BOSS

L’ordinanza cautelare notificata con l’operazione condotta dai carabinieri ha, infine, riattualizzato il grado verticistico di esponenti storici della cosca dei LAMARI e dei FERRENTINO, tra cui compaiono Rocco Lamari e  Alessandro Ferrentino, già detenuti perché ritenuti colpevoli, col ruolo di “capi” delle rispettive ‘ndrine, di reati associativi di tipo mafioso. Infatti è stata conclamata ancora una volta la capacità dei vertici della locale di Laureana di Borrello di emanare ordini e direttive nei confronti dei reggenti delle cosche sul territorio, pur essendo detenuti in regime di 41 bis.

Per leggere i nomi dei destinatari del provvedimento clicca qui.

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