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Nicotera: dopo l'elicottero in piazza, chiesto lo scioglimento del Comune

Ancora una brutta notizia per i cittadini di Nicotera che, dopo il clamore e le polemiche suscitate in seguito all'atterraggio in piazza dell'elicottero con a bordo una coppia di sposi, rischiano ora di subire l'onta dello scioglimento per infiltrazione mafiosa dei loro organi elettivi. La richiesta è stata trasmessa, al ministero degli Interni, dalla Prefettura di Vibo Valentia in seguito alle risultanze presenti nella relazione redatta dalla Commissione d'accesso che ha vagliato gli atti prodotti dall'Ente. Sulla testa del sindaco Franco Pagano e dei componenti del Consiglio comunale, eletti alle elezioni amministrative svoltisi nel 2012, pende, quindi, la spada di Damocle del probabile scioglimento.

 

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'Ndrangheta: operazione dei carabinieri in 6 regioni, eseguite 25 misure cautelari

Vasta operazione dei carabinieri, impegnati, fin dalle prime ore della mattina, con oltre 200 uomini, per dare esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale dell'Aquila a carico di 25 persone (di cui 14 in carcere). I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti e di armi, estorsione, riciclaggio e altro. Complessivamente sono indagate, a vario titolo, 149 persone ritenute organiche ad un'organizzazione criminale, inizialmente, insediatasi in Abruzzo e Molise. Partendo dalle due regioni, il sodalizio avrebbe esteso le proprie attività illecite nelle regioni limitrofe e all'estero, in particolare nei paesi dell'America Latina. I militari stanno procedendo al sequestro di beni immobili e attività commerciali, nonché a perquisizioni in Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia, Lazio e Marche. In particolare, le misure di custodia cautelare riguardano 20 arresti e cinque obblighi di dimora. L'organizzazione è costituita da elementi di spicco del clan Ferrazzo di Mesoraca (Crotone).

Mazzitelli: "scioglimento comune Tropea, ferita profonda per tutta la città"

"Su segnalazione del Ministro dell'Interno il Consiglio dei Ministri ha decretato lo scioglimento dell'amministrazione comunale di Tropea per infiltrazione mafiosa disponendone l'immediata attuazione ad opera del Prefetto di Vibo Valentia. E' il triste epilogo di una vicenda che ha coinvolto il sindaco Rodolico e la sua amministrazione che oltre a gettare un'ombra di infamia sull'intera città apre una ferita profonda che difficilmente potrà essere rimarginata". Questo l'incipit di una lunga ed articolaata nota stampa redatta dall'ex direttore saniatrio dell'ospedale di Tropea, Tino Mazzitelli. "Anche se da domani prosegue Mazzitelli - ricalcando l'antico vezzo italico, avrà inizio la solita sceneggiata che vedrà i contendenti strenuamente impegnati ad arrampicarsi sugli specchi per cercare di ribaltare le responsabilità e addossare colpe e malefatte gli uni sugli altri, la verità è che il provvedimento, (se si escludono le donne facenti parte a vario titolo del consiglio comunale, sicuramente ignare dei torbidi intrighi perpetrati a loro insaputa nelle segrete stanze), coinvolge tutti gli altri in egual misura, ragion per cui sarebbe più dignitoso e politicamente corretto porre fine al facile ragionamento gesuitico e alle vacue elucubrazioni manichee e sofiste operando una forte assunzione di responsabilità unita al dovuto obbligo morale di chiedere scusa alla città per averne deturpato la sua immagine". "A subire il vergognoso provvedimento - aggiunge l'ex direttore sanitario non siamo da soli, pur tuttavia sarebbe una magra consolazione trincerarci dietro il 'mal comune mezzo gaudio' per il fatto di essere accumunati a tristemente noti paesi della Campania, della Sicilia e della provincia di Reggio avvezzi a questo andazzo, e soprattutto in 'buona compagnia' con il comune di Corleone famoso per aver dato i natali a Luciano Liggio e a Totò Riina". Allargando il raggio del suo ragionamento, Mazzitelli aggiunge: "Quando si parla di mafia il pensiero va all'organizzazione criminale che, dedita ai traffici illeciti, non esita ad uccidere chi 'sgarra' o chi per motivi istituzionali o per cultura si oppone alla gestione del malaffare. Questo è solo un aspetto della mafia, forse il più iniquo e aberrante, che trova largo spazio sulle prime pagine dei mass media. Esiste un'altra mafia  che non uccide ma è pericolosa quanto la prima in quanto mortifica e uccide la dignità dell'uomo, rendendolo schiavo e succube di minoranze privilegiate: la “Mafiosità”. La mafiosità  è un atteggiamento che ci è stato inculcato a piccole dosi da un potere prepotente, conservatore e senza scrupoli, che pur di non perdere i propri privilegi ha cercato e cerca di acquistare consensi con facili promesse, raccomandazioni, oggifavori e gentili concessioni e, quando tutto ciò non è possibile, con ricatti, atteggiamenti vessatori, minacce più o meno velate, tanto che spesso i cittadini non riuscendo a trovare nella società civile alcuna possibilità di riscatto, sono costretti a sottostare alla legge del più forte per ottenere quello che poi, alla fine, è un loro preciso e sacrosanto diritto. Questo fenomeno è insito in tutti i settori della società civile, nella politica asservita al potere affaristico-clientelare e appartiene a ben precisi schieramenti e personaggi che,non riuscendo a promuovere iniziative nel rispetto della legalità e della dignità della persona,sono costretti ad utilizzare tale fenomeno per raggiungere i loro obiettivi. Ed è purtroppo vero che anche l'amministrazione comunale di Tropea, stante gli atti, non sia immune da questa 'malattia', da questa alterazione mentale e morale con il drammatico risultato che, mentre altri vanno a larghi passi verso una società libera e civile proiettata nel terzo millennio, Tropea continua il suo doloroso viaggio a ritroso, verso il medioevo". "Pur non conoscendo gli atti - continua la nota - è verosimile supporre, a giustificazione della gravità del provvedimento emanato, che all'interno dell'ente si sia instaurato un sistema di potere occulto e dedito al malaffare, tale da rappresentare pur sempre un segnale tangibile che la gestione del potere non è stata improntata alla legalità e alla trasparenza, ma proiettata verso il soddisfacimento di interessi particolari a discapito degli interessi generali. Si è trattato,in sostanza, di un modo di gestire la cosa pubblica a dir poco discutibile che peserà come un macigno sulla futura agibilità democratica dal momento che è stato inficiato il ruolo e la stessa funzione dell'amministrazione, non più volto alla tutela dei diritti fondamentali del cittadino e alla salvaguardia dei valori della legalità. Tutto ciò da solo è sufficiente a giustificare la validità dello scioglimento del consiglio comunale e, come successo nel recente passato, nè le piroette dell'ormai ex sindaco né i suoi corifei potranno più dilazionare, come da prassi ben consolidata, la profonda crisi politico-amministrativa, magari edulcorarla con la retorica di riconoscimenti e attestati di stima, peraltro tutti fasulli. Dietro la patina vellutata che di volta in volta si è tentato di dimostrare è emersa invece una conduzione politico-amministrativa fallimentare che non solo non ha saputo operare alcun rilancio strutturale ma ha anche offeso i cittadini i quali pagano sulla loro pelle i guasti di una politica fatta solo di esternazioni, di dichiarazioni di intenti, di proclami". "A nulla, pertanto, potranno più servire le dietrologie ed il vittimismo o, peggio, la dissociazione da colpe e responsabilità. E' il momento - conclude Mazzitelli - del dignitoso silenzio, della riflessione, dell'acquisizione della consapevolezza che è stato perpetrato un grave danno alla città. E al danno si aggiungerebbe la beffa  se le solite giustificazioni e il solito scaricabarile per stupido orgoglio dovessero avere la meglio rispetto all'inconfutabile certezza di aver gestito unitariamente la cosa pubblica in totale spregio ai principi e ai valori contemplati dalla legge. Non resta, pertanto, che augurarsi per il futuro che i cittadini tropeani prendano realmente coscienza della propria dignità di “DONNE E UOMINI LIBERI”,e incomincino a fare sul serio quella rivoluzione culturale contro ogni tipo di mafia".

 

Sciolto per mafia il comune di Tropea

Su proposta del ministro dell'Interno Angelino Alfano, il Consiglio dei ministri ha sciolto per infiltrazioni mafiose il comune di Tropea. L'accesso agli atti, da cui è scaturito lo scioglimento degli organismi di gestione dell'ente, era stato disposto il 22 ottobre del 2015, su proposta dell'allora prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno. Conclusa il 22 aprile scorso, l'attività ispettiva era stata avviata a causa del sospetto che ci potessero essere possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dell'ente guidato dal sindaco Giuseppe Rodolico, eletto con una lista civica.

 

Operazione "Perseo": arrestati 7 esponenti della cosca Giampà

Sette persone appartenenti alla cosca di 'ndrangheta Giampà di Lamezia Terme sono state arrestate, questa mattina, dagli uomini della Polizia di stato. Gli arresti sono stati compiuti in esecuzione di un provvedimento emesso dalla corte di Assise di Appello che ha fatto propria l’istanza di applicazione della misura cautelare avanzata dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello. Tutte e 7 le persone interessate dal provvedimento erano state coinvolte nell'operazione Perseo, condotta, nel luglio 2013, dagli uomini della Squadra Mobile di Catanzaro. Assolti in primo grado, gli arrestati sono stati successivamente condannati nel giudizio di Appello con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo l'accusa, uno degli arrestati pur non essendo organico alla 'ndrina Giampa, occultava in locali di sua proprietà i mezzi usati dalla cosca per compiere azioni criminali. Altri due uomini, C.M.N. e A.M., devono rispondere di una serie di episodi estorsivi a carico di imprenditori che gestivano esercizi commerciali a Lamezia Terme, tutti aggravati dal metodo mafioso. In manette anche un altro uomo per il ruolo avuto nel duplice omicidio di Vincenzo Spena e Domenico Vaccaro, uccisi a Lamezia Terme nell'ottobre del 2006. A stringere le manette ai polsi sono stati i poliziotti della Squadra Mobile di Catanzaro e del Commissariato di Lamezia Terme, coadiuvati da equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia. Espletate le formalità di rito, i 7 sono stati associati alla Casa Circondariale di Catanzaro.

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Occhio a sindaci dell'antimafia segue cena

Si legge sulla stampa che il sindaco di Botricello, Tommaso Laporta, è sospettato di aver mentito, quando denunziò di essere stato minacciato dalla mafia. Sospettato, perciò innocente fino a sentenza definitiva, Tommaso Laporta, come tutti i cittadini italiani. Sospettato, però, e non dalle pettegole della ruga, ma a seguito di precise indagini dei Carabinieri. Tommaso Laporta, sindaco di Botricello, ricevette, quando disse lui di essere stato minacciato, ma ora lo sospettano di falso, ricevette infinite attestazioni di solidarietà da parte di ogni genere di antimafia professionali o dilettanti. Ora lo sospettano di mendacio. Non è il primo caso, vero? La Canale è al gabbio, e poi il sindaco donna di Isola, la professoressa finto minacciata… eccetera. Insomma, antimafia segue cena. Morale, io ci andrei molto cauto, prima di gridare Al lupo, al lupo! Vale per politicanti e per giornali e tv. Aspettiamo le indagini, prima di proclamare santo qualcuno. Comunque, esiste un bel reato di procurato allarme, e spero che il sindaco di Botricello, se colpevole, se ne becchi tutte le conseguenze del caso; a cominciare dalle dimissioni. Se è innocente, meglio per lui: ma io sento puzza d’imbroglio.

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I mafiosi scarcerati ed il silenzio degli indecenti

C’erano due mafiosi in gattabuia: benissimo. Ora i due mafiosi sono a spasso. Hanno segato le sbarre? Hanno trovato un cunicolo come il futuro conte di Montecristo? Ma no, sono usciti dalla porta principale con tante scuse, perché il magistrato ha lasciato scadere i termini e non ha depositato la sentenza. Quali le cause? Beh, spero che gli ispettori le appurino e le rendano pubbliche. Certo che a me viene da ridere amaramente. Qui voglio però elencare coloro i quali, solitamente loquaci come un congresso mondiale di pappagalli, gazze e merli, sono stati colti da improvvisa afonia, e non hanno espresso il benché minimo commento:

-          Bindi Rosi, la commissione antimafia e i suoi consulenti, così facondi di parole sui gatti di Platì;

-          I deputati, senatori e consiglieri regionali e i sindaci, eccetera;

-          Bova Arturo e la commissione anti ‘ndrangheta;

-          Musella Adriana;

-          La sua università antimafia di Limbadi;

-          L’università di Cosenza, quella vera;

-          Il suo misterioso corso di laurea della resistenza;

-          Don Ciotti, don Mazzi eccetera;

-          I professori dei progettoni antimafia;

-          Gli scrittori antimafia, con particolare riferimento a Gangemi;

-          La magistratura: nobile eccezione, Nicola Gratteri che è andato giù pesante.

-          L’avvocatura;

-          Eccetera.

 Perché ho dimenticato la Giunta di Alto Profilo? Perché il suo unico pensiero è nominare primari nella sanità. Intanto i mafiosi, mentre passeggiano, esprimono sentimenti di sincera gratitudine.

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Serra. I rapporti tra Stato e mafia nelle testimonianze di Enzo Scotti

Inconfessabili rapporti, limitazioni nella visione e nella comprensione della realtà, silenzi e connivenze. Sono alcuni degli aspetti che hanno condizionato quelli che sono stati anni difficili per un Paese intero che, però, ha trovato nello spirito e nelle azioni di alcuni grandi uomini  la forza di reagire. La presentazione del libro dell’ex ministro dell’Interno Enzo Scotti “Pax mafiosa o guerra?”, moderata dal professor Cesare Ierullo, ha offerto un illuminante spaccato dell’Italia della Prima Repubblica. Ad introdurre i lavori è stato il professor Nicola Rombolà che ha argomentato due postulati: quello per cui “il male si aggrega ed il bene si disgrega”; quello per cui “la criminalità non è altro che l’effetto di un problema più generale ovvero quello che fa derivare le ingiustizie dalle disuguaglianze del sistema”. Altro tema centrale nel suo discorso è stata “la desertificazione delle coscienze tramite l’inquinamento delle informazioni”. Incentrato sul concetto del prevalere nell’epoca attuale del “pensiero utilitaristico” è stato invece l’intervento del coordinatore regionale della Democrazia Cristiana Eraldo Rizzuti. Dopo i “ricordi” dell’ex docente Vincenzo Ierullo, l’analisi della professoressa Marita Margiotta e la riflessione sull’importanza dei “valori dello sport” del presidente del Centro provinciale Libertas Francesco De Caria, è stato l’autore del volume a guadagnare la scena. “Le democrazie del mondo in questi ultimi 50 anni – ha affermato Scotti – hanno profondamente sottovalutato due sfide mortali per la convivenza civile: la criminalità organizzata ed il terrorismo. Sono due fenomeni dalla natura diversa ma che esprimono entrambi un attacco allo Stato democratico. Va fatta piena luce sulla zona grigia che lega il legale con l’illegale. E per capire come funziona la rete mafiosa bisogna osservare la strada del denaro. La lotta alla mafia – ha concluso – non è indolore, ma richiede costanza e sacrifici”.

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